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Autostrade d'Italia
19 Settembre 2024 - 00:15
Ativa, la società che gestisce la A5 Torino-Aosta e la circonvallazione di Torino ha rivolto in questi giorni un appello urgente alle regioni Piemonte e Valle d'Aosta per ottenere l'autorizzazione necessaria alla riapertura della bretella Ivrea-Santhià ai mezzi pesanti. Questa tratta, chiusa ai veicoli superiori alle 3,5 tonnellate e agli autobus dallo scorso gennaio, è al centro di lavori di messa in sicurezza del viadotto Camolesa, un’infrastruttura non più in grado di sostenere il traffico pesante.
Tecnicamente il divieto di circolazione ai mezzi pesanti e ai veicoli di grandi dimensioni è in vigore sul tratto compreso tra l’interscambio di Pavone in direzione Santhià e da Santhià allo svincolo di Albiano.
La soluzione tecnica proposta dalla società prevede la demolizione di una parte del viadotto e la costruzione di un pezzo di strada strada capace di gestire sia il traffico pesante che quello leggero.
Questa nuova arteria è considerata fondamentale per evitare il congestionamento delle strade provinciali del Canavese, soprattutto in vista della prossima stagione sciistica, un momento cruciale per l’economia della Valle d'Aosta.
Tuttavia, senza un intervento tempestivo e un sostegno politico concreto, il rischio è che anche il piano di emergenza del bypass possa diventare irrealizzabile, prolungando ulteriormente i disagi.
A luglio, il sindaco di Ivrea, Matteo Chiantore, preoccupato per i ritardi nei lavori al viadotto Camolesa, aveva chiesto un incontro urgente con il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo.
Della serie:"Se proprio non possiamo risolvere il problema, almeno lamentiamoci insieme".
All'orecchio gli era giunta la notizia che i lavori non sarebbero stati completati entro la scadenza del 31 luglio, come da cronoprogramma, ma che si sarebbero protratti fino all'inverno.
Anche il consigliere regionale del PD, Alberto Avetta, aveva condiviso la preoccupazione di Chiantore.
"Questo blocco è davvero sconcertante. Ativa deve delle risposte agli amministratori del territorio" aveva stigmatizzato Avetta chiedendo un intervento immediato da parte del governatore Alberto Cirio e dell’assessore ai trasporti Marco Gabusi perchè "...i sindaci non possano essere lasciati soli!".
Le risposte? Bloccate nel traffico insieme ai mezzi pesanti...
Nel mezzo di questa crisi, si inserisce la questione più ampia della gestione autostradale. Dopo anni di gestioni prorogate e interventi minimi da parte di Ativa, la concessione della rete autostradale è passata al Consorzio Stabile-Sis del gruppo Fininc, guidato dalla famiglia Dogliani.
Nell'ottobre del 2023, il Consiglio di Stato ha infatti respinto il ricorso presentato dal gruppo Astm (dei fratelli Gavio) contro l'assegnazione della concessione, ponendo fine a una lunga battaglia legale per il controllo delle autostrade piemontesi.
La concessione comprende, oltre alla bretella Ivrea-Santhià, anche la tangenziale di Torino, la Torino-Pinerolo e la Torino-Quincinetto.
Insomma oggi Ativa a un bivio: trovare una nuova missione o essere messa in liquidazione.
Talmente probabile la seconda che Città Metropolitana di Torino, questa estate ha deciso di vendere tutte le azioni possedute di Ativa pari al 17,6% del capitale, entro la fine dell’anno, o al più tardi entro gennaio 2025. Il restante 72% di Ativa è nelle mani del gruppo Astm, mentre il 10% è controllato dal gruppo Mattioda.
Tutto comincia con il progetto di messa in sicurezza del tratto sul ponte Chiusella contro il pericolo di alluvione risalente al 2012.
Iniziati nell’agosto del 2018 i lavori sono finiti nel novembre del 2021 perchè mancava il certificato di agibilità rilasciato dal Ministero delle infrastrutture (MIT).
Da lì in avanti si era deciso di aprire solo in direzione di Ivrea obbligando chi viaggiava in direzione Torino a risalire un tratto di A5 in direzione Aosta, quindi uscire a Ivrea per poi rientrarvi successivamente.
Da qui la decisione di fare da sè (chi fa da sè fa per tre) le prove di carico sul ponte Chiusella e il collaudo statico delle opere funzionali all’apertura del traffico. Ativa lo fa e annuncia la riapertura per il 14 dicembre del 2023. Lo fa e scatta il primo braccio di ferro con il Ministero. Viene fuori che il Ministero quei lavori non li avrebbe mai "condivisi".
