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San Giusto Canavese
19 Dicembre 2024 - 18:36
La sindaca Giosi Boggio
C’è una strada, nel cuore del Canavese, che sembra un mix perfetto di pericolo e abbandono: la SP40. Non è solo un percorso malandato, è un simbolo. Simbolo di vent’anni di promesse mai mantenute e di una gestione che sembra più impegnata a schivare le responsabilità che a risolvere problemi.
Giosi Boggio, sindaca di San Giusto Canavese, non è nuova a sollecitazioni e richieste d’aiuto. Ma stavolta, dopo l’ennesimo incidente, ha deciso che il limite è stato superato e ha preso carta e penna. La lettera inviata al consigliere della Città Metropolitana, Pasquale Mazza, è un grido di esasperazione, scritto con il tono di chi non accetta più scuse.
Non si tratta di una questione recente. La SP40 è da sempre una spina nel fianco per i cittadini di San Giusto e dintorni. “Solo negli ultimi venti giorni si sono verificati due episodi di particolare gravità”, scrive la sindaca, e non è difficile immaginare perché: una carreggiata così stretta che due veicoli fanno fatica a incrociarsi, fossi profondi che divorano il bordo strada e banchine inesistenti. È come guidare su una trappola progettata per far uscire di strada chiunque commetta una minima distrazione.
E il problema non si limita alla carreggiata. Il lungo rettilineo che caratterizza la SP40, anziché rendere la strada più agevole, aumenta il rischio di incidenti, trasformandola in una vera e propria roulette russa per chiunque la percorra.
La SP40 non è solo una strada locale, ma un collegamento essenziale per San Giusto Canavese e i comuni limitrofi verso la zona di Torino. Alternativa? Percorsi più lunghi e disagevoli, che penalizzano non solo i cittadini, ma anche il trasporto pubblico e i mezzi agricoli, già alle prese con i disagi di infrastrutture inadeguate.
Eppure, nonostante l’importanza strategica della strada, tutto tace. L’immobilismo della Città Metropolitana è talmente frustrante che la sindaca ha evidenziato come “analoghe richieste di intervento siano state presentate negli anni anche dai sindaci dei comuni limitrofi”. Richieste finite, evidentemente, in qualche cassetto polveroso.
Quello che rende questa storia ancora più assurda è l’insistenza con cui i rappresentanti locali hanno chiesto interventi. Ma la risposta è sempre stata la stessa: il silenzio. “Permane difficilmente comprensibile l’atteggiamento di inerzia”, accusa la sindaca, che nella lettera chiede un sopralluogo tecnico urgente e interventi di ampliamento e messa in sicurezza della SP40.
Ma perché si è dovuti arrivare all’ennesimo incidente per riprendere in mano la questione? La risposta resta nell’aria, come i tanti interrogativi sulle priorità della Città Metropolitana.
La lettera è stata indirizzata al consigliere metropolitano delegato Pasquale Mazza, sindaco di Castellamonte
La lettera di Giosi Boggio non è solo un appello, ma il riflesso di un’intera comunità esasperata. “La popolazione residente manifesta una crescente preoccupazione per la situazione”, sottolinea, aggiungendo che è pronta a organizzare una sottoscrizione collettiva per sollecitare interventi.
Quello che dovrebbe essere normale – strade sicure e percorribili – è diventato un sogno irrealizzabile per i cittadini del Canavese. Un sogno che, purtroppo, continua a infrangersi contro il muro dell’indifferenza istituzionale.
La SP40 non è solo una strada dissestata, è la metafora di un sistema che non funziona. Ogni buca, ogni fosso, ogni incidente è una testimonianza dell’incapacità di tradurre le promesse in realtà.
Mentre la sindaca Giosi Boggio aspetta risposte e azioni concrete, la SP40 continua a rimanere un pericolo costante. La domanda, a questo punto, è una sola: quante lettere, quante denunce e quante vite a rischio serviranno ancora prima che qualcuno decida di agire?
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