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Ivrea non molla. 130 settimane di battaglia pacifista che non conosce sosta!

Un Impegno inarrestabile per la pace e la giustizia. Il cuore della Resistenza in Italia

Ivrea non molla. 130 settimane di battaglia pacifista che non conosce sSosta!

Non cercano applausi! Macché! Non gliene importa un fico secco di quelli che se ne stanno a casa che "intanto poi c'è chi decide per loro". Sotto le rosse torri a questa filosofia non ci sono abituati. E' stata la famiglia Olivetti a dare loro una  marcia in più e si vede. Qui le persone "pensano con la propria testa", agiscono, dicono e lottano davvero per un mondo migliore. Non ce la fanno a girarsi dall'altra parte seduti in poltrona con il condizionatore acceso.  Non si fanno abbindolare dalla tv, dai tigri e dai social. Anche se non se ne può più. Anche in quattro o in tre... Anche da soli. C'è chi la chiama "resistenza" e con la "resistenza" in verità qualche collegamento c'è.  Non è la Gallia e neppure il villaggio di Asterix. Benvenuti a Ivrea.

Da 130 settimane si incontrano tutti i sabati in piazza Ferruccio Nazionale per chiedere la pace. Lo hanno fatto anche nella settimana di ferragosto, una testimonianza potente della resilienza e della determinazione di un gruppo di cittadini che  continua a levare la propria voce per un mondo più giusto. Insomma un faro di resistenza civile in un tempo davvero buio.

Pierangelo Monti, figura simbolica di questo gruppo di cittadini, ha aperto con un intervento carico di preoccupazione, ma anche di quella ferma convinzione che ha sostenuto questo gruppo di cittadini per oltre due anni e mezzo. "Siamo al 130° presidio per la pace - ha esordito -e anche questa settimana la pace appare ancora lontana, ma noi non smetteremo mai di lottare per essa." La sua denuncia dell'escalation del conflitto tra Russia e Ucraina, con il coinvolgimento diretto delle potenze occidentali, è stata accompagnata da un grido di allarme per il rischio crescente di un conflitto nucleare che minaccia l'intero pianeta.

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Pierangelo Monti

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La perseveranza di questi cittadini non si limita a una semplice protesta contro la guerra. Paolo Candelari, rappresentante del Movimento Internazionale della Riconciliazione (MIR), ha sottolineato l'importanza di promuovere una cultura della nonviolenza e della trattativa tra i popoli, un messaggio che risuona con forza in ogni presidio. "Siamo qui ogni sabato - ha detto Candelari - per ribadire che il nostro impegno non si ferma. Le armi atomiche sono illegali e devono essere eliminate. La guerra deve essere messa al bando."

Durante il presidio, Monti ha ricordato l'impasse dei negoziati di pace a Doha e la continua oppressione militare nella Striscia di Gaza, descrivendo con dettagli agghiaccianti le conseguenze umanitarie di un conflitto che sembra non avere fine. Le statistiche presentate non lasciano spazio all'indifferenza: decine di migliaia di morti, distruzione di infrastrutture vitali, e una crisi sanitaria e umanitaria senza precedenti.

Ma ciò che rende unico questo presidio, e ciò che lo ha mantenuto vivo per 130 settimane consecutive, è la capacità di questi cittadini di trasformare il dolore e l'indignazione in un'azione costante e instancabile. Un articolo di Alessandro Robecchi, pubblicato il 7 agosto su "Il Fatto Quotidiano", è stato citato per denunciare l'inerzia della comunità internazionale e delle democrazie occidentali, che continuano a sostenere e finanziare le atrocità commesse contro il popolo palestinese.

Degno di cronaca quel momento di silenzio per rendere omaggio a Giovanni Ciavarella, un ecopacifista di lungo corso recentemente scomparso. La sua vita dedicata alla pace, alla nonviolenza e alla solidarietà è stata ricordata con profonda gratitudine, riflettendo la filosofia che anima ogni singolo partecipante a questi presidi. Anche se Giovanni non potrà più unirsi a loro in piazza, il suo spirito continua a vivere nelle azioni di chi ogni sabato si ritrova a Ivrea per testimoniare la sua fede nella pace.

Durante il presidio, altri partecipanti hanno contribuito con letture che hanno alimentato la riflessione comune.

Silvio Conte ha ricordato l'eredità di Gino Strada, mentre Luca Oliveri ha letto un incisivo articolo di Luigi De Magistris di accusa del governo italiano di complicità nel genocidio palestinese. Norberto Patrignani ha chiuso con la lettura della poesia "Nasceranno uomini migliori" di Nazim Hikmet, un inno alla speranza per le future generazioni.

Monti ha concluso il presidio con un appello appassionato, richiamando le parole di Enrico Peyretti sulla necessità di mantenere desta la coscienza collettiva. "Abbiamo tenuto viva questa fiamma per 130 settimane - ha dichiarato Monti - e continueremo a farlo finché non vedremo un mondo senza guerre."

E cos'è tuto questo se non la dimostrazione vivente che, di fronte alla disperazione di interi popoli, non c'è solo indifferenza?

La costanza di questi cittadini di Ivrea è o non è un esempio di impegno civile e di amore per l'umanità.

Credre fermamente nella pace non è l'unica strada possibile per un futuro migliore?

Ne siamo certi, a Ivrea si scenderà in piazza finché la pace non sarà una realtà.

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