Il Ministero scrive "altolà" e Ativa minaccia di chiudere tutto. Interviene il Prefetto, il Ministero scende a più miti consigli e Ativa lascia tutto così com'è, salvo restringere ulteriormente le carreggiate con obblighi di uscita forzata a Ivrea a chi proviene da Torino e vuole andare a Milano, stesso film per chi arriva da Milano e vuole andare ad Aosta. Tutti a Ivrea a ingolfare strade, stradine e presunte scorciatoie.
Ciliegina sulla torta i lavori al viadotto denominato “Camolesa”, al km. 15+788 del Raccordo A4/A5 Ivrea-Santhià con la demolizione dell’impalcato della carreggiata in direzione Santhià e l'istituzione del doppio senso di marcia sulla carreggiata in direzione Ivrea, con divieto di transito ai mezzi con massa a pieno carico superiore alle 3,5 tonnellate, in entrambe le direzioni.
Morale? Tir che cominciano a vagare in lungo ed in largo per le strade di tutto l'eporediese distruggendo fioriere e panchine.
Lo scontro tra i “padroni piemontesi delle autostrade” era in corso da tempo, dal 2019, per l’esattezza, dal giorno dell’aggiudicazione della gara a cui avevano partecipato il gruppo dei fratelli Gavio (ASTM) che attualmente le gestisce attraverso Ativa, e il Consorzio Stabile Sis guidato dalla famiglia Dogliani di Cuneo.
Si è andati alle calende greche ed è davvero un peccato, considerando che i vecchi gestori “hanno continuato a gestire” con il minimo sforzo (a parte il rifacimento del viadotto), pur incassando il pedaggio con il massimo dei risultati.
Tutti, nessuno escluso, a cominciare da Ativa, la cui concessione della tangenziale di Torino, della Torino Quincinetto e della bretella di Santhià è scaduta addirittura (udite, udite) nel settembre del 2016, otto anni fa.
Con il senno del poi, non si fosse perso tutto questo tempo, a pochi mesi dalla scadenza, si sarebbe potuto assecondarla prorogando la concessione in cambio di un project financing con veri investimenti su tutta la rete autostradale.
Ironia della malasorte capita tutto questo dopo che nel luglio di tre anni fa (correva 2020) il Gruppo Astm (convinto di potersi prendere tutto il Piemonte) ha acquistato dalla Città di Torino e dalla Città Metropolitana il 19,347% del capitale di Sitaf, portando la sua quota al 67,22%.
Sitaf, per la cronaca, è titolare della concessione (scadenza nel 2050), per la gestione del traforo del Frejus, lungo circa 13 km, e dell’Autostrada A32 Torino-Bardonecchia della lunghezza di 73 km.
La scalata di Gavio in Sitaf era chiara fin dall’ottobre del 2019 quando sborsò ad un azionista di peso di Ativa, cioè Mattioda di Cuorgnè la bellezza di 53,6 milioni per acquistare il 10,19% salendo al 47,08%, come socio l’Anas al 51,09.
Concentrandoci sulla Torino-Quincinetto, tra gli obblighi del nuovo concessionario, oltre ad un piano finanziario della durata di 12 anni c’è anche il pagamento di circa 305 milioni di euro agli attuali concessionari (171 milioni per Ativa e 134 per Satap) che a questo punto, dopo l’acquisto di un ulteriore 30% di Ativa da parte di Gavio diventerebbero quasi tutti soldi per il Gruppo Gavio.
ll nuovo concessionario dell’A5, oltre al nodo idraulico di Ivrea, dovrà occuparsi dell’adeguamento sismico e del risanamento acustico di tutti i cavalcavia e dei sovrappassi.
Alle cifre indicate si aggiungono, infine, circa 685 milioni per la manutenzione ordinaria, più l’obbligo di mantenimento di tutto il personale, un nuovo sistema tariffario e tutt’intorno a Torino anche un nuovo sistema di pagamento attraverso il Free-flow Multilane con eliminazione dei caselli della Falchera, di Bruere, Settimo Torinese Tangenziale, Beinasco, Trofarello e Vadò. Allo stato attuale, checchè se ne dica, non si prevede l’eliminazione dei caselli sulla To5 per trasformare un pezzo di autostrada in circonvallazione di Ivrea.
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