AGGIORNAMENTI
Cerca
Ivrea
27 Agosto 2024 - 15:03
Sui social, proprio il giorno in cui la figlia aveva compiuto due mesi, avevano condiviso la propria frustrazione. Oggi, al contrario, sprizzano di felicità. “Siamo felici, ci esplode il cuore”, urlano, e quasi riusciamo a sentirle.
"Loro" sono Mariaines Townsend, titolare della libreria Azami di via Arduino, e Benedetta Mazzuchetti Magnani, che ha dato alla luce Camilla attraverso la fecondazione assistita.
A giugno, il Comune di Ivrea aveva negato la trascrizione dell'atto di riconoscimento; oggi, 27 agosto, gliel’ha concessa, alla presenza del sindaco Matteo Chiantore e dell'assessora Gabriella Colosso.
Due mamme e una bambina. Un lieto fine per una storia che ha commosso un'intera comunità.
“Al quinto complimese di Camilla - scrive Mariaines Townsend - sono andata in Comune a Ivrea a riconoscere nostra figlia. Qualcuno, non ricordo chi, parlando dei bambini adottati o in affido, aveva detto che sono bambini che nascono due volte, e avevo trovato questa definizione stupenda. Io sono diventata mamma due volte: la prima quando è nata Camilla e la seconda oggi, nel riconoscerla. Entrambe le volte sono state 'a tutto cuore'. La nostra gioia è immensa per centordici motivi. La possibilità oggi di poter gioire così e, soprattutto, il diritto riconosciuto oggi a Camilla di avere due genitori quali effettivamente ha è grazie a svariati motivi: sicuramente perché io sono una rompicoglioni micidiale, soprattutto quando penso e sento che qualcosa è profondamente ingiusto; perché il post che avevo scritto, grazie a voi, ha risuonato bello forte. È stato un grido educato, condiviso! GRAZIE. Vi abbracciamo uno a uno; perché il Comune di Ivrea si è mosso subito per appoggiarci, e lo ha fatto non solo con le parole ma anche con i fatti. Avevo scritto, nel post del 27 maggio, che per cambiare qualcosa bisogna che ognuno, nel suo piccolo, si prenda la responsabilità di certe decisioni che ritiene umanamente e moralmente corrette e che il 'SE' è il marchio dei falliti, è 'NONOSTANTE' che si diventa grandi; che la differenza la stavano facendo le persone e non le istituzioni…”.
Insomma, ancora una volta, il Comune di Ivrea - e anche questo lo scrive Townsend - si è differenziato lanciando un messaggio di inclusione.
“Oggi Ivrea ha dimostrato che rimane una cittadina avanti (più dello Stato in cui viviamo). Oggi Ivrea ha urlato a gran voce che è e rimane una realtà intelligente, perché è proprio delle persone e istituzioni intelligenti sapersi mettere in discussione, correggendosi nel momento in cui, dopo essersi informati e aver approfondito il tema, ci si rende conto di aver magari preso una decisione non solo non in linea con i propri valori e pensieri, ma anche non giusta, e si ha il coraggio di rivedere e cambiare quella decisione. So che questo è un piccolo passo, ma per noi tre ha un valore immenso (in Italia purtroppo non è detto che sia un passo definitivo, ma rimane un passo). So che la strada è ancora lunga, che non mancheranno le difficoltà, che ci incazzeremo ancora tanto, ma so anche che non bisogna stare zitti. Non bisogna lasciare 'che vada bene così' quando così non va bene. Non bisogna accontentarsi dell’adozione in casi speciali, ma bisogna pretendere il riconoscimento perché noi siamo genitori da quando nascono i nostri figli (anzi da prima) e non è giusto che lo diventiamo ufficialmente dopo mesi o anni. I nostri figli hanno due genitori da quando nascono ed è giusto che gli vengano riconosciuti. Non stiamo zitte! Non facciamoci zittire. Perché non è stando fermi che si raggiungono i traguardi, ma li si raggiungono continuando a camminare insieme, un passo alla volta!”.
Una coppia omogenitoriale di donne che ha fatto ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita all'estero.
Il Comune aveva negato il riconoscimento da parte della madre intenzionale della figlia già dichiarata dalla madre gestante, motivando la decisione nel rispetto della legge che esclude la possibilità che una persona sia riconosciuta contemporaneamente come figlio di due genitori dello stesso sesso.
Mai più si sarebbero aspettate che, nel condividere la propria frustrazione, proprio il giorno in cui la figlia aveva compiuto due mesi, avrebbero sollevato un ampio dibattito pubblico, così ampio da materializzarsi qualche settimana dopo, in consiglio comunale, in una mozione per il riconoscimento dei diritti delle famiglie omogenitoriali.
Nel documento, presentato dalla consigliera comunale Fiorella Pacetti (prima firmataria), insieme ad altri consiglieri comunali (Vanessa Vidano di Viviamo Ivrea, Erna Restivo e Andrea Gaudino di Laboratorio Civico, Barbara Manucci del Pd) a cui si è poi aggiunto Massimiliano De Stefano Azione/Italia Viva, si sottolineava la necessità di colmare il vuoto legislativo con un appello accorato al rispetto dei diritti fondamentali dei bambini nati da coppie dello stesso sesso e un richiamo all’articolo 2 della Costituzione Italiana a tutela dei diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali. Si aggiungevano i principi della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia del 1989, che garantiscono la non discriminazione e la salvaguardia dei minori.
