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La Voce degli animali
07 Novembre 2024 - 16:52
E poi ci sono loro: Francesco Mattiola, 50 anni, ed Erika Dardano, 41. Una coppia unita da una passione viscerale per gli animali, un amore che va oltre ogni ragionevole dubbio, oltre qualsiasi difficoltà, oltre ogni logica. Li baciano, li accarezzano, li coccolano, ci parlano, giocano con loro, li osservano come fossero figli. È un legame quasi impossibile da raccontare. All’inizio, questo amore era un seme piantato con discrezione, ma poi, durante il periodo del Covid, è letteralmente esploso, trasformando la loro vita e la loro casa.
Oggi, nella borgata Case Canavera di Corio Canavese, vivono con 28 animali, ognuno con la sua storia e la sua personalità. Ci sono cavalli, cani, gatti, ma soprattutto i rapaci capaci di dominare il cielo e i loro cuori. Creature fiere, misteriose, che Francesco ed Erika hanno accolto come parte integrante della loro famiglia. E ognuno di loro ha un nome e un posto speciale: Ares, l’aquila reale; Nemesi, la poiana ferruginosa; Artù, la poiana di Harris; Nembo, la gheppietta europea; Morse, il gufo africano; Morfeo, il barbagianni; e poi lei, Giulietta, il gufo reale scomparso lo scorso luglio.
La storia di Giulietta ha lasciato un segno indelebile nella vita di Francesco ed Erika. Giulietta è nata in cattività e, come molti rapaci, non conosce il mondo selvaggio. Quando, a luglio, è volata via dalla loro casa, è stato come se un pezzo del loro cuore li avesse abbandonati. Ogni giorno la cercavano, chiedendosi dove potesse essere, se fosse ancora viva, se stesse soffrendo o se avesse trovato un rifugio sicuro. “Ogni sera guardavamo il cielo, sperando di vederla tornare, ma nulla. Sentivamo che il tempo stava per scadere,” racconta Erika, con un velo di emozione negli occhi.
E poi, il miracolo: uno dei tecnici faunistici del CANC di Grugliasco, il centro dell'Università di Torino specializzato nella cura degli animali non convenzionali, ha trovato Giulietta, stremata ma viva. La gioia è esplosa non solo per Erika e Francesco, ma anche per il team del CANC, che ha condiviso l’emozione del ritrovamento in un post su Facebook. L’anello identificativo alla zampa di Giulietta ha permesso di riportarla a casa, tra le braccia di chi l’ha sempre amata. Quando Erika l’ha rivista, un’ondata di sollievo e commozione l’ha travolta: “È stato come rivedere una parte perduta di noi stessi. Giulietta non è solo un animale, è una parte della nostra famiglia.”
In quella borgata silenziosa immersa nel verde, a Case Canavera, Francesco ed Erika hanno costruito un piccolo angolo di paradiso, un rifugio dove il tempo sembra essersi fermato, scandito solo dal battito d’ali e dai versi degli animali. I vicini, inizialmente perplessi, ora si fermano volentieri a scambiare due parole, affascinati dalla strana e affettuosa 'famiglia' che si muove con naturalezza tra aquile e cavalli, tra poiane e gatti.
“All’inizio mi sono appassionata ai cavalli, poi sono arrivati i rapaci,” racconta Erika, con gli occhi che brillano. “Ho letto da qualche parte critiche a questa passione. Voglio solo dire che nascere in cattività non è un dramma, se l’animale trova chi gli vuole bene. È quel che è successo con il cane e il gatto... è quello che facciamo ogni giorno qui.”
Francesco Mattiola, nel suo modo discreto, è considerato una sorta di Dean Schneider del Canavese: come lo svizzero che in Sudafrica gioca con i leoni, lui ha creato un rifugio speciale, dove ogni animale trova protezione e rispetto.
La sua passione per la falconeria è più che un hobby; è una missione, una dedizione che condivide volentieri con chiunque desideri conoscerla. Sono tanti quelli che, nelle belle giornate, salgono fino a Case Canavera per ammirare i suoi rapaci in volo, per ascoltare le storie di Francesco e Erika, e per lasciarsi incantare da questo luogo che sembra sospeso tra sogno e realtà.
"Ho sempre dedicato la mia vita al volo degli uccelli - ci dice Francesco - E’ un’arte antica di più di 4 mila anni che si tramanda da padre e in figlio, di popolo in popolo. Potrei cominciare con Federico II° di Svevia ma non lo faccio....".
Il suo unico scopo? Trasmettere quello che fa alle nuove generazioni, far comprendere ai giovani il mondo dei rapaci.
"I Falconieri (non tutti per la verità) non ne fanno un lucro. Spesso collaborano per la salvaguardia di questi animali combattendo e andando a caccia dei bracconieri, salvando e recuperando gli esemplari detenuti in maniera non corretta. I rapaci, che sono animali non tanto ben visti, servono alla natura servono per regolare un mondo di prede e predatori...".
Ed è incredibile osservare che qui, a Case Canavera, in realtà, questi uccelli volano liberi legati con la testa al proprio aquilaiolo. "In certi paesi del mondo la falconeria è una materia di studio - passa e chiude Francesco - Qui da noi no, gli animalisti scenderebbero in strada anche se poi non se ne vede neanche mezzo a protestare quando ammazzano un maschio alfa di cervo, com'è capitato l'altro giorno...".
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Tant'è! La presenza di Francesco ed Erika ha portato un’energia nuova alla borgata.
“I vicini sono contenti. Vengono a trovarci, incuriositi e affascinati,” raccontano sorridendo, orgogliosi della loro singolare famiglia allargata.
Per loro, ogni animale è una storia, una vita che merita rispetto e amore. Vivere a Case Canavera è una scelta, una missione: non si tratta solo di tenere compagnia a queste creature, ma di renderle parte della loro stessa essenza, portando avanti un patto antico, quello tra l’uomo e il mondo selvaggio che poi così selvaggio non è.
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