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Crisi Stellantis: fabbriche ferme, licenziamenti e pressing su Elkann

Trasnova in presidio, Logitech licenzia 101 lavoratori. Sindacati e politica chiedono risposte immediate e un confronto a Palazzo Chigi

Crisi Stellantis: fabbriche ferme, licenziamenti e pressing su Elkann

Prosegue la mobilitazione dei lavoratori contro la crisi nell'indotto Stellantis. Mentre le fabbriche restano chiuse e nuovi licenziamenti colpiscono il settore, la politica alza il tiro: cresce la pressione per portare John Elkann in Parlamento a riferire sul futuro del gruppo automobilistico. L'incontro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) è fissato per il 17 dicembre, ma le tensioni non accennano a diminuire.

Oggi il segretario di Azione, Carlo Calenda, ha annunciato che formalizzerà la richiesta ai presidenti di Camera e Senato per audire Elkann. Anche la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, è tornata a incalzare il governo: "Ieri siamo stati a Pomigliano, mentre 97 lavoratori ricevevano le lettere di licenziamento. È necessario che il governo e Stellantis si assumano le proprie responsabilità". Schlein ha ribadito la necessità di procedere con la realizzazione della gigafactory a Termoli e di spostare il confronto su Stellantis da un tavolo ministeriale a Palazzo Chigi, come richiesto dai sindacati.

Intanto, il presidio dei lavoratori Trasnova davanti allo stabilimento di Pomigliano continua. La fabbrica resterà chiusa anche lunedì, mentre lunedì pomeriggio si terrà un incontro presso la Regione Campania per discutere possibili soluzioni. L'azienda, che ha avviato la procedura di licenziamento per 101 lavoratori su 115, ha ricevuto la disponibilità di Stellantis a valutare misure di supporto. "Siamo pronti a sostenere l'azienda per garantire un futuro ai lavoratori", ha dichiarato Daniela Poggio, portavoce di Stellantis.

Le cifre della crisi sono drammatiche: questa settimana si registrano 198 licenziamenti nell'indotto Stellantis, di cui 101 solo alla Logitech, secondo quanto comunicato dalla Fiom Napoli.

Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, continua a tessere la rete di contatti in vista del tavolo del 17 dicembre. Oggi ha incontrato il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, per discutere il futuro dello stabilimento Stellantis di Atessa. Intanto, il rientro di Stellantis nell'Associazione Europea dei Costruttori di Auto (Acea) è stato salutato positivamente dal presidente dell'associazione, Luca De Meo, ceo di Renault.

Sul fronte mediatico, Calenda ha avuto uno scontro diretto su La7 con Giuseppe Manca, responsabile delle risorse umane di Stellantis. Il manager ha confermato l'impegno del gruppo verso l'elettrificazione, sottolineando che verranno prodotte anche auto ibride, come la 500 a Mirafiori e la Jeep Compass a Melfi. Ma Calenda non ha risparmiato critiche: "Avete disatteso sistematicamente gli impegni presi. Chiedete scusa per le cavolate che avete raccontato".

Trasnova

Non sono mancate reazioni accese anche dalla politica. "Serve tutelare il lavoro e costruire una nuova idea dell'industria automotive", ha dichiarato l'eurodeputato Pd Nicola Zingaretti. Di tutt'altra opinione il presidente dei senatori di FdI, Lucio Malan: "Non saranno certo le passerelle di Elly Schlein con la Fiom a risolvere anni di politiche green irrazionali".

I sindacati restano sul piede di guerra. "Se il 17 non avremo garanzie a Palazzo Chigi, ripartirà la mobilitazione", avverte Rocco Palombella, segretario generale della Uilm. Per la Fiom-Cgil, il tavolo ministeriale su Trasnova, fissato per il 10 dicembre, sarà un banco di prova: "Misureremo se Stellantis ha una responsabilità sociale reale o solo dichiarata", afferma Samuele Lodi, segretario nazionale della Fiom.

La crisi Stellantis si conferma un nodo cruciale per il futuro dell’industria automobilistica in Italia, con lavoratori, politica e aziende ancora distanti da una soluzione condivisa.

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