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Punto Rosso
08 Dicembre 2024 - 15:23
Beit Ummar Casa distrutta
In primavera, a più di due anni dalla nascita del presidio permanente per la Pace a Ivrea, alcuni partecipanti, tra i quali la sottoscritta, si chiedeva quali fossero le condizioni di vita della città palestinese di Beit Ummar in Cisgiordania gemella di Ivrea. Non vi erano più notizie dalle ultime amministrazioni comunali, i rapporti erano chiaramente interrotti. Ma un gemellaggio è per sempre, è un rapporto di fratellanza che non si può cancellare e che soprattutto va curato. Anziché inveire contro l’amministrazione per questa distrazione, magari con qualche post sui social, abbiamo chiesto un appuntamento con la vice-sindaca, assessora Patrizia Dal Santo. Insieme abbiamo ricordato come nacque quel gemellaggio, lo ricordava anche l’assessora, lo spirito era quello ci costruire un ponte con una cittadina, simile per dimensioni a Ivrea, in Palestina, terra che da sempre ha bisogno (ne avrebbe molto di più) della solidarietà internazionale per gli effetti tragici dell’occupazione israeliana contro la popolazione palestinese. Il progetto nacque su iniziativa di singoli e associazioni riuniti sotto il nome di “Varco di pace” e fu accolto e sostenuto con convinzione dall’amministrazione comunale di allora. Era sindaco Fiorenzo Grijuela che, con l’assessore Salvatore Rao di Rifondazione Comunista, fu attivo sostenitore dell’iniziativa promossa da diverse associazioni, dalla Diocesi e Caritas di Ivrea ma anche dalla Caritas di Gerusalemme e dal movimento pacifista israeliano Ta’ayush. Il gemellaggio produsse intensi scambi, con visite reciproche, ad Ivrea venne il sindaco di Beit Ummar Awad Rashid, il Patriarca di Gerusalemme Mons. Michel Sabbah, la presidente della Caritas di Gerusalemme Claudette Habesh e il pacifista israeliano Cohen Hilel. Nel tempo i rapporti si sono affievoliti, fino ad interrompersi, ma con la recrudescenza degli attacchi nei territori occupati e il massacro totale in corso a Gaza, si è sentita forte in alcuni cittadini l’urgenza di riprendere i contatti con la città gemella.
Beit Ummar Centro comunale assalito
Beit Ummar Check Point
Beit Ummar casa distrutta dai coloni
Beit Ummar Frutteto distrutto
Beit Ummar Insediamenti coloniali
La risposta dell’attuale amministrazione, sindaco Chiantore in testa, è stata senza esitazione di piena disponibilità a lavorare per riallacciare i contatti e riaprire il canale della solidarietà. Per prima cosa l’amministrazione ha correttamente cercato una associazione che già operava in Palestina per facilitare gli scambi e gli aiuti, per dare maggiore efficienza ed efficacia al progetto. Con lavoro costante e parallelo fra amministrazione e associazioni, si sono ripresi i contatti con la municipalità di Beit Ummar e si è identificata l’associazione Vento di Terra Ets, che opera da 18 anni in Palestina (oltre che in altre aree critice del mondo), come tramite e supporto per il progetto solidale “Un ponte con Beit Ummar”. Il sindaco e il consiglio comunale della città palestinese che si trova a nord della città di Hebron, vicino a Betlemme, hanno accolto con immaginabile grande commozione e gratitudine la ripresa dei rapporti con Ivrea. Nei tanti scambi, dove ci narrano e documentano le drammatiche condizioni di vita dei cittadini palestinesi (case, frutteti, orti distrutti, occupazione pressante, acqua limitata e contaminata dai coloni, check point discrezionali, come i fermi amministrativi, senza accusa né processi), condizioni molto peggiorate dopo il 7 ottobre 2023, la loro gratitudine è anche solo per la vicinanza che abbiamo trasmesso nelle nostre comunicazioni. Non sentirsi soli, essendo invece abituati ad essere soli e senza difesa, cittadine e cittadini, donne, uomini, bambini, inermi, in balia della crudeltà dei coloni sostenuta senza freno dal governo israeliano, è molto importante per loro.
Giovedì scorso, si è dato dunque il via ufficiale alla campagna di solidarietà “Un ponte con Beit Ummar” con un incontro organizzato dal Comune in Sala Santa Marta. La vicepresidente dell’associazione Vento di terra, Serena Baldini, già in contatto con il sindaco di Beit Ummar, dopo una relazione sulle caratteristiche della zona di Beit Ummar, a vocazione agricola, e sulla situazione di vita dei suoi abitanti, ha illustrato il progetto da realizzare: si è scelto, fra le tante priorità, la costruzione di un pozzo-cisterna, perché l’acqua è come ben sappiamo è un bene vitale eppure viene negata ai palestinesi.
Accanto al progetto principale per il quale è stato attivato un conto corrente per le offerte libere (detraibili), le associazioni promotrici hanno avviato iniziative di raccolta fondi parallele. La risposta cittadina è encomiabile e dimostra che nonostante tutto … “restiamo umani”, come ci sollecitava a fare Vittorio Arrigoni, Vik, attivista, giornalista italiano ucciso a Gaza nel 2011.
Solo un’ombra. Un peccato giovedì non vedere in sala Santa Marta nessun rappresentante delle forze di minoranza. Eppure la ripresa dei rapporti con Beit Ummar è stata votata all’unanimità in consiglio comunale e comunque sia, si tratta di un progetto di solidarietà verso una popolazione in grave difficoltà senza prospettive di miglioramento delle condizioni di vita che abita una città gemella di Ivrea. Un progetto nato dalla volontà di cittadine e cittadini che da quasi 3 anni chiedono che si fermino le armi e che l’Italia rispetti la sua Costituzione. Progetti di questa natura non hanno colori, se non quelli della Pace.
Per chi volesse contribuire alla raccolta fondi:
C/C bancario presso Banca Etica intestato a Vento di Terra ETSIBAN IT23K0501801600000011279742Causale: UN PONTE CON BEIT UMMAR
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