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01 Novembre 2024 - 23:09
All’ingresso del paese della sindaca del 75% c’è un cartello.
Troneggia, fiero e deciso, proclamando al mondo e a chi ha orecchi per intendere che “La città di Settimo Torinese è contro la violenza di genere”. Un’iniziativa lodevole, senza dubbio, ma che ci lascia con qualche inevitabile domanda.
Se c’è bisogno di un cartello, forse vuol dire che altrove la situazione non è così chiara.
Come a dire: qui a Settimo siamo paladini della giustizia, mentre al di là del confine, dove il cartello non c’è, chissà cosa può succedere.
Chi sarà a favore, allora? Forse Torino, con tutta la sua storia di lotte e manifestazioni? O Brandizzo? Magari San Mauro?
Senza il giusto cartello, c’è un rischio concreto di equivoci morali. Boh...
Chissà se a Brandizzo stanno già pensando di piazzarne uno altrettanto eloquente, per non sembrare complici.
E Torino, come reagirà a questa dichiarazione di coraggio da parte di Settimo Torinese?
Insomma Settimo ha deciso e preso una posizione… per una causa su cui, giusto per chiarirci, nessuno se lo aspettava...
E qui ci sorge un altro dubbio: questo tripudio di ovvietà ha forse un secondo fine?
Non sarà che si tratti dell’ennesima operazione di marketing di un’amministrazione comunale solo capace, negli ultimi anni, di raccogliere milioni di fondi PNRR per progetti che altri, prima di loro, avevano lasciato nel cassetto?
Magari no… ma intanto immaginiamo la scena: donne e uomini che si fermano davanti al cartello, strabuzzano gli occhi, tirano un sospiro di sollievo e urlano al mondo: “Siamo salvi!”.
Ma se le cose stanno così, allora suggeriamo alla sindaca e alla sua giunta una vera e propria rivoluzione della cartellonistica.
Perché non mettere un bel “Benvenuti a Settimo: qui siamo contro le rapine”, giusto per chiarire a eventuali comuni limitrofi pro-crimine e ai ladri una posizione netta? E poi un bel cartello contro i mafiosi, un'altro contro la povertà, un'altro contro gli scrocconi, un'altro sulla fede, un'altro sul coraggio.
Se il marketing della morale funziona, perché non riempire l’ingresso della città di dichiarazioni, tutte stampate nero su bianco, perché nessuno abbia il dubbio su come la pensiamo?
Vabbè, dai, ve la dico. A me questo cartello fa venire in mente ( non so perchè) Peperopoli e il deposito di Paperon de' Paperoni. Tutt'intorno il "papero più ricco del mondo" amava scrivere di tutto.
"Sciò", "alla larga", "vade retro" eccetera, eccetera... Certo non erano di "benvenuto", ma l'idea del cartello al "confine" per comunicare è uguale.
E poi diciamocelo Settimo, dal tenore di certi commenti sui social e dal livello della classe politica, un po' Disneyland è...
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