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IMU, conto salato per i proprietari: fino a 3.000 euro nelle grandi città

Il 16 dicembre scade il saldo per l'imposta municipale unica. Confedilizia attacca: "Tassa iniqua e punitiva, serve una riforma per aiutare piccoli centri e locazioni a canone concordato".

Imu

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Il prossimo lunedì 16 dicembre i proprietari di immobili in Italia saranno chiamati a saldare la seconda rata dell’IMU, l’imposta che garantisce alle casse pubbliche un gettito complessivo di circa 22 miliardi di euro all’anno. La rata di dicembre, che segue quella di giugno, rappresenta il saldo finale per l’anno in corso e include eventuali conguagli rispetto all’acconto già versato. Per molti contribuenti, questa scadenza si traduce in un esborso significativo: la rata media per una seconda casa si aggira intorno ai 511 euro, ma nelle grandi città si possono raggiungere cifre superiori ai 3.000 euro per le abitazioni di lusso.

Il pagamento può essere effettuato attraverso il modello F24, utilizzando i codici tributo previsti, oppure tramite un bollettino postale messo a disposizione da Poste Italiane. Questo bollettino riporta il numero di conto corrente 1008857615, valido per quasi tutti i Comuni italiani e intestato a “Pagamento IMU”. Nonostante le procedure siano ben delineate, l’IMU continua a essere oggetto di critiche e polemiche da parte delle associazioni di categoria e dei contribuenti, che lamentano il peso eccessivo dell’imposta.

Confedilizia, da sempre in prima linea contro questa tassa, ha ribadito che l’IMU è una patrimoniale iniqua, che colpisce indiscriminatamente anche chi non trae alcun beneficio economico dal proprio immobile. “Si tratta di un tributo che punisce il risparmio e danneggia l’economia”, ha dichiarato l’associazione, sottolineando come questa imposta gravi anche su soggetti che non dispongono più di un reddito da lavoro per far fronte al pagamento. Secondo Confedilizia, sarebbe opportuno avviare una riforma dell’IMU che tenga conto delle difficoltà dei proprietari. Tra le proposte avanzate, spicca l’abolizione dell’imposta per gli immobili situati nei piccoli centri e borghi, un’azione che potrebbe incentivare la rinascita delle aree interne, oltre a quella sulle case date in affitto con contratti a canone concordato, per ampliare l’offerta abitativa.

Il Servizio Politiche Economiche, Fiscali e Previdenziali della UIL ha pubblicato i dati relativi all’incidenza dell’IMU sui contribuenti. Per le abitazioni principali considerate di lusso, classificate nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9, il costo medio complessivo dell’imposta raggiunge i 2.531 euro, con punte superiori ai 6.000 euro nelle grandi città. Per una seconda casa situata in una città capoluogo, la spesa media annua è di 1.022 euro, ma anche in questo caso si registrano picchi di oltre 2.000 euro nelle principali aree urbane. Nemmeno le pertinenze delle abitazioni di lusso, come garage, cantine e tettoie, sfuggono al prelievo fiscale: il costo medio per queste unità è di circa 99 euro annui.

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Nonostante la mole di entrate garantite dall’IMU, che rappresenta una risorsa fondamentale per i Comuni italiani, il malcontento tra i contribuenti non accenna a diminuire. Molti vedono in questa imposta un simbolo di inefficienza e accanimento fiscale, che grava su una popolazione già messa a dura prova da inflazione, caro vita e una pressione fiscale complessiva tra le più alte d’Europa. Confedilizia ha sottolineato la necessità di una volontà politica chiara per avviare una revisione profonda di questa imposta, che da anni divide opinione pubblica e istituzioni.

Per i proprietari di immobili, la scadenza del 16 dicembre rappresenta dunque non solo un impegno fiscale, ma anche un’occasione per riflettere su quanto il sistema tributario italiano debba essere ripensato per diventare più equo e sostenibile. Tuttavia, la domanda che molti si pongono resta senza risposta: ci sarà mai la volontà di cambiare davvero?

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