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Cronaca

Maestra portata in Tribunale dai suoi alunni, è accusata di maltrattamenti ma lei si difende: "È tutto un grande tranello"

Insegnante finisce in tribunale ed è chiamata a difendersi dalle accuse di maltrattamenti, tensioni con colleghi e studenti, attesa per la sentenza

Maestra accusata di maltrattamenti

Maestra accusata di maltrattamenti, ma lei si difende: "È tutto un grande tranello"

A Torino, un'aula di tribunale diventa il palcoscenico di una vicenda che ha scosso il mondo dell'istruzione. La maestra Laura Prunotto, accusata di maltrattamenti nei confronti di 21 studenti tra il 2015 e il 2019, si trova a difendersi davanti alla giudice Immacolata Iadeluca. "È tutto un grande tranello", dichiara con voce tremante, sperando che questa sia l'occasione per dimostrare la sua innocenza. Il processo, giunto alle fasi finali, ha visto più di 30 udienze e si avvia verso una sentenza attesa per metà dicembre.

La pubblico ministero Giulia Rizzo sostiene che Prunotto abbia insultato e minacciato gli studenti in due scuole elementari torinesi. Accuse pesanti, che nel 2019 portarono l'insegnante agli arresti domiciliari e ora la vedono rischiare una condanna a quattro anni di carcere. Prunotto, tuttavia, ha sempre respinto le accuse, mantenendo un atteggiamento impassibile durante le udienze. Ma ieri, l'emozione ha preso il sopravvento mentre si rivolgeva alla corte per l'ultima volta.

Nel suo appassionato discorso, Prunotto ha descritto un ambiente lavorativo ostile, caratterizzato da tensioni con alcune colleghe. "Chiedevo sempre il permesso per ogni cosa che facevo in classe", afferma, sostenendo che le false informazioni su di lei siano state diffuse da chi aveva interesse a danneggiarla. "Ricordo che era una collega a tirare le orecchie ai bambini, non io", aggiunge, cercando di smontare l'immagine di "mostro" che le è stata attribuita.

Insegnate finisce in un'aula di tribunale

Il legame con gli studenti

Prunotto insiste nel voler raccontare il suo modo di lavorare, sottolineando il legame affettivo con i suoi alunni. "I bambini mi volevano bene", dice, mostrando foto e piccoli regali ricevuti dagli studenti. "Si sarebbero fatti avvicinare, se mi avessero temuta?", domanda retoricamente, cercando di convincere la corte della sua buona fede.

Tra le testimonianze, spicca quella di un'ex allieva con cui Prunotto aveva un rapporto particolarmente teso. Oggi cresciuta, la giovane è presente in aula, testimone di un passato che la maestra descrive come manipolato. "Questa bimba faceva il lavaggio del cervello ai compagni contro di me", racconta Prunotto, ricordando un biglietto lasciato sulla cattedra dalla studentessa prima di cambiare scuola.

L'avvocato di Prunotto, Piermario Morra, ha sollevato dubbi sui metodi utilizzati durante l'incidente probatorio, criticando la modalità con cui le testimonianze dei bambini sono state raccolte. "Le testimonianze sono state raccolte in modo poco limpido", sostiene, accusando le indagini di aver influenzato i ricordi dei piccoli testimoni. La pubblico ministero Rizzo, tuttavia, difende la correttezza delle indagini, mentre le famiglie di alcuni ex allievi si sono costituite parte civile.

Il caso di Laura Prunotto è emblematico di come le dinamiche scolastiche possano trasformarsi in un campo di battaglia legale. Mentre il verdetto si avvicina, la vicenda continua a dividere l'opinione pubblica, sollevando interrogativi su come gestire le relazioni tra insegnanti, studenti e famiglie. In attesa della sentenza, resta da vedere se la maestra riuscirà a dimostrare la sua innocenza o se le accuse troveranno conferma.

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