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Ivrea

Compagni di scuola: si ritrovano dopo 50 anni per rifare la foto di classe

Gli ex studenti del Gramsci si sono ritrovati e hanno replicato lo scatto in bianco e nero fatto nell'anno della maturità

Le due foto dei ragazzi che hanno sostenuto la maturità nel 1974

Le foto (prima e dopo) dei ragazzi che hanno sostenuto la maturità nel 1974

Cinquanta anni dopo la maturità, un gruppo di ex studenti del Liceo A. Gramsci di Ivrea ha sfidato il tempo per ritrovarsi ancora una volta sulla piccola scalinata all'ingresso della scuola, quella che fu un tempo la Caserma Valcalcino e, dal 1960, trasformata in liceo scientifico. Lì, davanti alla stessa struttura che aveva visto crescere i loro sogni, hanno ricreato una fotografia che oggi, come allora, racconta un frammento di eternità.

Le due immagini, scattate a cinquant’anni di distanza, sono separate da decenni di vite vissute, ma accomunate da uno spirito immutabile. La foto del luglio 1974, in bianco e nero, immortalava quei ragazzi della classe Quinta B (quinquennio 1969-1974) pochi giorni dopo gli esami di maturità. Le espressioni degli adolescenti erano cariche di speranze e ambizioni. Cinquant’anni dopo, le stesse pose sono state replicate da quegli stessi studenti, oggi uomini e donne maturi, con occhi segnati dal tempo ma pieni di una gioia profonda e autentica: quella di ritrovarsi, di riscoprire le radici di un’amicizia che ha sfidato gli anni e di riconoscersi negli sguardi di un tempo.

In quell'incontro, il cortile della vecchia scuola, un tempo animato da grida e risate, dal rombo dei motorini e dal cigolio delle biciclette, appariva freddo e silenzioso. Ma i ricordi, vividi e intensi, hanno riportato in vita le tante voci di un tempo, le paure delle interrogazioni, le emozioni dei primi amori, le gioie di una giovinezza vissuta pienamente. Ogni dettaglio del passato è riaffiorato in quel momento unico, accompagnato da occhi lucidi, qualche ruga in più e, forse, qualche capello in meno.

Oggi, quei ragazzi di allora portano con sé i mestieri che hanno costruito con fatica e dedizione: imprenditore, avvocato, medico, farmacista, maestro, ingegnere, tecnico, impiegato, commerciante e anche professore di liceo. Sono tornati dai paesi e dalle città del Canavese, ripercorrendo idealmente quel quotidiano pendolarismo che li accompagnava sui banchi di scuola. Hanno condiviso sorrisi, stretto mani e ricordato una stagione irripetibile, dimostrando che, a dispetto del tempo che passa, esiste qualcosa che resta immutato.

Le due fotografie scattate sulla scalinata rivelano un segreto prezioso. Non è solo la somiglianza sorprendente delle pose o il contesto che sembra sfidare il trascorrere degli anni a colpire, ma qualcosa di più profondo. Gli occhi di quelle persone, allora come oggi, restano specchio dell’anima, immutati nel loro essere. Ci ricordano ciò che il grande Shakespeare definiva “la sostanza dei sogni”, una dimensione che il tempo non può alterare, una presenza che sfugge alla logica del cambiamento continuo.

In queste due immagini si condensa un insegnamento universale: il tempo trasforma i nostri corpi, modifica la realtà intorno a noi, ma l’essenza di ciò che siamo, i sogni che ci hanno mossi e l’affetto che ci lega, restano intatti. “La nostra breve vita” si rivela in queste fotografie come un frammento di eternità, un ricordo che va oltre il limite del tempo.

Questa rimpatriata non è stata solo una celebrazione nostalgica, ma un momento di straordinaria intensità, capace di unire passato e presente. Quei ragazzi di classe 1955, che avevano affrontato la maturità con sguardi pieni di speranze, si sono ritrovati oggi per fare il bilancio di una vita: i sogni realizzati, quelli persi, le difficoltà affrontate e la gioia di essere ancora qui, insieme. È un messaggio potente e universale che parla di resilienza, di legami che resistono al tempo e di una bellezza intramontabile che risiede nell’autenticità.

La scalinata del Liceo Gramsci di Ivrea diventa, così, il simbolo di qualcosa di eterno: un luogo che ha visto nascere amicizie, speranze e sogni, e che oggi testimonia che, nonostante il tempo, qualcosa di fondamentale resta immutato. È la forza dei ricordi, l’umanità condivisa, il legame profondo che ci unisce e che rende la vita degna di essere vissuta.

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