La città di Torino si prepara a vivere un momento di forte mobilitazione sociale e politica con il sit-in “Free Cecilia Sala”, organizzato per domenica 29 dicembre alle 11.30 in Piazza Castello. L’evento nasce dall’urgenza di richiamare l’attenzione sulla drammatica vicenda della giornalista italiana Cecilia Sala, arrestata nei giorni scorsi a Teheran e detenuta nella prigione di Evin, tristemente nota per ospitare dissidenti politici e attivisti. Promosso da un fronte ampio e trasversale di associazioni e movimenti, tra cui l’Associazione Marco Pannella, l’Associazione Adelaide Aglietta, Europa Radicale, Italia Liberale e Popolare, Più Europa Torino, studenti universitari, attivisti della campagna “Donna Vita Libertà” e l’Associazione Liberi Russi, il sit-in vuole essere un forte segnale di solidarietà verso la giornalista e tutte le persone che in Iran si battono per i propri diritti.
La detenzione di Cecilia Sala ha scosso profondamente l’opinione pubblica italiana e internazionale, sollevando interrogativi non solo sul rispetto dei diritti umani in Iran, ma anche sulla libertà di stampa e sul ruolo che l’Italia può giocare in questo contesto delicato. Gli organizzatori dell’evento hanno lanciato un appello urgente al governo italiano affinché si attivi con decisione per garantire la liberazione della reporter.
In una nota congiunta, Igor Boni e Federica Valcauda di Europa Radicale hanno dichiarato: “L’arresto della nostra connazionale è un fatto di una gravità inaudita che merita il massimo della mobilitazione politica da parte di tutti i partiti, del governo e della cosiddetta società civile”.

La vicenda di Cecilia Sala non rappresenta solo un caso individuale, ma si configura come simbolo della lotta più ampia per la libertà di espressione e i diritti fondamentali. Il sit-in di Torino non è soltanto un atto di solidarietà, ma un invito alla politica italiana a superare le divisioni ideologiche e a unirsi in un fronte comune di pressione verso le autorità iraniane. “Chiediamo una grande manifestazione unitaria sotto i consolati e l’ambasciata dell’Iran in Italia, affinché maggioranza e opposizione dimostrino che la difesa dei diritti umani non conosce confini politici”, hanno aggiunto gli organizzatori.
Il sit-in di Piazza Castello sarà anche un’occasione per ribadire il ruolo cruciale della società civile nella difesa dei diritti universali. La partecipazione di associazioni, movimenti giovanili e singoli cittadini dimostra che l’Italia non rimane indifferente di fronte alle ingiustizie. La presenza di studenti e giovani attivisti è particolarmente significativa: “Questi ragazzi e ragazze rappresentano la speranza per un futuro in cui i diritti umani siano rispettati ovunque”, sottolineano i promotori.
La mobilitazione per Cecilia Sala si inserisce in un contesto internazionale di crescenti tensioni tra l’Iran e l’Occidente. La detenzione della giornalista italiana avviene, infatti, in un momento critico, segnato anche dall’arresto in Italia di un cittadino iraniano accusato di fornire componenti per droni all’esercito di Teheran. Questo sit-in non sarà solo un atto simbolico, ma un richiamo alla responsabilità collettiva di fronte a una situazione che, come hanno sottolineato gli organizzatori, “ci ricorda quanto sia fragile la libertà e quanto sia necessario difenderla con ogni mezzo pacifico”.
Mentre si avvicina la data della manifestazione, cresce l’attesa per una risposta concreta da parte delle istituzioni italiane e internazionali. La vicenda di Cecilia Sala rappresenta un monito per tutti coloro che credono nei valori democratici: la libertà di stampa, il diritto all’informazione e il rispetto dei diritti umani non possono mai essere dati per scontati. Torino, con la sua tradizione di impegno civile e politico, vuole essere un faro di speranza per tutte le voci oppresse. La mobilitazione per Cecilia Sala è un segnale di unità, di solidarietà e di lotta per un mondo più giusto e libero. “Perché senza libertà, non c’è giustizia, e senza giustizia, non c’è umanità”, hanno concluso gli organizzatori. Insomma, domenica 29 dicembre, Piazza Castello non sarà solo il teatro di un sit-in, ma un simbolo di una battaglia che ci riguarda tutti.
