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Oltre il Confessionale
27 Settembre 2024 - 13:00
Ragazzi di Gaza
Lunedì 7 ottobre prossimo sarà il triste anniversario del terribile e vile attentato perpetrato da Hamas nei confronti di Israele, che ha causato circa mille morti e il sequestro di centinaia di uomini e donne, ostaggi delle milizie terroristiche.
La reazione dello Stato di Israele era prevedibile, come scontata e doverosa la condanna dell’aggressione da parte di tutto il mondo civile, nonché la solidarietà al popolo ebraico.
"Israele ha diritto a difendersi", abbiamo ascoltato in maniera incessante, quasi una litania.
Il diritto all’autodifesa è contemplato nel diritto internazionale.
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Lo Stato di Israele ha esercitato questo diritto nella volontà dichiarata di annientare Hamas.
Dopo un anno, il diritto all'autodifesa è stato, a mio parere, superato, oltrepassato in modo notevole e drammatico.
Gaza è stata praticamente rasa al suolo, causando più di quarantamila morti, dei quali circa ventimila minori e diecimila donne.
Hamas non è stato sconfitto, ma la difesa è diventata aggressione: migliaia di persone costrette a sfollare da una zona all'altra, con soccorsi e cure mediche ostacolate e impedite.
Dopo un anno, stiamo assistendo a una pulizia etnica e a qualcosa che si avvicina a un genocidio.
L'ONU e i suoi appelli a Israele affinché interrompesse le operazioni militari sono rimasti inascoltati.
Ad oggi, nessuno è riuscito a trovare un accordo tra Hamas e Israele affinché si liberassero gli ostaggi nelle mani dei terroristi e Israele cessasse di bombardare.
La questione altrettanto grave è il silenzio dell'Europa. Gli USA, da una parte, tentano una mediazione per il cessate il fuoco e, dall’altra, riforniscono di armi l’esercito con la stella di Davide.
Nessuna condanna nei confronti di Netanyahu che, da una legittima difesa, è passato ormai ad azioni criminali, deprecate dal Tribunale Internazionale. Silenzio totale, se non qualche timida affermazione: "Israele usi moderazione e cerchi di preservare i civili". Surreale!
Altro tasto dolente, per quanto mi riguarda, è il silenzio dei vertici della Chiesa cattolica italiana.
È con sofferenza che dico questo, non perché mi senta migliore o più coerente.
La Chiesa è chiamata dal suo maestro Gesù a essere sale e luce nel mondo. Essere sale per dare sapore alle coscienze anestetizzate, rassegnate, indifferenti. Essere luce nel buio di umanità, nel buio dove si pensa di vincere il male con altro male, con la vendetta e la ritorsione.
Ma se il sale perde il suo sapore, a cosa serve? Perché, dopo un anno e migliaia di morti, non si sente l'urgenza profetica di esprimere una condanna nei confronti dell'autorità israeliana per crimini di guerra? Forse il timore di urtare il popolo ebraico? Proprio perché desideriamo riaffermare l'amore per i fratelli maggiori, dovremmo sottolineare che le loro autorità, in questo momento, non stanno percorrendo la via del bene per il loro popolo, così come anche Hamas non percorre la via del bene per il suo.
Dai pastori che guidano la Chiesa mi aspetterei franchezza e coraggio.
Gesù parlava apertamente, a viso aperto, faccia a faccia, senza la preoccupazione di perdere consenso o privilegi. A lui premeva la verità, fare la verità.
I palestinesi si sentono abbandonati, sentono la nostra indifferenza. Il loro sangue vale meno di quello di altre vittime per non essere annoverate nel nostro sdegno? La loro dignità, la loro libertà, valgono meno di quelle di altri popoli?
Per la Pasqua di quest’anno, "KAIROS PALESTINA" scriveva: "Continuiamo ad essere scioccati e scoraggiati dal silenzio dei leader della Chiesa cattolica e degli operatori pastorali di fronte all’impressionante numero di morti a Gaza".
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Cosa deve ancora succedere affinché l’istituzione Chiesa cattolica riacquisti la parola?
La prudenza è una virtù, ma non corriamo il rischio che sia intorbidita dall’omertà. Perché chi gira la testa dall’altra parte non realizza la prudenza, ma la viltà. E le tragedie non hanno classifiche: non esistono morti e vittime di serie A e morti e vittime di serie B.
Risuoni l’auspicio di Mosè: "Fossero tutti profeti nel popolo del Signore" e i silenzi si trasformino in parole di solidarietà, e le parole in fatti operosi di intercessione.
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