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26 Dicembre 2024 - 18:29
Lo Russo, Tavares e Cirio
Se in Italia ci fosse un premio per il sindaco più criticato dell’anno, Stefano Lo Russo ne sarebbe sicuramente il vincitore indiscusso. Non tanto per meriti, quanto per la quantità industriale di accuse, polemiche e malumori accumulati in dodici mesi. Dalle tasse ai trasporti, passando per la sicurezza, Stellantis e perfino i messaggi vocali di WhatsApp, Lo Russo sembra essere riuscito nell’impresa titanica di far arrabbiare tutti.
Partiamo dal tema tasse, un argomento che fa venire il mal di pancia ai torinesi peggio di una bagna cauda andata a male. Nel 2024, il sindaco ha deciso di prendere il toro per le corna – o meglio, i cittadini per il portafoglio – aumentando l’Irpef, la Tari e perfino le tariffe dei parcheggi. Non contento, ha ritoccato al rialzo anche il costo del biglietto del trasporto pubblico, come se i pendolari non avessero già abbastanza motivi per lamentarsi.
Il risultato? Un nuovo soprannome che ha fatto il giro dei social: il "Maestro del Salasso". Perché essere impopolari va bene, ma essere leggenda è tutta un’altra cosa.
Non che sul fronte sicurezza le cose siano andate meglio. Il quartiere di Barriera di Milano, nel 2024, è diventato il simbolo delle promesse non mantenute, con il sindaco che, secondo l’opposizione, si sarebbe limitato a collezionare selfie e slogan. “Più propaganda che azioni concrete”, dicono i critici. I residenti, dal canto loro, si sono stancati di aspettare interventi che sembrano sempre sul punto di arrivare ma che, misteriosamente, non arrivano mai.
E che dire del trasporto pubblico? La metropolitana torinese ha passato un anno che definire disastroso sarebbe un complimento. Guasti, sospensioni e disservizi hanno esasperato i pendolari, e Lo Russo non ha perso occasione per dichiarare che la situazione è "scandalosa". Un’affermazione forte, certo, ma forse i cittadini avrebbero preferito meno indignazione e più soluzioni concrete. Perché va bene puntare il dito contro GTT, ma qualcuno deve pur prendersi la responsabilità di mettere mano al volante.
Capitolo Stellantis. Tra i momenti più memorabili del 2024 c’è il selfie con Carlos Tavares, ex amministratore delegato di Stellantis. Lo Russo ha ammesso che, col senno di poi, quella foto è stata un “boomerang allucinante”, usata contro di lui come simbolo di una Torino sempre più lontana dal suo passato industriale glorioso. Peccato che ai cittadini non sia bastata la sua ammissione per dimenticare l’immagine di un sindaco che, ai loro occhi, sembra essere troppo spesso al posto sbagliato nel momento sbagliato.
Capitolo Askatasuna: qui Lo Russo ha fatto il miracolo di mettere tutti d’accordo... nel criticarlo. La sua proposta di trasformare il centro sociale occupato in un “bene comune” ha suscitato un vespaio di polemiche, con gli attivisti da un lato e i conservatori dall’altro che sembrano competere su chi urla più forte. Insomma, se l’obiettivo era quello di trovare un punto d’incontro, possiamo dire che la missione è ufficialmente fallita.
Nemmeno il Todays Festival è riuscito a salvarlo. Il trasferimento dell’evento al Parco della Confluenza ha mandato su tutte le furie gli ambientalisti, che hanno accusato l’amministrazione di sacrificare l’ecosistema sull’altare della musica indie. “Sostenibilità a parole, ma nei fatti?”, chiedono i critici. Per Lo Russo, evidentemente, un po’ di rock vale qualche polemica in più.
Sul fronte dell’accoglienza dei migranti, le cose si sono fatte ancora più complicate. Il sindaco ha denunciato il collasso del sistema cittadino, dichiarando che Torino non ce la fa più a reggere il peso della situazione. Ma molti hanno visto nelle sue parole un classico caso di “scaricabarile”, con il dito puntato contro il governo e nessuna soluzione concreta sul tavolo. Quando si dice prendere il problema di petto...
E poi c’è stata la crociata contro i messaggi vocali di WhatsApp, un episodio che ha regalato un tocco surreale a questo 2024 già di per sé abbastanza movimentato. Con un post ironico, Lo Russo ha proposto di abolire i vocali, scatenando un’ondata di commenti tra il divertito e l’esterrefatto. Peccato che molti abbiano colto l’occasione per ricordargli che i problemi veri della città sono altri. Ma si sa, un po’ di leggerezza non guasta mai. O forse sì?
Alla fine, il bilancio del 2024 per Stefano Lo Russo è tutt’altro che roseo. Tra tasse che aumentano, trasporti che crollano e una città sempre più insoddisfatta, il sindaco si trova ad affrontare un meteo politico decisamente tempestoso. Come dice un vecchio proverbio torinese: “Chi semina vento, raccoglie tempesta”. E per Lo Russo, pare che la tempesta sia solo all’inizio.
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