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01 Dicembre 2024 - 19:58
Vittorio Feltri e Edwin Badea
Anche la "Consulta per gli stranieri" di Ivrea prende posizione contro le dichiarazioni di Vittorio Feltri, consigliere regionale lombardo e direttore di Il Giornale, che nei giorni scorsi, durante una puntata del programma radiofonico "La Zanzara", ha pronunciato frasi di una violenza inaudita contro la comunità musulmana. Le parole “Ai musulmani sparerei in bocca” non solo hanno suscitato indignazione a livello nazionale, ma hanno portato la Consulta Stranieri di Ivrea a intervenire con un comunicato ufficiale per esprimere la propria condanna e ribadire l'importanza di una convivenza civile fondata sul rispetto reciproco.
La Consulta, presieduta da Edwin Badea, non usa mezzi termini nel definire le dichiarazioni di Feltri un “attentato ai principi fondamentali della democrazia” e richiama la Legge Mancino, che prevede conseguenze penali per chi diffonde idee fondate sulla superiorità razziale o sull’odio etnico e religioso. “Simili affermazioni – si legge nel comunicato – non possono essere liquidate come opinioni personali, perché generano divisioni, alimentano pregiudizi e compromettono il delicato equilibrio delle relazioni sociali”.
Ivrea, sottolinea la Consulta, ha una lunga tradizione di accoglienza e dialogo interculturale, una realtà che, sebbene non priva di difficoltà, rappresenta un esempio positivo di integrazione.
Per questo, episodi di tale gravità non possono essere ignorati. L’odio, si legge ancora nel documento, va fermamente contrastato, così come ogni forma di discriminazione, che non solo danneggia le persone coinvolte, ma mina alla base l’intero tessuto sociale.
Le parole di Feltri sono state pronunciate nel contesto della discussione sulla tragica morte di Ramy Elgaml, un giovane di origini straniere deceduto a Milano durante un inseguimento con i carabinieri.
Invece di limitarsi a commentare i fatti, Feltri si è lanciato in una serie di affermazioni offensive e discriminatorie, definendo i musulmani una “razza inferiore” e aggiungendo la frase shock che ha scatenato l’indignazione. Dichiarazioni che non hanno mancato di sollevare un’ondata di proteste, non solo da parte delle associazioni islamiche, ma anche da esponenti politici, rappresentanti della società civile e semplici cittadini.
La Consulta di Ivrea, con il suo intervento, si unisce a questo coro di condanna, chiedendo alle istituzioni locali e nazionali di prendere posizione in modo chiaro e inequivocabile. Non basta, sostiene la Consulta, stigmatizzare le parole di Feltri: servono azioni concrete per contrastare la diffusione di messaggi d’odio, soprattutto quando provengono da figure pubbliche con un’ampia visibilità. “Non possiamo permettere – dichiara Edwin Badea – che un linguaggio intriso di violenza comprometta i progressi fatti nella costruzione di una comunità inclusiva”.
Le reazioni alle parole di Feltri non si sono fatte attendere.
Da più parti si è parlato di una deriva pericolosa, soprattutto in un momento storico in cui il dibattito pubblico sembra sempre più polarizzato e segnato da un linguaggio aggressivo.
Per l’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia (UCOII), le frasi di Feltri sono “di una gravità inaudita” e rappresentano un incitamento alla violenza che non può essere tollerato.
Anche esponenti politici, come il capogruppo del Partito Democratico in Lombardia, Pierfrancesco Majorino, hanno chiesto un intervento delle istituzioni. Majorino ha definito le affermazioni di Feltri “abominevoli e inaccettabili”, sollecitando il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a prendere le distanze.
Feltri, però, non è nuovo a questo tipo di esternazioni. Nel corso degli anni, il giornalista ha accumulato una lunga lista di uscite controverse, spesso sfociate in polemiche e denunce. Solo pochi mesi fa, durante un evento pubblico, aveva affermato che “i ciclisti mi piacciono solo quando vengono investiti”, scatenando la rabbia delle associazioni che promuovono la mobilità sostenibile. Più recentemente, è stato querelato per aver usato un termine offensivo nei confronti di una donna durante una trasmissione televisiva. Episodi che, anziché intaccarne la carriera, sembrano rafforzare la figura di Feltri come una personalità polarizzante, amata da alcuni e detestata da molti.
La Consulta Stranieri di Ivrea, tuttavia, punta il dito non solo contro le parole di Feltri, ma anche contro il clima di indifferenza che troppo spesso accompagna simili episodi.
“Ogni volta che lasciamo passare queste dichiarazioni senza reagire, accettiamo implicitamente che l’odio diventi una parte normale del nostro discorso pubblico”, si legge nel comunicato. Ecco perché la Consulta invita i cittadini a prendere una posizione chiara contro ogni forma di discriminazione, contribuendo così a costruire una società più giusta e inclusiva.
La vicenda Feltri, con tutto il suo carico di polemiche, rappresenta un banco di prova non solo per le istituzioni, ma per l’intera comunità. Come sottolinea la Consulta, “l’integrazione non è un processo automatico, ma un percorso che richiede impegno, dialogo e rispetto reciproco”. Valori che, in una città come Ivrea, non possono e non devono essere messi in discussione.
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