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19 Settembre 2024 - 18:16
Proteste per mantenere i servizi nei Comuni
La chiusura degli sportelli bancari nei piccoli Comuni italiani è diventata una questione urgente e preoccupante, che sta provocando una crescente mobilitazione tra i cittadini, i sindaci e le comunità locali.
Il fenomeno, che riguarda principalmente le aree montane e rurali del Paese, si sta trasformando in un problema politico di ampia portata, come sottolineato da Marco Bussone, Presidente nazionale di Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani). Le chiusure non rappresentano solo una mera riorganizzazione aziendale delle grandi banche, ma costituiscono un grave attacco al tessuto economico e sociale di queste aree, che rischiano di essere abbandonate e private di servizi essenziali.
Negli ultimi anni, le grandi banche hanno progressivamente chiuso numerosi sportelli nei piccoli centri abitati, concentrando le loro attività nelle grandi città e nei centri urbani maggiori. Questa tendenza ha lasciato sul campo solo alcune Casse di Risparmio, Banche di Credito Cooperativo (BCC) e gli sportelli di Poste Italiane, mentre i giganti bancari come Intesa Sanpaolo e Unicredit hanno abbandonato molti territori, causando disagi significativi alle comunità locali.
Uno sportello bancomat
Questa strategia, motivata da logiche di mercato e ottimizzazione dei costi, non tiene conto delle specificità territoriali e delle esigenze dei cittadini che vivono in aree meno densamente popolate, dove la presenza di uno sportello bancario rappresenta un servizio fondamentale.
Marco Bussone, presidente dell'Uncem, ha denunciato con forza il comportamento delle grandi banche, in particolare di Intesa Sanpaolo, che ha deciso unilateralmente di chiudere gli sportelli senza tenere conto delle istanze dei territori.
"Siamo preoccupati, ormai da anni, per la chiusura degli sportelli bancari sui territori", afferma Bussone, evidenziando come questa decisione stia causando un crescente malcontento tra i sindaci e le comunità locali. Nonostante le numerose lettere inviate a Carlo Messina, CEO di Intesa Sanpaolo, per chiedere chiarimenti e soluzioni, non è arrivata alcuna risposta diretta. "Da due mesi lo sollecitiamo. Niente. Manco una riga da lui firmata. Grave."
Il presidente dell'Uncem critica duramente il fatto che le risposte alle preoccupazioni dei territori arrivino solo attraverso lettere firmate dagli uffici reclami e qualità della banca, o tramite contatti con gli uffici di Public Administration Relations.
"Li incontreremo perché siamo inclusivi, aperti, in dialogo con tutti. Ma non è accettabile questo atteggiamento dei vertici. Non possiamo che ritenere gravissimo, preoccupante, che i CEO delle banche non rispondano ai Sindaci, ai territori, alle comunità, a Uncem. Non è ammissibile."
La chiusura degli sportelli bancari nei piccoli Comuni non è solo una questione di comodità o di abitudini consolidate.
Ha ripercussioni profonde sul tessuto economico e sociale delle comunità. Molti anziani, che non hanno dimestichezza con l'home banking, si trovano improvvisamente privati di un servizio essenziale. Le piccole imprese, che spesso operano in contesti già difficili, vedono peggiorare le condizioni per la gestione della loro attività.
Il tessuto economico locale, già fragile, rischia di indebolirsi ulteriormente. "La chiusura ha effetti sul tessuto economico e sociale dei nostri territori", sottolinea Bussone, che non accetta le giustificazioni delle banche sulla diffusione dell'home banking. "Non accettiamo risposte sulla bontà dell'home banking. Lo usiamo tutti e ne sappiamo la rilevanza. Ma peraltro, anche laddove il digital divide è ancora forte, come nelle Alpi e negli Appennini, non è la risposta vera. È una distrazione rispetto al problema".
Di fronte a questa situazione, Uncem richiama all'azione le istituzioni politiche a tutti i livelli, dai partiti ai sindacati, fino agli amministratori locali. Bussone avverte che la questione non può essere ignorata e chiede un intervento deciso per frenare quello che definisce un "abbandono dei territori".
"Le banche che se ne vanno abbandonano pezzi di territori sbattendo le porte in faccia alle comunità e ai correntisti, ai Sindaci e alle imprese. Messina, e non solo, dia risposte vere. Scopra le carte. E la Politica, i Partiti tutti, le Istituzioni agiscano per frenare la spoliazione, d'intesa con i lavoratori, i Sindacati, gli Amministratori locali."
Marco Bussone, presidente nazionale Uncem
L'appello di Uncem è chiaro: non si tratta solo di difendere degli sportelli bancari, ma di proteggere l'integrità economica e sociale delle aree interne e rurali del Paese.
La chiusura delle banche rappresenta un atto politico, che risponde a logiche finanziarie lontane dalle esigenze delle comunità locali. È un problema istituzionale che, se non affrontato, rischia di aggravare la disuguaglianza territoriale e di alimentare un crescente senso di abbandono tra i cittadini di queste aree.
In risposta a questo silenzio, i sindaci dei piccoli Comuni stanno preparando una serie di iniziative di protesta, che potrebbero culminare in manifestazioni pubbliche davanti alle filiali chiuse. "Scenderemo in piazza. Con i Sindaci arrabbiati per le chiusure. Che non sanno con chi parlare. E dunque porteranno i cittadini, ancora una volta, in piazza. Davanti alle filiali. Anche incatenandosi", annuncia Bussone.
La determinazione a combattere questa battaglia è forte, e non si esclude il ricorso a forme di protesta più eclatanti, come le catene umane davanti alle banche chiuse, per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica e delle istituzioni.
La chiusura degli sportelli bancari è solo uno dei tanti segnali di una crescente marginalizzazione delle aree interne e rurali del Paese. La mancanza di servizi, la difficoltà di accesso alle tecnologie digitali, il calo demografico e la scarsità di opportunità economiche sono problemi che richiedono risposte urgenti e coordinate. Se le banche decidono di abbandonare questi territori, il rischio è che altre realtà seguano il loro esempio, accelerando un processo di desertificazione sociale ed economica già in atto.
Uncem e i sindaci dei piccoli Comuni italiani non intendono restare a guardare. La loro battaglia è appena iniziata, e richiede il sostegno di tutti coloro che credono nella necessità di difendere il diritto delle comunità locali a non essere abbandonate.
È una questione di giustizia territoriale e di coesione sociale, che non può essere lasciata nelle mani di decisioni prese nei consigli di amministrazione delle grandi banche, lontano dalle realtà che quelle decisioni impattano direttamente.
La richiesta è semplice: risposte concrete, dialogo aperto e un impegno reale per garantire che nessun territorio venga lasciato indietro.
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