Pacetti chiedeva una normativa sul riconoscimento anagrafico dei figli delle coppie omogenitoriali, il matrimonio egualitario con accesso alle adozioni, e la possibilità per le coppie omogenitoriali di accedere alla Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) senza dover andare all’estero. Infine, e non da ultimo, il riconoscimento del genitore intenzionale al momento della dichiarazione di nascita.
La mozione impegnava il sindaco e la giunta comunale a esplorare tutte le strade politicamente percorribili per fornire risposte adeguate alle famiglie che ne avessero fatto richiesta, chiedendo all’ANCI di farsi portavoce a livello nazionale affinché si legiferi per riconoscere i diritti delle famiglie omogenitoriali, e sollecitando il Parlamento a discutere le proposte di legge già depositate sulle registrazioni anagrafiche delle famiglie omogenitoriali, modificando la normativa per eliminare le discriminazioni esistenti.
A raccontarci che cosa è successo dopo quel consiglio comunale è l'assessore Gabriella Colosso, felice ed emozionata.
"Abbiamo seguito l'esempio di Udine - ci dice - Il Sindaco ha proceduto seguendo quanto richiesto dalla mozione di maggioranza presentata un paio di consigli fa e a cui, come Assessora alle pari opportunità, ho dato seguito, cercando di capire le diverse strade intraprese da altri Comuni, per garantire la massima tutela a una bambina entrata a fare parte della nostra comunità. Come Tavolo Pari Opportunità e contro le discriminazioni andremo avanti su tale tema, lavoreremo per tutelare al meglio le figlie ed i figli di coppie omogenitoruali, facendo interventi e azioni che proteggano i bambini e contrastino le politiche discriminatorie istituzionali. Ma di questo ci penseremo domani, oggi sorridiamo per questo passo in più che abbiamo fatto come Amministrazione. Alle due mamme e alla piccola Camilla il mio augurio di un futuro meraviglioso!".
Con questo atto, in attesa della conclusione del procedimento di adozione il minore risulta in maniera formale e sostanziale tutelato nei propri diritti, venendo garantita la continuità e la "copertura" genitoriale. Ciò pur nella consapevolezza della mancanza, allo stato nel nostro ordinamento, di una norma legittimante il riconoscimento". Ivrea come Udine hanno scelto una nuova formulazione in cui si prende atto della "procreazione mediamente assistita" per registrare l'atto che potrebbe avere più opportunità di resistere in caso di eventuale impugnazione.
In Italia, altre città hanno già affrontato simili battaglie con approcci coraggiosi. A Padova, il sindaco Sergio Giordani ha iniziato a registrare i figli delle coppie omosessuali, nonostante le restrizioni legali. Tuttavia, la Procura di Padova ha impugnato numerosi atti di nascita registrati dal 2017, portando a una serie di battaglie legali ancora in corso (Il Post).
Milano ha vissuto una vicenda simile. Nel 2023, il Tribunale di Milano aveva riconosciuto entrambe le madri come genitori legittimi dei loro figli, ma la Corte d’Appello ha successivamente rettificato gli atti di nascita, riconoscendo solo la madre biologica.
Le Sentenze Giudiziarie Le sentenze dei tribunali italiani hanno spesso riflesso le incongruenze della legge nazionale. La Corte d’Appello di Milano ha recentemente stabilito che i certificati di nascita non possono riconoscere due madri, sostenendo che il riconoscimento legale del genitore intenzionale deve avvenire tramite la procedura della stepchild adoption. Questo processo, tuttavia, è lungo e complesso, lasciando molte famiglie in una situazione di incertezza.
La stepchild adoption è una procedura legale che permette al partner di un genitore biologico di adottare il figlio del proprio partner, diventando così genitore legale a tutti gli effetti. Questo processo è particolarmente importante per le famiglie arcobaleno, dove spesso uno dei genitori non è biologicamente legato al figlio. In Italia, la stepchild adoption è regolata dalla legge sulle adozioni (Legge n. 184/1983) e da successive modifiche. È principalmente applicabile ai coniugi, ma in alcuni casi, come per le coppie dello stesso sesso che hanno avuto figli all'estero, può essere estesa anche ai partner non sposati.
Il genitore intenzionale deve presentare una richiesta al tribunale per i minorenni. Il tribunale valuta la richiesta considerando il benessere del minore, includendo colloqui con i genitori, il minore (se ha un'età adeguata) e relazioni degli assistenti sociali. Se la corte ritiene che l'adozione sia appropriata, emette un decreto di adozione che riconosce legalmente il richiedente come genitore del minore. Tuttavia, questo processo può essere molto lungo e complesso, richiedendo mesi o persino anni prima di arrivare a una decisione finale. Durante questo periodo, il genitore intenzionale non ha alcun riconoscimento legale formale e potrebbe essere considerato un estraneo in situazioni legali o mediche urgenti.
Il processo può anche essere costoso, considerando le spese legali e i costi associati alle valutazioni sociali e psicologiche richieste dal tribunale. Inoltre, la decisione finale è soggetta alla discrezione del tribunale, il che può creare incertezza per le famiglie coinvolte. Le sentenze recenti, come quelle della Corte d'Appello di Milano, mostrano come l'applicazione della legge possa variare e non sempre favorire il riconoscimento della genitorialità intenzionale. Queste sentenze sottolineano la necessità di una riforma legislativa che permetta il riconoscimento automatico delle coppie dello stesso sesso come genitori legittimi sin dalla nascita del bambino, evitando così lunghi procedimenti legali e incertezze per le famiglie coinvolte.
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.