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Trent'anni dall'alluvione: onore all'ex sindaco di Chivasso che lottò nel fango per la ricostruzione

La Regione Piemonte ha reso omaggio a Francesco Lacelli consegnando una targa alla vedova durante la cerimonia di Alba

Chivasso

Francesco Lacelli, ex sindaco di Chivasso. Sotto la piena del Po di 30 anni fa

Ieri, mercoledì 6 novembre, la città di Alba ha ospitato una cerimonia commemorativa in occasione del 30° anniversario della devastante alluvione che colpì il Piemonte nel novembre 1994.

L'evento, intitolato "La forza di ricostruire", è stato organizzato dalla Regione Piemonte per ricordare le vittime, riflettere sulle lezioni apprese e riconoscere l'impegno di coloro che, con dedizione e coraggio, affrontarono quei tragici giorni, contribuendo alla ricostruzione e al sostegno delle comunità colpite.

Tra i riconoscimenti assegnati durante la cerimonia, una targa è stata dedicata a Francesco Lacelli, sindaco di Chivasso dal 1993 al 1997, per il suo impegno durante l'emergenza alluvionale.

Purtroppo, Lacelli è scomparso recentemente all'età di 89 anni. A ritirare il premio in sua memoria è stata la moglie, la signora Rita Mosca, accompagnata dall'attuale sindaco di Chivasso, Claudio Castello.

La consegna della targa alla vedova di Francesco Lacelli, Rita Mosca

Francesco Lacelli: un leader durante la crisi

Francesco Lacelli, nato nel 1935, è stato una figura centrale nella storia di Chivasso legata all'alluvione. Eletto sindaco nel novembre 1993 con una coalizione che includeva il Partito Democratico della Sinistra (PDS), Rifondazione Comunista, i Verdi e La Rete, Lacelli si trovò a governare in un periodo di profondi cambiamenti politici e sociali, segnato da eventi come Tangentopoli e la crisi della Democrazia Cristiana. La sua amministrazione si distinse per l'istituzione dell'isola pedonale in via Torino, una decisione che trasformò il centro storico di Chivasso, rendendolo più vivibile e attraente per cittadini e visitatori.

Tuttavia, il momento più critico del suo mandato fu l'alluvione del novembre 1994. Piogge incessanti causarono l'ingrossamento del fiume Po e dei suoi affluenti, provocando il crollo del ponte sul Po nella notte tra il 5 e il 6 novembre, isolando la città e causando ingenti danni. In Piemonte, l'evento causò 70 vittime e oltre 2.200 sfollati, con danni significativi alle infrastrutture e alle abitazioni.

Durante questa emergenza, Lacelli dimostrò una leadership esemplare, coordinando gli sforzi per la ricostruzione e il ripristino della normalità. La sua capacità di mantenere la calma e di prendere decisioni rapide e efficaci fu fondamentale per affrontare la crisi. La sua amministrazione lavorò instancabilmente per ripristinare i servizi essenziali, supportare le famiglie colpite e avviare la ricostruzione delle infrastrutture danneggiate. La sua dedizione e il suo impegno furono riconosciuti e apprezzati dalla comunità, che lo ricorda come un sindaco vicino ai cittadini e attento alle loro esigenze.

La cerimonia di Alba: un tributo ai protagonisti della ricostruzione

La cerimonia del 6 novembre ad Alba ha rappresentato un momento di riflessione e gratitudine verso tutti coloro che, come Lacelli, hanno dedicato le proprie energie al servizio della comunità in momenti di crisi.

L'evento ha visto la partecipazione di numerose autorità, tra cui il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, il Capo Dipartimento della Protezione Civile, Fabio Ciciliano, e l'assessore regionale alla Protezione Civile, Marco Gabusi. Durante la cerimonia, sono state ricordate le vittime dell'alluvione e sono stati ringraziati i sindaci, gli amministratori locali e i tanti volontari che si adoperarono in prima linea per portare aiuto, salvare vite e lavorare nei mesi successivi per consentire ai territori colpiti di risollevarsi.

La zattera sul Po, dopo il crollo del ponte a Chivasso

Il presidente Cirio ha affermato che l’iniziativa è stata organizzata per ringraziare tutti gli amministratori locali di quel tempo:

In Piemonte abbiamo una Protezione civile di alto livello qualitativo. Oggi vogliamo ricordare chi è stato protagonista di quei tragici momenti di 30 anni fa. Io avevo 22 anni quando ci fu l’alluvione e andai anche io, munito di pala, a spalare il fango alla Ferrero. Insieme a me c’erano gli operai della Ferrero che andarono a ripulire la fabbrica dal fango ancor prima di occuparsi delle loro case. Nel maggio 1995 sono diventato vicesindaco di Alba e così ho seguito gli anni della ricostruzione. La Protezione civile piemontese è costituita da persone che studiano e si preparano. Rimasi molto colpito quando, in Turchia, in una città terremotata di 200 mila abitanti come Antiochia, c’erano soltanto due ospedali da campo: uno degli Stati Uniti d’America e l’altro del Piemonte”.

L’assessore regionale alla Protezione civile, Marco Gabusi, ha aggiunto: “Oggi ricordiamo il trentennale della tragica alluvione del 1994, un evento che ha segnato profondamente il nostro territorio e le nostre comunità. Sono trascorsi 30 anni, durante i quali abbiamo acquisito conoscenze fondamentali e messo in campo opere strategiche per la difesa del suolo. Abbiamo sviluppato e rafforzato sistemi di allertamento che ci permettono di essere oggi più sicuri e preparati. Ma ciò che rende unica la nostra regione è il valore umano della nostra Protezione Civile: uomini e donne che, con dedizione e coraggio, garantiscono un impegno costante e instancabile. Grazie al loro lavoro possiamo affrontare il futuro con maggiore serenità e consapevolezza”.

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