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A 100 anni
06 Ottobre 2024 - 16:50
Nella foto Danilo Riva Cambrino, Cinza Condello e Francesco Farruggio
Il 6 ottobre 1924, l'Italia si fermò per ascoltare la prima trasmissione radiofonica ufficiale, aprendo un nuovo capitolo nella storia della comunicazione.
Oggi, a distanza di un secolo, celebriamo il viaggio della radio e il ruolo cruciale che ha svolto nel plasmare la nostra cultura e le nostre comunità. Mentre le grandi emittenti nazionali dominavano l’etere, in molte piccole città e borghi italiani una rivoluzione più intima e comunitaria stava prendendo piede: quella delle radio libere locali.
Tra gli anni '70 e '80, queste emittenti divennero la colonna sonora di intere generazioni, portando con sé un’ondata di libertà, sperimentazione e partecipazione diretta del pubblico.
La sentenza della Corte Costituzionale del 1976, che pose fine al monopolio statale sulle frequenze radiofoniche, accese una scintilla che si trasformò rapidamente in un fuoco di entusiasmo. In tutta Italia, giovani appassionati di musica, gruppi di amici e aspiranti DJ si misero al lavoro per fondare piccole emittenti, trasmettendo dalla loro città, spesso in maniera improvvisata e sperimentale.
In Piemonte, come nel resto del Paese, la diffusione delle radio libere fu un fenomeno travolgente. Uno dei pionieri di questa nuova ondata fu Francesco Farruggio, fondatore di Radio Gamma a Settimo Torinese nel 1978.
"Eravamo una ventina e trasmettevamo 24 ore su 24," ricordava con emozione Farruggio qualche anno fa nel corso di una nostra intervista. "Con programmi di musica, radiogiornali, dediche e attualità, ci sentivamo una grande famiglia."
Quella di Radio Gamma non era solo un’avventura radiofonica, ma un vero e proprio centro di aggregazione.
L'emittente ospitò persino personalità illustri come Marco Tardelli e Umberto Tozzi, rendendo la radio un punto di riferimento culturale a livello cittadino.
Tra i ricordi più significativi, c'è quello di Cinzia Condello, speaker a soli 16 anni: "Mi sentivo impacciata, e l’idea di essere ascoltata mi metteva ansia, ma poi ho preso coraggio e ho iniziato a condurre 'Liscio in cucina.'"
Condello è poi diventata consigliera comunale a Settimo e assessore provinciale. Anche Dario Tardin faceva parte di quel gruppo.
A Chivasso, un gruppo di giovani studenti e appassionati mise in piedi una delle emittenti più seguite del Canavese: Radio Chivasso 94. Nata nel 1977, la radio si sviluppò inizialmente in un piccolo magazzino a San Genesio, ma ben presto divenne il cuore della vita sociale e culturale della città. La radio era un vero laboratorio creativo, dove giovani senza alcuna esperienza si lanciavano nel mondo della conduzione radiofonica.
Danilo Riva Cambrino, che nel 1978 divenne presidente dell'emittente, ci raccontava qualche anno fa: "Quando ho sentito per la prima volta gli speaker di Radio Chivasso 94, trasmettevano senza alcun criterio, interrompevano le canzoni, facevano dediche improvvisate… ma quella spontaneità era proprio il fascino della radio libera."
Tra i protagonisti di questa avventura radiofonica vi furono Andrea De Marchi, Giorgio Scapecchi, Tonino De Rosa— co-conduttore del celebre programma La Mucca di Mezzanotte — Mariano Deidda e Nino Ventura. Quest'ultimo ricordava: "La radio andava bene, organizzavamo spettacoli e raccoglievamo fondi. Ho avuto l'onore di intervistare Dario Fo alla Singer di Leinì.".
Diversa, per struttura e ambizioni, era Radio Chivasso City Stereo Sound, fondata dall’imprenditore Gianfranco Galletti. Fin da subito puntò a qualcosa di più ampio. "Mio padre sognava una radio non solo di intrattenimento," ci raccontava alcuni anni fa sua figlia, Francesca Galletti. "Voleva che fosse anche un mezzo di informazione e cultura."
