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Chiaverano
08 Novembre 2024 - 12:57
La polemica è esplosa per la ricorrenza dei Santi
Uno scandalo senza precedenti sta sollevando molte polemiche a Chiaverano. In occasione del primo novembre, giorno di commemorazione dei defunti, molti cittadini hanno segnalato con sgomento a Giancarlo Crispini - ex assessore ai Lavori Pubblici e responsabile del cimitero quando era sindaco Rudi Ravera Chion - un fatto che definire increscioso è poco: esumazioni eseguite senza preavviso e senza la presenza degli eredi dei defunti.
“Loculi con concessioni di oltre 99 anni sono stati svuotati,” denuncia Crispini, che parla a nome di una comunità indignata e incredula. “Le estumulazioni – prosegue – sono avvenute senza che i familiari venissero informati, privandoli della possibilità di verificare la presenza di eventuali oggetti personali, gioielli o ricordi custoditi accanto ai loro cari.”
Questo fatto, già di per sé grave, si tinge di contorni ancora più oscuri, poiché i loculi in questione avrebbero concessioni ancora attive, con una durata eccedente i 99 anni.
Secondo Crispini, la legge è chiara: le concessioni a tempo determinato di durata superiore ai 99 anni, rilasciate prima del 1975, possono essere revocate solo se vi è una comprovata carenza di spazio e l’impossibilità di ampliare il cimitero.
“Questo non è il caso del comune di Chiaverano,” tuona l’ex assessore, aggiungendo che qui di emergenza non vi è traccia. Si tratta, secondo Crispini, di una decisione ingiustificata e lesiva del rispetto che ogni amministrazione dovrebbe mostrare verso i suoi cittadini e verso la memoria dei defunti.
Giancarlo Crispini, ex assessore ai lavori pubblici con il sindaco Rudi Ravera Chion
L’aspetto più scioccante della vicenda riguarda l’assenza degli eredi durante le operazioni di estumulazione. Gli eredi non solo non sono stati informati, ma sono stati completamente esclusi dalla possibilità di assistere. Ciò solleva un’ombra inquietante su quanto sia accaduto: quali oggetti, preziosi o ricordi personali, sono stati ritrovati nelle tombe svuotate? E perché nessuno ha pensato di restituirli ai familiari?.
“Chiedo ai cittadini di esigere dal Sindaco chiarezza e trasparenza,” dichiara Crispini, che invita le famiglie a reclamare la consegna di tutti gli oggetti eventualmente ritrovati durante le estumulazioni. “La comunità ha il diritto di sapere cosa è stato rinvenuto accanto ai propri cari e di essere coinvolta in ogni decisione. Una violazione simile non può e non deve passare inosservata.”
In un paese come Chiaverano, dove il cimitero è luogo di memoria e rispetto, questa vicenda risuona come uno schiaffo alla dignità della comunità. L’ex assessore è chiaro: il suo è un appello a tutta la cittadinanza perché pretenda risposte immediate e concrete. Non si tratta solo di una questione tecnica, ma di un evidente abuso di potere e di una gestione irrispettosa delle sepolture.
Le domande restano aperte: perché il Comune ha proceduto senza avvisare gli eredi? Che fine hanno fatto gli oggetti ritrovati? E, soprattutto, perché nessuno ha pensato al dolore delle famiglie che, oltre a perdere i propri cari, vedono ora violato anche il luogo della loro memoria?
Il cimitero di Chiaverano
Il regolamento cimiteriale, e in particolare l’Articolo 88, stabilisce norme precise e tassative per tutelare i diritti degli eredi durante le esumazioni e le estumulazioni. Queste disposizioni mirano a garantire la trasparenza e il rispetto dovuto ai defunti e ai loro familiari. Se gli eredi sospettano che all’interno dei loculi possano esserci oggetti preziosi o ricordi personali, hanno il diritto di informare anticipatamente il responsabile del servizio di custodia cimiteriale. Questo passaggio è fondamentale perché permette loro di manifestare una richiesta specifica, assicurandosi che qualsiasi oggetto rinvenuto venga restituito.
Il regolamento prevede inoltre che, in caso di rinvenimento di oggetti richiesti dagli eredi, il Comune non solo proceda alla loro consegna, ma che questa sia documentata attraverso un processo verbale redatto in due copie. Una copia viene consegnata al reclamante, mentre l’altra rimane negli atti dell’Ufficio di Polizia Mortuaria, a tutela sia degli eredi che dell’amministrazione. Questo passaggio formale garantisce una traccia documentata e ufficiale della restituzione, eliminando possibili fraintendimenti o contestazioni.
Anche in assenza di una richiesta esplicita, la legge tutela comunque la dignità dei defunti e il rispetto degli oggetti a loro appartenuti. Se durante le operazioni di estumulazione vengono trovati oggetti preziosi o ricordi personali, questi devono essere affidati al responsabile del Servizio di Polizia Mortuaria, che è tenuto a conservarli per un periodo di dodici mesi, durante il quale gli eredi possono rivendicarli. Solo trascorso questo periodo, qualora nessuno si presenti a reclamarli, il Comune ha la facoltà di alienarli, destinando i ricavi al miglioramento degli impianti cimiteriali.
Questo complesso di norme sottolinea l’obbligo del Comune di operare con trasparenza e rispetto, sia verso i defunti che verso i loro familiari. La mancata applicazione di queste disposizioni rappresenta una grave mancanza di rispetto per la memoria e i diritti degli eredi, un’assenza di sensibilità istituzionale che mina la fiducia della comunità verso le autorità locali.
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