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Giudiziaria
01 Novembre 2024 - 23:11
Il caso di maltrattamenti è arrivato in tribunale a Ivrea
È stata condannata a 3 anni e 11 mesi di carcere, oltre a una multa di 2.500 euro, la 45enne che, negli ultimi anni, ha rapinato e maltrattato la madre 77enne. La sentenza, pronunciata dal collegio presieduto dalla giudice Stefania Cugge, segna la conclusione di un lungo processo penale che ha messo a nudo il dramma di una famiglia, come ha sottolineato il pm Ludovico Bosso: «Durante questo processo è emerso il dramma di una famiglia».
Le vicende di violenza e abuso, iniziate nel 2017, si sono protratte fino al 2023, quando è stato emesso un divieto di avvicinamento.
Il processo ha fatto emergere il dolore di una donna, costituitasi parte civile con l'avvocato Beatrice Rinaudo, costretta a presentare querela contro sua figlia, una decisione sofferta ma inevitabile: «Ha sporto denuncia perché non ne poteva più; finché il marito era in vita, la situazione poteva essere contenuta, ma con il tempo il comportamento della figlia è degenerato».
Inizialmente l'imputata si limitava a rubare denaro, ma con il passare degli anni si è passati a furti in casa e all’uso della forza fisica. Testimonianze scomode ma necessarie, poiché nessuno dei familiari avrebbe voluto trovarsi in aula, ma la ricerca di giustizia ha prevalso.
Il tribunale di Ivrea, sede del processo
Il percorso della figlia, infatti, è stato segnato da una lunga dipendenza da sostanze stupefacenti, che l’ha spinta a cercare denaro in ogni modo, arrivando persino a rubare nell’azienda di famiglia, un reato non denunciato che però ha portato al suo licenziamento. Nonostante ciò, la famiglia aveva provveduto a garantirle una casa a Volpiano, ma la spirale di violenza non si è fermata. Con il peggioramento delle condizioni di salute del padre, la madre ha deciso di assumerla come badante, sperando di aiutarla, una scelta che, però, si è rivelata purtroppo fallimentare. Con un crescendo di prepotenze, la donna ha cominciato a sottrarre denaro, oggetti di valore come anelli e bancomat, e persino mobili dalla casa materna, arrivando perfino a rubare un tavolino.
Tra i momenti più dolorosi spicca l’episodio avvenuto due settimane dopo la morte del padre: nonostante il lutto familiare, la figlia pretendeva ancora 300 euro per l’assistenza al genitore malato e, di fronte al rifiuto della madre, ha tentato di strapparle gli anelli dalle dita, costringendo l’anziana a rifugiarsi dal figlio, con l’aiuto della baby-sitter.
Dal 2019 al 2023, fino all’emanazione del divieto di avvicinamento a maggio, la 45enne utilizzava regolarmente l’auto della madre, spesso senza il suo consenso. L’avvocato di parte civile ha presentato nel procedimento documenti che attestano una serie impressionante di multe non pagate, nascoste dalla figlia. Così, solo dopo che la donna è stata allontanata, la madre ha scoperto cartelle esattoriali per un debito di oltre 140mila euro. La condanna include un risarcimento in sede civile, con una provvisionale di 15mila euro, anche se resta il nodo delle multe, la cui responsabilità di pagamento sarà ora decisa in sede civile, poiché non facevano parte dell’imputazione penale.
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