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09 Novembre 2024 - 16:26
Una mattina di novembre, sotto il cielo grigio di Torino, il Partito Democratico ha alzato la voce contro la riapertura del Centro di Permanenza e Rimpatrio (CPR) di Corso Brunelleschi. Un presidio che non è solo una protesta, ma un appello a ripensare le politiche migratorie in Italia. La manifestazione si è svolta davanti alla struttura, chiusa da un anno e mezzo, che il governo intende riaprire per ospitare stranieri irregolari o soggetti a provvedimenti di espulsione.
UN ORDINE DEL GIORNO PER IL CAMBIAMENTO
L'iniziativa del Pd nasce da un ordine del giorno presentato in Circoscrizione 3 da Luca Pidello, approvato a maggioranza, e da un atto analogo presentato in Consiglio Regionale dal gruppo Pd. Entrambi i documenti chiedono un'inversione di rotta rispetto alla riapertura del CPR, sottolineando la necessità di un approccio diverso alla gestione dell'immigrazione. "Il Partito Democratico prende molto sul serio il bisogno di sicurezza e protezione che esiste nella società", afferma il segretario regionale Pd, Domenico Rossi. "Proponiamo un cambiamento radicale rispetto alle politiche della destra che vuole trattare il fenomeno come un'emergenza permanente per massimizzare il consenso elettorale".
CPR: SICUREZZA O DISUMANIZZAZIONE?
La questione dei CPR è complessa e divisiva. Da un lato, c'è chi li vede come strumenti necessari per garantire la sicurezza e l'ordine pubblico; dall'altro, c'è chi li considera luoghi di disumanizzazione. "Non c'è nulla di sicuro nei CPR, ma solo tanta disumanizzazione e il tentativo di esternalizzare, allontanare un problema, come insegna anche il caso Albania", aggiunge Rossi. Le parole del segretario regionale risuonano come un monito contro una politica che, secondo il Pd, non risolve il problema ma lo sposta altrove.
UN RAZZISMO DI STATO?
Anche Nadia Conticelli, intervenuta al presidio, ha espresso la sua contrarietà alla riapertura del CPR, definendola "una forma di razzismo di stato che riguarda tutte e tutti noi". Le sue parole sollevano una questione morale e politica: è giusto trattare gli immigrati irregolari come un problema da rinchiudere e allontanare? O è possibile trovare soluzioni più umane e inclusive?
VERSO UN'ACCOGLIENZA DIFFUSA
Francesca Troise, presidente della Circoscrizione 3, propone un'alternativa: "Vogliamo che si affronti seriamente con le istituzioni locali, le parti sociali e il terzo settore la possibilità di esplorare un'alternativa al CPR, che parli di accoglienza diffusa". Un modello che punta a integrare gli immigrati nella società, piuttosto che isolarli. Un'idea che richiede impegno e collaborazione, ma che potrebbe rappresentare una svolta nel modo di affrontare le sfide dell'immigrazione.
UN FUTURO DA COSTRUIRE INSIEME
La manifestazione di Torino è solo un tassello di un dibattito più ampio che coinvolge l'intera nazione. Il Pd chiede un dialogo aperto e costruttivo, che coinvolga tutte le parti interessate, per costruire un futuro in cui sicurezza e umanità possano coesistere. La sfida è grande, ma necessaria.
Come si può garantire la sicurezza senza sacrificare i diritti umani? Come si può costruire una società inclusiva e giusta? Queste sono le domande a cui la politica deve rispondere, con coraggio e visione.
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