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Fallimento Asa: chi pagherà quei 35milioni di Euro? I Comuni si preparano alla difesa

In vista del processo d'Appello, venerdì ci sarà un incontro di tutti i sindaci con l'avvocato Stefano Cresta

Al centro della vicenda il fallimento dell'azienda pubblica multiservizi che si occupava di raccolta dei rifiuti

Al centro della vicenda il fallimento dell'azienda pubblica multiservizi che si occupava di raccolta dei rifiuti

Il prossimo 25 ottobre, si terrà un incontro cruciale tra i sindaci dei comuni coinvolti nella lunga e intricata vicenda del fallimento di Asa, l'azienda pubblica multiservizi che ha segnato la storia di oltre cinquanta Comuni del Canavese occidentale. L'avvocato Stefano Cresta guiderà la riunione, volta a ricostruire la complessa situazione e aggiornare i nuovi amministratori e quelli da anni impegnati nella gestione della crisi. Tuttavia, non parteciperanno i rappresentanti dei comuni delle Comunità montane, che hanno scelto di affidarsi a un diverso legale per le loro questioni legali.

La sentenza della Cassazione e il ritorno in Appello

La vicenda Asa ha subito un’importante svolta con la sentenza della Corte di Cassazione, che ha accolto il ricorso del commissario straordinario dell'azienda, rinviando la questione alla Corte d’Appello di Torino. Si tratta di un passo che potrebbe riaprire vecchie ferite e mettere in discussione le precedenti decisioni.

Nel novembre 2019, la Corte d’Appello aveva stabilito che i Comuni non erano tenuti a risarcire il debito accumulato dall’azienda, respingendo le richieste avanzate dal consorzio Asa in amministrazione straordinaria e confermando la nullità del lodo arbitrale del 2016.

La pronuncia del 2019 aveva rappresentato una boccata d'ossigeno per i Comuni dell’alto Canavese, sollevandoli dall’obbligo di ripianare un debito che avrebbe potuto compromettere seriamente le loro finanze. Tuttavia, con la sentenza della Cassazione, la partita non è chiusa e si prospettano tempi lunghi per una risoluzione definitiva.

Il lodo arbitrale e la controversia sui debiti

Il cuore della disputa risale all’arbitrato del 2016, quando il curatore fallimentare dell’Asa aveva stabilito che i Comuni dovessero contribuire a coprire il pesante passivo di 74 milioni di euro, accumulato dall’azienda tra il 2009 e il 2013. Una somma capace di far vacillare i bilanci di numerosi enti locali e di portarli sull'orlo del default finanziario. Di fronte a questa prospettiva, un gruppo di comuni si è opposto, impugnando il lodo e rifiutando di accettare il carico finanziario.

La sentenza arbitrale aveva successivamente ridotto il debito a 36 milioni di euro, una cifra che, nonostante il ridimensionamento, restava comunque insostenibile per i Comuni. In quel periodo, gli amministratori locali si erano rivolti senza successo alla Regione e al governo centrale, sperando di ottenere delle deroghe che alleggerissero l'onere finanziario.

Nel 2017, il ricorso in Appello aveva portato a una parziale vittoria per i Comuni: i giudici avevano infatti deciso che la quantificazione del debito dovesse limitarsi agli anni 2009 e 2010, riducendo il carico a circa 16 milioni di euro. Ma la recente sentenza della Cassazione ha rimesso tutto in discussione, facendo ripartire da capo la controversia legale.

Una lunga battaglia legale e le speranze di un epilogo favorevole

La vicenda Asa non si limita alle aule dei tribunali. Nel 2013, l’azienda attraversava una crisi drammatica, con 230 dipendenti che avevano visto il proprio stipendio dimezzarsi. In un gesto disperato, alcuni di loro si erano barricati nell'ufficio del vicesindaco di Castellamonte con taniche di benzina, chiedendo un incontro con il Prefetto e le autorità locali per sollecitare il pagamento delle spettanze dovute dai Comuni consorziati. L’intervento dei carabinieri aveva posto fine alla protesta, ma non alle difficoltà economiche dell’azienda, che poco dopo aveva presentato istanza di fallimento.

Con il rinvio alla Corte d'Appello, la questione si riapre, e la preoccupazione tra i sindaci è palpabile. La nuova udienza rappresenta un punto di svolta per definire il futuro dei Comuni coinvolti e stabilire se saranno costretti a coprire parte dei debiti di Asa. Una decisione che potrebbe pesare gravemente sui bilanci locali e incidere sulla qualità dei servizi pubblici offerti alla cittadinanza.

L’impatto sui Comuni e le attese per il nuovo processo

Nel frattempo, i Comuni interessati guardano con speranza al prossimo passaggio in Corte d’Appello, sperando in una risoluzione che possa finalmente portare stabilità finanziaria e chiudere questo capitolo tormentato. Un epilogo favorevole permetterebbe di scongiurare ulteriori impatti negativi sui bilanci degli enti locali, già messi a dura prova dai tagli e dalle difficoltà economiche degli ultimi anni.

Al contrario, un eventuale esito sfavorevole della causa potrebbe obbligare i Comuni a reperire risorse per saldare il debito, compromettendo i piani di investimento e le prospettive di sviluppo territoriale. Gli amministratori locali sanno che il cammino è ancora lungo e tortuoso, ma si preparano a difendere nuovamente le loro ragioni in tribunale, con l'obiettivo di garantire un futuro più stabile e sostenibile per le loro comunità.

La vicenda Asa rimane, dunque, un tema caldo e di grande rilevanza per l'intero Canavese, con ripercussioni che vanno oltre le aule di giustizia, toccando da vicino la vita delle persone e il futuro di decine di comuni. Il 25 ottobre rappresenterà una tappa cruciale di questo cammino, che molti sperano possa portare finalmente a una soluzione equa e condivisa.

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