Cecilia Sala arrestata in Iran: il caso scuote Italia e comunità internazionale
La giornalista italiana Cecilia Sala, 29 anni, è stata arrestata a Teheran il 19 dicembre 2024 mentre svolgeva il suo lavoro di reporter, gettando un’ombra inquietante sul rispetto della libertà di stampa in Iran. Sala, collaboratrice del quotidiano Il Foglio e conduttrice del podcast Stories su Chora Media, si trovava nel Paese dal 12 dicembre con un visto giornalistico, con l’obiettivo di documentare le proteste civili contro il regime e la repressione in corso.
L’arresto è avvenuto il giorno successivo alla pubblicazione di un podcast in cui Sala raccontava la vicenda di Zeinab Mousavi, una comica iraniana incarcerata per le sue critiche al regime. Una tematica sensibile, che ha probabilmente attirato l’attenzione delle autorità iraniane. Da allora, la giornalista è detenuta nella famigerata prigione di Evin, a Teheran, nota per ospitare dissidenti politici e prigionieri di coscienza.
Nonostante la gravità della situazione, Cecilia Sala è riuscita a comunicare con i genitori, rassicurandoli sulle sue condizioni di salute. La giornalista ha anche ricevuto una visita da parte dell’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei, che ha confermato l’impegno delle autorità italiane per il suo rilascio.
Il caso ha suscitato una forte reazione in Italia, con il Ministero degli Esteri impegnato a chiarire le accuse mosse contro Sala, che le autorità iraniane non hanno ancora specificato. “L’arresto di Cecilia Sala rappresenta un attacco alla libertà di stampa”, ha dichiarato Claudio Cerasa, direttore de Il Foglio, invitando la comunità internazionale a mantenere alta l’attenzione sul caso.
Il Ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha confermato che il governo sta lavorando senza sosta per ottenere la liberazione della giornalista. “Stiamo facendo tutto il possibile, ma la questione sarà risolta solo attraverso azioni diplomatiche di alto livello”, ha sottolineato.
La vicenda si inserisce in un contesto internazionale già teso, con rapporti complicati tra Italia e Iran. Recentemente, in Italia è stato arrestato un cittadino iraniano accusato di fornire componenti per droni utilizzati dall’esercito iraniano. Non è escluso che questa situazione abbia inasprito i rapporti bilaterali, influenzando indirettamente il caso di Sala.
La detenzione della giornalista rappresenta una sfida non solo per l’Italia, ma per tutti i sostenitori della libertà di stampa. La prigione di Evin, dove Sala è attualmente rinchiusa, è simbolo delle repressioni contro chiunque osi criticare il regime. In questo contesto, Cecilia Sala è diventata il volto della lotta per la verità e i diritti fondamentali.
La sua vicenda richiama l’attenzione sull’urgenza di un intervento deciso da parte delle istituzioni internazionali per difendere i principi della libertà di espressione e proteggere coloro che rischiano la propria sicurezza per informare. “La libertà di stampa non può essere oggetto di compromessi”, ha concluso Cerasa, lanciando un appello alla comunità internazionale affinché il caso non venga dimenticato.
Insomma, il destino di Cecilia Sala è oggi nelle mani della diplomazia, mentre cresce l’attesa per un segnale di apertura da parte delle autorità iraniane. Nel frattempo, l’Italia e il mondo non smetteranno di alzare la voce per una giornalista che ha scelto di raccontare la verità, anche nei luoghi più pericolosi.