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Nucleare a Saluggia

L'incapacità di Sogin di solidificare le scorie radioattive liquide

Nel sito Eurex che l'azienda di Stato gestisce dal 2003: i lavori dell'impianto Cemex affidati e bloccati più volte negli ultimi quindici anni. Ora è stato assoldato un “super esperto” in appalti

L'incapacità di Sogin di solidificare le scorie radioattive liquide

Il cantiere dell'impianto Cemex

SALUGGIA. Niente, non ce la fanno. Non ce la fanno proprio. Quella di solidificare i rifiuti radioattivi liquidi – i più pericolosi – presenti nel sito Eurex di Saluggia è un'impresa a cui Sogin, l'azienda di Stato che gestisce il decommissioning nucleare, si applica da tre lustri; un'impresa che però, per errori ed incapacità, continua ad accumulare ritardi e conseguente aumento dei costi. Un impianto, l'Eurex, che ha funzionato per quindici anni, dal 1970 al 1984, e che dopo quarant'anni dalla cessazione dell'attività non è ancora stato smantellato e continua tuttora, mentre scriviamo, a “succhiare” risorse (milioni di euro, soldi pubblici) “a protezione del sito nucleare”. Un sito costruito impropriamente in riva alla Dora Baltea e che, anziché essere “protetto”, a quest'ora non dovrebbe esserci più.

Prodotti del riprocessamento. Nei serbatoi dell'Eurex – gestito prima da Cnen-Enea e, dal 2003, da Sogin – sono presenti complessivamente circa 270 metri cubi di rifiuti liquidi radioattivi prodotti nel corso delle campagne di riprocessamento degli elementi di combustibile irraggiato, provenienti da varie centrali nucleari italiane ed estere, condotte negli anni ‘70 e ‘80 in questo sito.

Cinque anni? Ne son passati quaranta. La solidificazione di questi rifiuti è stata richiesta più volte dagli organi di controllo fin dal 1977, quando il Ministero dell'Industria prescrisse al Cnen la realizzazione dell'impianto entro cinque anni. Ma dopo oltre quarant’anni e innumerevoli proroghe della prescrizione l'impianto non è ancora pronto e la solidificazione non è ancora iniziata: le scorie liquide giacciono tuttora nei serbatoi (alcuni dei quali sono vecchi di cinquant’anni).
Per solidificare i rifiuti liquidi Sogin, abbandonata l’idea dell’impianto di vetrificazione “Cora” che era stato studiato dall’Enea nel secolo scorso, all'inizio di questo secolo ha deciso di realizzare il complesso Cemex (CEMentazione EurEX), un impianto in cui i rifiuti saranno cementati e condizionati. Il complesso è in corso di costruzione in un’area adiacente ai serbatoi in cui sono conservati i liquidi radioattivi, da cui partiranno le tubazioni di trasferimento all’impianto di cementazione. Lo stoccaggio dei manufatti condizionati avverrà nell’annesso deposito temporaneo, il D3, e Lo stoccaggio dei rifiuti solidi ottenuti dalla cementazione avverrà nell’annesso deposito temporaneo, il D3, e da qui partiranno per essere trasferiti al Complesso Stoccaggio Alta attività (CSA) all’interno del Deposito Nazionale, quando sarà disponibile, per poi essere successivamente ritrasferiti ad un deposito di profondità di durata millenaria.

Tre lustri di errori e ritardi. La necessità di solidificare i rifiuti liquidi per portarli via è stata evidenziata più volte anche dalle associazioni ambientaliste, ma Sogin – che a Saluggia finora si è impegnata sostanzialmente solo nella costruzione di nuovi depositi “temporanei”, consolidando la presenza di materiale radioattivo in un sito assolutamente inidoneo – ci ha messo sette anni prima di avviare la costruzione dell'impianto. I lavori, poi, hanno avuto nel tempo una storia estremamente travagliata, con errori nei bandi e nei capitolati, numerosi tentativi di avvio e susseguenti fermate, e una serie di contenziosi tra Sogin e le imprese appaltatrici.

Inizialmente, nel 2010, a costruire l'impianto Cemex avrebbe dovuto essere Ansaldo Nucleare: un progetto del valore di 145 milioni. Ma pochi mesi dopo, nel gennaio 2011 Sogin annullò il bando «in autotutela» poiché nella documentazione amministrativa erano emersi «elementi che avrebbero pregiudicato il corretto e celere espletamento dell'iter per l'aggiudicazione dei lavori».

