Cerca

Favria

La storia di quel cavaliere del Canavese che salvò re Carlo Emanuele III durante la battaglia di Guastalla

Parliamo di Giovan Domenico Cortina che fece scudo con il suo corpo al sovrano, salvandogli la vita

La storia di quel cavaliere del Canavese che salvò re Carlo Emanuele III durante la battaglia di Guastalla

Immagine creata dall'Intelligenza Artificiale

Nella storia del Canavese, culla di famiglie nobili e uomini d’arme, emerge con fierezza il nome del Cavaliere Giovan Domenico Cortina, un eroe che sacrificò la propria vita per salvare quella di Carlo Emanuele III, re di Sardegna, durante i furiosi combattimenti della battaglia di Guastalla. Questo tragico evento, accaduto il 19 settembre 1734, si inserisce nel contesto più ampio della guerra di successione polacca, un conflitto che vide le principali potenze europee contendersi il dominio dell’Europa centrale e orientale, a seguito della morte del re Augusto II di Polonia.

La battaglia di Guastalla, nota anche come la battaglia di Luzzara, si combatté tra le forze alleate del Regno di Francia e del Regno di Sardegna contro l’Austria. Dopo la morte di Augusto II di Polonia, le potenze europee si divisero nel sostenere i due candidati al trono: Stanislao Leszczyński, appoggiato dalla Francia, e Federico Augusto, sostenuto dalla Russia e dal Sacro Romano Impero. La Francia, con l’appoggio del Regno di Sardegna grazie al trattato di Torino del 1733, cercò di espandere la propria influenza in Italia, promettendo al re Carlo Emanuele III il Ducato di Milano in cambio del suo supporto contro l’Austria.

Nel corso del 1734, la guerra si intensificò e l’Austria, guidata dal feldmaresciallo Dominik von Königsegg-Rothenfels, tentò diverse controffensive. Dopo numerosi scontri, il 19 settembre si arrivò alla decisiva battaglia di Guastalla. Durante questo feroce conflitto, il Cavaliere Giovan Domenico Cortina, originario di Favria, si distinse per il suo eroismo. Quando Carlo Emanuele III fu esposto al pericolo, Cortina, senza esitazione, fece scudo con il suo corpo, proteggendo il re da un attacco nemico e salvandogli la vita. Il suo gesto estremo lo consegnò alla storia come un eroe, ma gli costò la vita.

Il Cavaliere Cortina apparteneva a una delle famiglie più antiche e prestigiose del Canavese, i Cortina di San Martino di Malgrà, originari di Favria. Questa famiglia era stata la prima a ottenere il feudo favriese, e il suo ramo era riconosciuto come conti di Malgrà e consignori di Castellamonte. I Cortina erano da tempo ben radicati nelle terre del Canavese, e la loro influenza si estendeva anche nella gestione delle proprietà e dei feudi della regione.

Nel 1734, la comunità di Favria contava circa 2.076 abitanti e occupava una superficie di 14,85 chilometri quadrati. In quell’anno, diversi avvenimenti di rilievo segnarono la vita feudale della zona, con numerosi consegnamenti di terre e beni feudali. Tra i protagonisti di queste transazioni si trovano nomi illustri come gli avvocati Giuseppe Matteo Felice e Giovanni Tommaso Fratelli Bongino, e membri della nobiltà come la contessa Francesca Maria Vassallo, moglie del marchese Breglio, e il vassallo Bonifacio Cavalerio. Questi atti testimoniano il ruolo centrale che le famiglie nobili locali, come i Cortina, avevano nel controllo e nella gestione delle terre canavesane.

Il sacrificio del Cavaliere Giovan Domenico Cortina durante la battaglia di Guastalla lasciò un’eredità indelebile nella storia di Favria e del Regno di Sardegna. Grazie al suo eroismo, Carlo Emanuele III fu in grado di sopravvivere a uno degli scontri più violenti della guerra di successione polacca, consolidando il suo ruolo di leader nella lotta contro gli Asburgo. Anche se la battaglia di Guastalla non portò a una vittoria decisiva per le forze franco-sarde, il coraggio di uomini come Cortina rimase simbolo di lealtà e sacrificio.

Oggi, il nome di Giovan Domenico Cortina è ricordato non solo come quello di un valoroso cavaliere, ma come un esempio di come la nobiltà canavesana fosse disposta a sacrificare tutto, persino la vita, per la difesa della propria patria e del proprio sovrano. Favria, con la sua storia ricca di tradizioni feudali e nobiliari, custodisce gelosamente la memoria di questo illustre cittadino, un eroe dimenticato che meritò, con il suo sacrificio, un posto d’onore nella storia del Canavese.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori