AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
18 Dicembre 2024 - 12:11
Case vuote a Torino: 80.000 abitazioni inutilizzate, una sfida per la città
Torino, culla di storia e cultura, si trova oggi a fronteggiare una problematica che coinvolge migliaia di famiglie: la questione delle case vuote. Un problema che non riguarda soltanto l’edilizia, ma tocca temi profondi legati al benessere sociale e alla qualità della vita dei cittadini.
Un patrimonio immobiliare in attesa di essere valorizzato
Secondo i dati diffusi dai sindacati, sarebbero circa 80.000 le abitazioni inutilizzate nel capoluogo piemontese. Un numero impressionante che rappresenta un potenziale enorme per affrontare una delle emergenze sociali più pressanti: la difficoltà di molte famiglie a trovare un alloggio dignitoso e accessibile.
Questo patrimonio immobiliare, se adeguatamente gestito, potrebbe essere una risorsa fondamentale per la comunità. Ma come si è arrivati a questo punto? Le cause sono molteplici: dalla crisi economica che ha colpito duramente il mercato immobiliare, alla mancanza di politiche abitative mirate, passando per problemi burocratici che ostacolano la riqualificazione degli edifici.
I sindacati hanno lanciato un messaggio chiaro e urgente: “Ottantamila case vuote, ecco come usarle”. Secondo loro, è necessario che queste abitazioni vengano recuperate e destinate a rispondere alle esigenze delle fasce più deboli della popolazione. Le proposte includono:
La riqualificazione degli edifici da destinare all’edilizia popolare;
La creazione di spazi condivisi per giovani e anziani;
L’introduzione di politiche di affitto calmierato per rendere gli alloggi accessibili anche alle famiglie con redditi medio-bassi.
Il problema delle case vuote a Torino
In questo contesto, l’assessore al welfare del Comune di Torino, Jacopo Rosatelli, ha deciso di affrontare il problema in maniera concreta. Attraverso un video pubblicato sui social, Rosatelli ha dichiarato: “Sono andato a Roma a chiedere fondi per sostenere chi è in difficoltà a pagare l’affitto”. Un gesto che testimonia l’impegno dell’amministrazione comunale nel cercare soluzioni per una questione complessa.
Rosatelli ha sottolineato l’importanza di agire senza demagogia: “Se ci daranno risorse saremo i primi a rimetterle su questo capitolo”. Il suo appello mette in evidenza la necessità di fondi statali per sostenere progetti di riqualificazione e per agevolare l’accesso agli alloggi da parte delle famiglie in difficoltà.
La gestione delle case vuote a Torino non è solo un problema da risolvere, ma anche un’opportunità per ridisegnare il futuro della città. Un futuro in cui istituzioni, sindacati, cittadini e imprese collaborano per trasformare una sfida in una risorsa. Questo patrimonio immobiliare può diventare il simbolo di una città che affronta le disuguaglianze sociali e promuove innovazione urbanistica e sociale.
In un momento storico segnato da crescenti disuguaglianze, Torino ha l’occasione di diventare un modello per l’intero Paese, dimostrando che è possibile trovare soluzioni condivise ai problemi complessi. La strada da percorrere è lunga, ma con il contributo di tutti, la città può ambire a un futuro più inclusivo, sostenibile e solidale.
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.