Due anni dopo, nuovo tentativo. I lavori per la realizzazione del Cemex vennero affidati, nel febbraio del 2013, a un raggruppamento temporaneo di imprese composto da Saipem spa come mandataria, insieme all’Impresa costruzioni Giuseppe Maltauro spa. Il contratto (appalto da 98 milioni di euro) prevedeva che il 12 agosto 2017 il RTI consegnasse i due edifici costituenti il Cemex (impianto di cementazione e annesso deposito temporaneo) completi di tutti i sistemi. Ma nell'estate 2017 il cantiere registrava, secondo Sogin, un avanzamento dei lavori inferiore al 10%. Fu però Saipem a dichiarare la risoluzione del contratto «per grave inadempimento di Sogin ex art. 1453 codice civile». L'interruzione ebbe una coda in tribunale: ne derivò infatti una causa “incrociata”, con cui il Raggruppamento chiedeva il risarcimento dei danni a Sogin e viceversa.
Parallelamente allo svolgersi del contenzioso, Sogin si adoperò per la messa in sicurezza e la conservazione delle opere fino a quel momento realizzate: fece quindi costruire una copertura provvisoria (una tettoia) su tutta l’area del cantiere Cemex, per evitare che nel frattempo tutto arrugginisse.

Si arriva così al 2020. Il 14 luglio viene pubblicato, con avviso sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea, un nuovo bando di gara per i lavori di completamento del complesso Cemex. Le attività previste dalla gara riguardano la realizzazione dell’edificio di processo, dove verranno cementati i rifiuti radioattivi liquidi, e l’installazione nell’annesso deposito temporaneo D3 delle apparecchiature e dei sistemi ausiliari di controllo e movimentazione dei rifiuti solidi radioattivi ottenuti dalla cementazione. Il valore complessivo delle attività previste a base di gara è di 128,5 milioni di euro, da realizzare entro il 2023.
Ad aggiudicarsi l’appalto misto di lavori e servizi è un altro Raggruppamento Temporaneo di Imprese, composto dalla mandataria Consorzio stabile Teorema scarl e dalle mandanti Consorzio stabile Conpat scarl, Consorzio stabile Infratech scarl e Penta System srl. Il valore totale del contratto di appalto è di oltre 107 milioni di euro. Il Raggruppamento assume poi la denominazione di “Cemex 2023” (l’anno in cui i lavori, considerando tutte le proroghe e i rinvii, avrebbero dovuto essere terminati). Anche questo affidamento, ça va sans dire, finisce male. Dopo due anni Sogin manda via l'appaltatore perché, sostiene, «l'avanzamento fisico dei lavori è significativamente basso: poco più dell’1% a fronte di un avanzamento temporale preventivato di oltre il 50%», e va in causa anche con questi.

Sfiorando ormai il ridicolo, Sogin lancia un altro bando di gara, avviato il 5 aprile 2023, stavolta da 151 milioni di euro; ma nemmeno questo va bene: il 31 gennaio 2024 viene annullato in autotutela dalla stessa Sogin «per evidenti vizi sostanziali che avrebbero bloccato in fase esecutiva i lavori di completamento della struttura». Altro tempo perso, altri soldi buttati.

Insomma: da quindici anni a questa parte, o il bando è scritto male, oppure l'appaltatore non è in grado di realizzare i lavori, oppure ancora c'è qualche inadempimento o succede qualcos'altro: il dato di fatto è che Sogin continua a spendere un sacco di soldi ma non riesce a completare l'impianto di cementazione, chiedendo sempre nuove proroghe agli organi di controllo.

L'uomo della provvidenza. Si arriva a settembre 2024. Il management di Sogin, ormai sull'orlo della disperazione, cerca un esperto esterno che sia in grado di scrivere un bando decente per evitare ulteriori contenziosi con le ditte appaltatrici. Lo trova nel 71enne ingegnere napoletano Donato Carlea, già presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. E annuncia l'ingaggio di questo luminare con un comunicato trionfalistico: «Carlea è fra i maggiori esperti nella gestione di appalti complessi, e guiderà il team di tecnici che supporterà la Società nella realizzazione del complesso Cemex all’interno del sito Eurex; sarà affiancato dalle migliori professionalità interne sui temi connessi a questo progetto. L’obiettivo è quello di definire una strategia per risolvere preventivamente tutti gli aspetti che potrebbero rallentare, ostacolare o bloccare i lavori». Alla buon'ora.

Donato Carlea

Non se ne esce. L'auspicio di Sogin è che il Cemex possa entrare in esercizio nel 2029, come previsto dall'ultimo Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ultimo di una serie interminabile di proroghe. In ogni caso, anche se i tempi stavolta verranno rispettati (ma, visti i precedenti, non metteremmo la mano sul fuoco), i libri di storia del nucleare italiano registreranno che nel XXI secolo la costruzione (la sola costruzione: senza contare i tempi di esercizio) dell'impianto di solidificazione dei rifiuti radioattivi liquidi da parte di Sogin sarà durata il doppio di quanto è durata, nel XX secolo, la campagna di riprocessamento Cnen-Enea che, nello stesso sito di Saluggia, quei rifiuti ha prodotto. Rifiuti che poi, una volta solidificati, andranno portati in depositi che ancora non si sa dove e quando verranno realizzati. Di quanto tutto ciò sarà costato – tutti soldi pubblici – parleremo un'altra volta.

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