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20 Ottobre 2024 - 17:45
Nelle scorse settimane, una piccola guerriera di soli 7 mesi e appena 6 kg di peso è stata strappata al destino avverso grazie a un intervento chirurgico di rara complessità, eseguito presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino. Un trapianto salvavita, che ha unito la parte sinistra del fegato di un donatore pediatrico con un autotrapianto della vena giugulare destra per ricostruire la sua vena porta, ha riacceso la speranza per la bimba e la sua famiglia.
La piccola era venuta al mondo a febbraio, ma già dalle prime settimane la sua battaglia era iniziata: una rara malformazione delle vie biliari la costrinse a un primo intervento a giugno presso la Chirurgia pediatrica dell’ospedale Infantile Regina Margherita (diretta dal dottor Fabrizio Gennari). Nonostante gli sforzi, l'ittero e il progressivo deterioramento del suo fegato continuavano a peggiorare. A luglio, si è reso necessario inserirla in lista d’attesa per un trapianto di fegato.
Nel caldo agosto, le sue condizioni sono peggiorate ulteriormente, portando a un ricovero d’urgenza all'inizio di settembre presso la Gastroenterologia pediatrica del Regina Margherita (diretta dal dottor Pierluigi Calvo). La piccola lottava contro il tempo, i suoi valori epatici segnavano un conto alla rovescia, mentre la speranza di una donazione si faceva sempre più flebile. Ma poi, quando tutto sembrava perduto, è arrivato quel "dono" tanto atteso.
In Veneto, una famiglia distrutta dal dolore per la perdita di un adolescente ha compiuto un gesto straordinario, acconsentendo al prelievo degli organi del loro caro. Il Centro Nazionale Trapianti di Roma ha subito attivato la rete di emergenza, e l’équipe trapianti del Piemonte (diretta dal dottor Federico Genzano) ha trovato una speranza nella parte sinistra del fegato del giovane donatore. È stato il professor Renato Romagnoli, Direttore del Dipartimento Trapianti, a prendere la difficile decisione: era giunto il momento di tentare l'impossibile.
Il viaggio contro il tempo ha visto protagonisti medici, infermieri e tecnici di due regioni italiane, uniti per salvare una vita. Nel Veneto, l'équipe torinese (composta dai dottori Giorgia Catalano e Davide Cussa), insieme ai colleghi del Bambino Gesù di Roma, ha eseguito la complessa divisione del fegato per il trapianto. Intanto, nella sala operatoria dell'ospedale Molinette, la bimba veniva preparata per affrontare il momento decisivo. 12 ore di intervento, di cui ogni secondo è stato una scommessa con la vita. La vena porta della piccola, ormai inutilizzabile, ha richiesto un'autentica impresa chirurgica: utilizzare la sua stessa vena giugulare destra per ricostruire il flusso sanguigno e dare al nuovo fegato una chance di sopravvivenza.
Il lungo post-operatorio ha visto un miglioramento incredibilmente rapido. Dopo soli 21 giorni, la piccola è potuta tornare a casa, lasciandosi alle spalle un incubo che sembrava senza fine. Ogni unità di sangue, fornita dai generosi donatori della Banca del Sangue e Immunoematologia della Città della Salute (diretta dal dottor Marco Lorenzi), è stata essenziale per sostenere la sua ripresa.
"Anche in questa occasione, il sistema trapianti del Piemonte ha dimostrato di essere ai vertici nazionali con un intervento di rara difficoltà," ha dichiarato Federico Riboldi, Assessore alla Sanità della Regione Piemonte. "Ringraziamo le famiglie dei donatori e i donatori di sangue, che ci permettono di compiere miracoli come questo."
Anche il Direttore generale della Città della Salute, Giovanni La Valle, ha voluto esprimere la sua gratitudine: "Questa è una storia a lieto fine, che dimostra il valore dei nostri professionisti e la forza della collaborazione tra i nostri ospedali. È grazie a questo spirito di squadra che abbiamo potuto salvare la vita di una neonata."
Un racconto di speranza e di tenacia, di un sistema sanitario che non si arrende, e di una comunità che, nel dolore, sceglie di donare vita.
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