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Inceneritore sì o no? La proposta che potrebbe cambiare il destino del Piemonte!

La provincia di Novara si unisce alla competizione per il secondo inceneritore del Piemonte, tra vantaggi logistici e sfide ambientali

Inceneritore sì o no?

Inceneritore sì o no? La proposta che potrebbe cambiare il destino del Monferrato!

La corsa per la realizzazione del secondo inceneritore in Piemonte si è intensificata con l'entrata in scena della provincia di Novara, che ha presentato la candidatura del sito di Ghemme nell'ultimo giorno utile del 31 dicembre. Questa proposta si aggiunge a quelle già sul tavolo: l’ampliamento dell’impianto del Gerbido a Torino, gestito da TRM (società controllata da Iren), e la costruzione di un nuovo termovalorizzatore ad Asti, nell’area di Quarto individuata dal sindaco Maurizio Rasero.

La decisione finale sarà presa dall’Autorità Regionale per i Rifiuti, guidata da Paolo Foietta, che dovrà valutare le proposte basandosi su criteri sociali, economico-tariffari e ambientali-territoriali. Foietta ha sottolineato come il mutato clima di accettazione verso questi impianti, sia da parte della politica sia dell’opinione pubblica, rappresenti un segnale positivo per affrontare una questione così delicata.

Attualmente, la gestione dei rifiuti in Piemonte si scontra con un problema di capacità. L’impianto del Gerbido a Torino tratta circa 600mila tonnellate di rifiuti all’anno, di cui 80mila sono rifiuti speciali di origine urbana. Tuttavia, la regione produce complessivamente circa 800mila tonnellate di rifiuti, costringendo il Piemonte a smaltirne una parte significativa fuori regione.

Questa situazione non solo aumenta i costi economici, ma comporta anche un impatto ambientale negativo, legato al trasporto dei rifiuti verso impianti situati altrove. Un nuovo inceneritore o l’ampliamento di quello esistente potrebbe rappresentare una soluzione concreta, riducendo la dipendenza da altre regioni e migliorando l’efficienza del sistema di gestione dei rifiuti.

Il dubbio sull'inceneritore

Inceneritore sì o no?

Le proposte in gioco si differenziano non solo per la localizzazione ma anche per i vantaggi e gli svantaggi offerti. La candidatura di Novara, avanzata dal Consorzio Rifiuti del Medio Novarese e dalla provincia, punta sul sito di Ghemme, che offre un posizionamento strategico dal punto di vista logistico e infrastrutturale. Torino, invece, propone di ampliare il Gerbido, sfruttando le infrastrutture esistenti per ridurre i costi di costruzione e limitare l’impatto sul territorio.

Infine, Asti punta alla costruzione di un nuovo impianto a Quarto, una frazione vicina alla città, con il supporto del sindaco Rasero. Tuttavia, questa proposta è vista con scetticismo dai residenti, in particolare per la vicinanza del sito a zone vinicole di pregio nel Monferrato, patrimonio UNESCO, che temono ricadute negative sull’ambiente e sul turismo.

Oltre agli aspetti logistici ed economici, gli inceneritori offrono anche un valore aggiunto ambientale che spesso viene sottovalutato. Se gestiti correttamente, questi impianti non solo riducono il volume dei rifiuti destinati alle discariche, ma possono anche produrre energia elettrica e termica, contribuendo alla transizione energetica.

L’inceneritore del Gerbido, ad esempio, è in grado di generare energia per migliaia di abitazioni, dimostrando come un approccio integrato possa trasformare un problema in un’opportunità. Tuttavia, è fondamentale che questi impianti siano accompagnati da rigorosi controlli ambientali per garantire che le emissioni rimangano entro i limiti di legge, salvaguardando così la salute pubblica e l’ecosistema.

La scelta del sito per il nuovo inceneritore rappresenta quindi una decisione cruciale per il futuro del Piemonte. Non si tratta solo di costruire un impianto, ma di definire una strategia a lungo termine per la gestione dei rifiuti, capace di conciliare sostenibilità economica, ambientale e sociale. L’esito di questa decisione non riguarderà solo i territori coinvolti, ma avrà ripercussioni su tutto il sistema di gestione dei rifiuti della regione, segnando una potenziale svolta per il Piemonte.

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