Il pubblico partecipava attivamente, visitando la sede della radio e prendendo parte agli eventi organizzati dall'emittente. La programmazione spaziava dai talk show alle dediche, dalla musica ricercata all’attualità.
Francesca Galletti, che all’epoca aveva solo sei anni, ricordava con affetto il suo debutto radiofonico con il programma Eurobimbi, mentre sua sorella maggiore conduceva il programma domenicale del buongiorno. "Era un clima di condivisione e amicizia," ci raccontò Francesca, "e quando la radio chiuse negli anni ’90, fu una vera sofferenza per tutta la comunità."
Anche Marilena Pizzimenti lavorò a Radio Chivasso City Stereo Sound dal 1981 al 1983, e di nuovo dal 1988. Ricordava con affetto: "Uscivamo insieme la sera, e i giovani ci seguivano con grande partecipazione. Era un periodo di gioventù e umanità.".
Nel frattempo, Radio Gamma si affermava per la qualità delle sue trasmissioni. Nel 1978, l’emittente vinse il prestigioso Premio Mole d’Oro, che riconosceva la migliore radio privata in Italia. "È stata una delle esperienze più belle della mia vita," confidò Farruggio. "Abbiamo ospitato personaggi di spicco e creato un legame fortissimo con i nostri ascoltatori. Eravamo una famiglia che si riuniva ogni giorno davanti alla radio."
Tuttavia, come molte altre emittenti, anche Radio Gamma dovette affrontare le difficoltà economiche e la crescente concorrenza delle radio commerciali. Nel 1979, Farruggio fu costretto a vendere la radio, ma il legame con quel periodo e con le persone che vi lavoravano restò indelebile.
Un’altra emittente che lasciò un segno indelebile nell’etere piemontese fu Radio Chivasso International, fondata da Renza Spinello. Con ben 12 ripetitori sparsi per il Piemonte, Spinello tentò un’espansione regionale, trasformando la radio in una delle emittenti più potenti del territorio.
In un’intervista di alcuni anni fa, Renza ci raccontò le difficoltà che seguirono l’alluvione del 1994 e l’introduzione della legge Mammì del 1990, che impose regole molto restrittive per le radio libere: "Ho deciso di rinunciare, non volevo trasformare la mia creatura in una scatola vuota." Spinello rifiutò di vendere la radio a uno dei grandi gruppi.
Con l’avvento delle radio commerciali e la regolamentazione imposta dalla legge Mammì, molte radio libere furono costrette a chiudere i battenti. Radio Chivasso 94 e Radio Chivasso City Stereo Sound furono tra quelle che cessarono le trasmissioni tra gli anni '80 e '90. Tuttavia, queste emittenti lasciarono un segno profondo nella memoria collettiva. Per molti, le radio libere rappresentarono un modo unico di vivere la musica e la cultura, un punto di ritrovo per le comunità locali, che ogni giorno si riunivano attorno al suono delle onde radio.
Oggi, a cento anni dalla prima trasmissione radiofonica italiana, il ricordo delle radio libere rimane vivo nelle parole di chi le ha vissute. "Eravamo giovani e pieni di sogni," disse Francesco Farruggio in una delle sue ultime interviste, "la radio era la nostra vita."
Le radio libere, pur essendo un fenomeno locale, divennero l’espressione di una libertà conquistata, di una voglia di comunicare, condividere e creare legami che supera il tempo.
Il loro lascito è ancora vivo grazie ai ricordi di chi ha vissuto quegli anni intensi di sperimentazione e passione.
Queste emittenti hanno dimostrato il potere della radio come mezzo di comunicazione autentico, capace di creare una comunità allargata, unita dalle voci che vi trasmettevano.
E oggi, in un mondo sempre più digitalizzato, il loro esempio ci ricorda quanto sia importante il contatto umano e il legame diretto che solo la radio sapeva creare.
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