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Strage di Brandizzo, un anno dopo: "Essere qui fa malissimo"

Iniziate questa mattina le commemorazioni dei cinque operai morti sui binari

Strage di Brandizzo

Familiari delle vittime della strage di fronte al Monumento realizzato davanti alla stazione di Brandizzo (foto Andrea Bucci)

Sono iniziate questa mattina a Brandizzo le commemorazioni di Kevin Laganà, Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Aversa e Giuseppe Saverio Lombardo, i cinque operai morti lo scorso anno in un incidente mentre lavoravano sulla ferrovia.

Alle 9.30, davanti al monumento vicino alla stazione, si è svolta una breve cerimonia.

Il gruppo Ferrovie dello Stato ha posato una corona di fiori e tutti i dipendenti alle 9.30 hanno osservato un minuto di raccoglimento.

"Ogni operaio che ha perso la vita qui - ha detto il sindaco di Brandizzo, Monica Durante - poteva essere un nostro caro. Sulla sicurezza sul lavoro va mantenuta alta l'attenzione".

Il sindaco ha annunciato che il Comune si costituirà parte civile quando inizierà il processo.

Un momento delle commemorazioni in Municipio

I famigliari di Kevin Laganà hanno preso la parola durante la commemorazione: "Chiediamo giustizia. Non è possibile morire sul lavoro. Chi va a lavorare deve tornare a casa. Siamo tutti qui uniti per chiedere questo. Essere qui fa malissimo ma continueremo questa battaglia fino a quando non saranno individuati i responsabili".

Davanti alla stazione sono stati apposti due striscioni per chiedere giustizia per i lavoratori.

Lorusso: "Ricordare è un nostro dovere"

"Un anno fa le notizie da Brandizzo ci lasciavano senza parole. Oggi il nostro dovere è quello di stringerci ancora di più alla comunità e ai cari di Kevin Laganà, Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Aversa e Giuseppe Saverio, vittime di una strage terribile di cui è necessario che vengano senza ombra di dubbio accertate dinamiche e responsabilità, vittime che abbiamo la responsabilità di ricordare e celebrare". Lo scrive sui social il sindaco di Torino, Stefano Lorusso.

"La memoria - aggiunge - è fondamentale: per onorare chi ha perso la vita, per le loro famiglie, per tutti noi. Ricordare significa ribadire che morire sul lavoro è, come disse il Presidente Mattarella, 'un oltraggio ai valori della convivenza', e che la sicurezza sul lavoro è un diritto inviolabile, da tutelare oggi e sempre, affinché simili tragedie non si ripetano mai più".

Pentenero: "Brandizzo luogo simbolo di lotta per il lavoro buono"

"Il ricordo della notte del 30 agosto, a Brandizzo con la morte dei 5 operai impegnati nei lavori di manutenzione dei binari, segna un altro evento luttuoso nella storia delle stragi del lavoro in Italia e in Piemonte. La Thyssen, il crollo della gru in via Genova, l'Eternit e la cava di Balangero, la scuola di Rivoli sono una mappa di luoghi simboli della memoria e della lotta per il lavoro buono. È quello il nostro obiettivo da perseguire nel ricordo di quelle vittime, ma rivolgendo lo sguardo alle nuove generazioni".

E' quanto dichiara Gianna Pentenero, capogruppo del Pd in consiglio regionale.

"Il Bollettino trimestrale dell'Inail su denunce di infortunio e malattie professionali - osserva - riporta numeri inquietanti. Nel periodo compreso tra gennaio e giugno 2024 si sono rilevate complessivamente 299.303 denunce di infortunio, lo 0,89% in più rispetto al periodo gennaio-giugno 2023. Il numero delle denunce è in aumento in Piemonte (+633, +2,87%), passando da 22.042 a 22.675. Un'inversione di tendenza, almeno, per gli infortuni con esito mortale. Secondo i dati Inail, il Piemonte è passato da 34 a 29 (-14,71%). Ma l'impegno deve continuare".

"Usiamo questa settimana di riflessioni - conclude Pentenero riferendosi alla commemorazione delle vittime dell'incidente di Brandizzo - per promuovere politiche che rendano il lavoro, un 'buon' lavoro, per dare senso al primo articolo della nostra bella Costituzione".

Cisl Torino: "Per Brandizzo dolore e responsabilità collettiva"

"Oggi è il giorno del ricordo e del dolore per cinque giovani vite spezzate, ma anche il giorno della riflessione e della responsabilità collettiva. Nel primo anniversario della strage di Brandizzo, il nostro pensiero va a tutti quei lavoratori che non hanno fatto più ritorno a casa, alle loro famiglie, con l'impegno e la volontà comune di eliminare questa piaga delle morti sul lavoro che insanguina la nostra società". Lo afferma il segretario generale della Cisl Torino-Canavese, Domenico Lo Bianco nel primo anniversario della strage di Brandizzo, avvenuta un anno fa.

Il padre di Laganà: "Con noi nessuno si è fatto vivo"

"Cosa è cambiato in un anno? Nulla. Io sono rimasto al 30 agosto del 2023, e da allora non abbiamo più notizie. Siamo fermi lì e tutto questo silenzio ci fa male. Ma vogliamo giustizia per mio figlio e per i suoi colleghi".

Parla così Massimo Laganà, padre di Kevin, la più giovane delle vittime - aveva 22 anni - della squadra di operai falciata da un treno, nella a notte tra il 30 e il 31 agosto dell'anno scorso, mentre lavorava insieme ad altri 4 operai alla sostituzione dei binari nella stazione di Brandizzo.

Sull'androne di casa, in via XXVI Aprile a Vercelli, sono ancora presenti mazzi di fiori, ceri e fotografie del ragazzo. Un manifesto appeso al muro elenca gli appuntamenti previsti domani a Brandizzo, per le celebrazioni del primo anniversario dell'incidente, preceduti da un messaggio: "Noi sappiamo che là, dove ora tu sei, continui ad amare tutti coloro che ti sono cari. Con tanto amore, papà Massimo, il fratello Antonino e tutti gli amici".

Il padre di Kevin Laganà

"Io come padre l'ho sempre amato e protetto, ho sempre chiesto giustizia e sempre la chiederò - prosegue Laganà ai microfoni dell'ANSA -. Vicinanza da parte delle istituzioni? Zero. Non si è visto nessuno, neanche un piccolo cenno da parte dei magistrati per dire alle famiglie 'state tranquilli, noi siamo con voi'. Di quella notte ricordo la morte, l'inizio della vita senza mio figlio. Quel giorno lì il destino ha portato via pure me".

Ogni giorno Massimo si reca al cimitero da Kevin.

"Dopo che finisco di lavorare, vado a trovarlo, accendo una sigaretta anche se ho smesso di fumare, e gli faccio compagnia, parliamo e gli dico che papà non si fermerà mai - prosegue -. Continueremo a lottare sempre per ottenere giustizia. Anche se non ho più la possibilità di far tornare indietro mio figlio e i ragazzi, giustizia in qualche modo devono averla". 

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