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Piemonte
07 Agosto 2024 - 14:09
L’associazione Essere Animali ha filmato l’abbattimento di centinaia di maiali in tre allevamenti intensivi in provincia di Pavia e Novara, dove sono stati registrati dei focolai di peste suina. La malattia è presente in Italia dal gennaio 2022 e lo scorso anno sono stati coinvolti per la prima volta anche gli allevamenti lombardi.
La peste suina — che non è pericolosa per l’essere umano, ma che è estremamente letale per i suini — continua a diffondersi molto velocemente nel nostro Paese, colpendo ancora una volta anche in Lombardia, da cui dipende circa il 50% di tutta la produzione nazionale, vale a dire oltre 4 milioni di animali.
Attualmente i focolai individuati sono 6 in altrettanti stabilimenti di suini situati in Lombardia (province di Milano e Pavia), in Piemonte (provincia di Novara) e in Emilia Romagna (provincia di Piacenza). Tutte zone ad alta produzione zootecnica e dove verranno abbattuti circa 15.000 animali.
Nelle immagini raccolte da Essere Animali si vedono:
Animali abbattuti con il ricorso al gas (CO2), fortemente irritante per le vie aeree e che sottopone gli animali a stress acuto e sofferenze per un tempo prolungato se non adeguatamente utilizzato;
Lavoratori che trasportano le casse con dentro i suinetti vivi per essere anch’essi abbattuti con l’utilizzo del gas;
Animali uccisi con pinze dotate di elettrodi usualmente utilizzate nei macelli per stordire i maiali tramite elettronarcosi, per garantire uno stordimento irreversibile le pinze sono applicate prima alla testa e poi al cuore, tecnica che richiede molta formazione per essere sempre affidabile;
Un lavoratore che entra fisicamente nel container con i maiali morti per uccidere definitivamente un grosso suino agonizzante, molto probabilmente a seguito della minore affidabilità dell’utilizzo delle pinze rispetto ai sistemi a tre elettrodi;
Animali morti all’interno dell’allevamento.
Queste immagini mostrano che la realtà degli allevamenti intensivi è tutto meno che adeguata per gli animali, costretti a subire le ennesime sofferenze a causa della mala gestione delle istituzioni e delle associazioni di categoria. Ma non solo. Dimostrano infatti che le misure messe in atto dall’Italia in tutti questi mesi si sono rivelate sostanzialmente inutili.
Dopo un anno e oltre di lavoro sotto la guida dell’ex Commissario Vincenzo Caputo - dimessosi proprio pochissimi giorni fa a ridosso del primo nuovo focolaio - e l’investimento di ingenti risorse pubbliche, il piano nazionale di contenimento è sostanzialmente fallito.
La mancanza di risultati è stata anche certificata dall’Unione europea, che a inizio luglio aveva mandato una missione di EUVET (EU Veterinary Emergency Team) in Lombardia ed Emilia-Romagna per valutare le misure messe in atto in Italia, e l’analisi complessiva è fortemente negativa. Importante anche rilevare che gli esperti UE hanno evidenziato come il ricorso alla caccia - strumento principe utilizzato dall’Italia insieme alle spese pubbliche per la costruzione di recinti a protezione degli allevamenti - “possono anche avere un effetto controproducente e portare alla diffusione della malattia”.
A questo fallimento si aggiunge anche l’ingente spesa pubblica, con soldi dei contribuenti italiani.
Solo la Regione Emilia-Romagna ha stanziato a fine 2023 5 milioni di euro per prevenire il contagio da PSA, mentre la Regione Lombardia ha dedicato dei bandi specifici al sostegno agli allevamenti suinicoli per un totale di 4.7 milioni di euro.
Anche altre regioni (Piemonte) hanno fatto scelte simili e lo stesso Commissario Caputo era dotato di una capacità di spesa fino a 10 milioni di euro.
Tutti soldi sprecati o inutilizzati a fronte degli scarsissimi risultati ottenuti.
«Pensiamo sia fondamentale divulgare delle immagini che mostrano questi abbattimenti di massa di suini in Italia, per comprendere quali sono le conseguenze per gli animali a fronte di tutte le mancanze delle autorità sanitarie e delle nostre istituzioni. In questi mesi sono stati spesi ingenti fondi pubblici per misure inadeguate ed evidemente non è stato garantito il rispetto della biosicurezza all’interno di questi allevamenti, una grave lacuna che mostra altri grossi rischi legati all’allevamento intensivo», dichiara Simone Montuschi, Presidente di Essere Animali.
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