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John Elkann nel Cda di Meta, la società di Facebook e Instagram. Un passo più lungo della sua gamba?

Zuckerberg punta su Elkann. Speriamo che gli algoritmi di Meta siano più pazienti di quelli del mercato automobilistico

John Elkann nel Consiglio di Amministrazione di Meta: Una Nuova Era per Facebook?

John Elkann nel Consiglio di Amministrazione di Meta: Una Nuova Era per Facebook?

Mark Zuckerberg non smette mai di stupire. Il fondatore e CEO di Meta ha annunciato qualche ora fa l’ingresso di John Elkann, presidente e amministratore delegato di Exor, nel consiglio di amministrazione del colosso tecnologico.

Una mossa che ha fatto il giro del mondo, accendendo discussioni non solo sul futuro di Meta, ma soprattutto sulle priorità del rampollo della famiglia Agnelli.

Visionario o dispersivo? Questo il dilemma.

"È un onore poter contribuire al futuro di una delle aziende più significative del XXI secolo", ha dichiarato Elkann, lasciando intendere di avere tutto sotto controllo, come se il collasso di Stellantis non fosse un problema suo.

Già, perché mentre si parla di intelligenza artificiale, realtà aumentata e altri mondi futuristici, l’altro colosso che Elkann guida sta affondando.

La produzione automobilistica in Italia ha toccato nel 2024 i minimi dagli anni Cinquanta, un crollo del 40%. Come se non bastasse, il gruppo si trova senza guida dopo l’uscita di Carlos Tavares, con Elkann alla presidenza di un comitato esecutivo che sembra un parcheggio per disperati in attesa di un nuovo CEO.

E mentre Stellantis si dibatte tra transizione all’elettrico, produttori cinesi agguerriti e vendite stagnanti, Elkann decide di abbracciare il mondo delle Big Tech. Perché no? Dopo tutto, cosa potrebbe mai andare storto?

Diciamo una cosa. Meta non è certo l’azienda più tranquilla del panorama tecnologico. Facebook, Instagram e WhatsApp sono alle prese con il crollo dell’interesse delle nuove generazioni e una corsa contro il tempo per non perdere il treno dell’intelligenza artificiale. Morale? Per Zuckerberg, il consiglio di amministrazione deve diventare una macchina da guerra. E allora, oltre a Elkann, arrivano anche Dana White, il boss della UFC, e Charlie Songhurst, ex dirigente di Microsoft. Un mix esplosivo di competenze, sicuramente. Ma, per chi guarda dall’esterno, anche un guazzabuglio che potrebbe diventare la versione deluxe del too many cooks in the kitchen.

Lo stesso Zuckerberg, con il suo solito entusiasmo, ha definito il nuovo board come "un gruppo straordinario di leader in grado di affrontare le enormi opportunità del futuro". Peccato che i dettagli sulle reali strategie restino piuttosto vaghi, come sempre.

La domanda che tutti si pongono, però, è una sola: Elkann come farà a fare tutto?

Mentre Meta sogna il metaverso e nuovi gadget indossabili, Stellantis ha bisogno di qualcuno che stia con i piedi per terra.

La transizione all’elettrico non si gestisce con dichiarazioni simboliche. Il mercato europeo langue, i concorrenti asiatici fanno paura, e in Italia la produzione è un ricordo di altri tempi. Non lo diciamo noi, ma un analista del settore: "Ogni distrazione in questo momento potrebbe costarci cara".

Insomma, il rischio che Elkann stia cercando di giocare troppe partite contemporaneamente è concreto. Non bastava aver districato – o forse complicato? – la galassia Exor tra editoria, finanza e industria. Adesso anche la tecnologia. E chissà che altro. Qualcuno dovrebbe ricordargli che il multitasking funziona solo nei manuali di management.

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Forse l’ingresso in Meta è una mossa geniale, un modo per portare un pensiero industriale in un settore ossessionato dalle startup. O forse, è solo l’ennesima dimostrazione che Elkann ama essere dappertutto, meno dove serve davvero. Il tempo dirà se questa scelta sarà ricordata come il colpo di genio di un leader illuminato o come un passo troppo lungo per chi non ha ancora risolto i problemi di casa propria.

Insomma, Zuckerberg ha puntato su Elkann. Speriamo che gli algoritmi di Meta siano più pazienti di quelli del mercato automobilistico.

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