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Settimo Torinese

"Volevo tanto conoscere Barbero...": il sogno infranto di un ragazzo autistico

E questa è molto più che una polemica per quei 250 posti esauriti in appena un secondo: è lo schiaffo a chi ogni giorno sgomita per ritagliarsi il proprio angolo nel mondo

Tra le migliaia di delusi c'è Alberto, ragazzo autistico che sogna di incontrare Barbero

Tra le migliaia di delusi c'è Alberto, ragazzo autistico che sogna di incontrare Barbero

Il Festival dell'Innovazione? Solo per chi è più veloce, a discapito dei più fragili e di chi ogni giorno deve sgomitare per vedersi riconoscere un diritto.

Esauriti in meno di un secondo: così sono spariti i 250 posti per la conferenza di Alessandro Barbero, l’evento conclusivo del Festival dell’Innovazione e della Scienza organizzato dalla Fondazione Ecm. Annunciato in pompa magna per il 22 ottobre, l’evento avrebbe dovuto aprire le porte alla cultura, ma alla fine ha spalancato quelle della frustrazione e della discriminazione. L’apertura delle prenotazioni alle 20 del 14 ottobre ha visto un assalto digitale senza precedenti: 5005 connessioni in contemporanea, con 250 miseri biglietti a disposizione. Qualcosa come l’1% di probabilità di riuscire a ottenere un posto.

Risultato? Tutto esaurito in un lampo e migliaia di persone deluse.

Questi i dati, ma dietro i numeri ci sono le persone e dietro le persone, le loro storie. Tra i delusi c'è Carla, una mamma che lotta ogni giorno per ritagliare un posto nel mondo a suo figlio Alberto (i nomi sono di fantasia su richiesta degli interessati), un ragazzo autistico appassionato di storia. Per lui, incontrare Alessandro Barbero non significa solo partecipare a una conferenza: per lui quell'incontro rappresenta la realizzazione di un sogno, quello di vedere da vicino il suo eroe, una figura che ha stimolato la sua curiosità e passione per la storia. E invece le porte della cultura sono rimaste chiuse. E non solo quelle virtuali.

Carla ha fatto tutto ciò che era in suo potere: ha inviato email alla Fondazione, ha chiamato la biblioteca e persino il Comune di Settimo Torinese, sperando che qualcuno comprendesse l’importanza di questo incontro per suo figlio. Eppure, la risposta è stata fredda, burocratica: “Non si può passare davanti agli altri. La legge è uguale per tutti”. Ma la verità è che questa legge, così applicata, colpisce chi è più fragile, lasciando Alberto fuori da un evento che per lui significava davvero molto.

“Ho provato anche a scrivere al professor Barbero in persona,” racconta Carla, “A me non interessa entrare, volevo solo che mio figlio avesse questa opportunità. Ma nessuno ha mosso un dito”.

L’unica concessione che le è stata fatta è stata quella di seguire la conferenza in streaming. Come se un collegamento online potesse mai sostituire l’emozione di un incontro dal vivo, soprattutto per un ragazzo come Alberto, che già fatica ogni giorno a trovare il suo spazio nel mondo.

“Ci hanno detto di provare la sera stessa, di vedere se ci fossero posti liberi. Ma come faccio a portare un ragazzo autistico davanti alla porta e sperare in un miracolo?”, continua Carla. E infatti di miracoli non ce ne sono stati. Non c’è stata una soluzione, non c’è stato un gesto di inclusione. C’è stato solo un muro di burocrazia e freddezza, un altro sogno infranto per chi non può contare sulla rapidità di un click.

Eppure, in altri eventi fuori dai confini settimesi, la sensibilità e l’attenzione verso le persone con disabilità non mancano. Ma Fondazione Ecm e gli organizzatori hanno preferito far prevalere una logica che premia i più veloci, quelli che sono riusciti a connettersi al momento giusto, ignorando il significato più profondo di un evento di cultura e divulgazione. Un evento di 5000 interessati, diventati presto 10mila, ma con soli 250 posti disponibili, riservati a chi ha avuto la fortuna di scattare prima degli altri.

"Chi organizza un evento di questo calibro, può molto - insiste Carla -. Il problema è che nessuno ha capito di ritrovarsi per le mani il sogno di un ragazzo che di difficoltà, nella vita, ne deve affrontare ogni giorno. E se lo hanno capito, non hanno voluto fare nulla per lui. Sarebbe bastato che gli dessero la possibilità di incontrare il professor Barbero anche per pochi minuti prima dell'evento o subito dopo, il tempo di un saluto e una stretta di mano, se proprio non potevano permettergli di assistere all'evento. Per far felice una persona basta poco, pochissimo. Ma qui è stato sollevato un invalicabile muro di cinismo".

La storia di Alberto dovrebbe essere un monito per tutti. Per la Fondazione Ecm, per il Comune di Settimo, e per chiunque organizzi eventi con la pretesa di voler avvicinare la cultura alle persone. Perché la cultura non è solo per chi arriva per primo: dovrebbe essere per chi ha il diritto di sognare, per chi ha bisogno di un’opportunità per vivere un’emozione, un incontro. Non per vedere la porta sbattuta in faccia ancora una volta.

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