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L'Unione fa la forza
23 Luglio 2024 - 23:37
Alessandro Giglio Vigna
Egregio Onorevole Giglio Vigna
Scrivo a Lei “rappresentante” eporediese e canavesano in Parlamento, scrivo a Lei Onorevole che ha preso posizione nei confronti di un personaggio iscritto al suo partito per aver aggredito il giornalista Andrea Joly della Stampa. Oggi Onorevole ci racconta di essere un convinto antifascista e per quel motivo allontana dal suo partito, la Lega, il signor Bosonin ex o forse non ex militante di CasaPound. Lei Onorevole si dice stupito facendo finta di non sapere delle frequentazioni del suo neo iscritto non chè proprio da Lei candidato alle scorse elezioni cittadine.
Allora a Lei Onorevole mi rivolgo, da vero antifascista quale sono. Lei che milita ai livelli più alti in un partito che ha candidato alle elezioni europee un personaggio come il generale Vannacci colui che inneggia alla Decima Mas, colui che fa fatica a dirsi antifascista. Bene ne approfitto per ricordarle cosa sia davvero il fascismo e non solo quello di ieri ma quello di oggi.....
Il fascismo egregio Onorevole è sempre violenza.....
Il fascismo è sempre ignoranza. Volutamente sceglie di non andare alla radice delle questioni, in fondo ai problemi, perché il loro disvelamento sarebbero le sue tantissime cattivissime coscienze che stanno all’ombra di una voglia sadica di potere che, ieri ed oggi, digrigna i denti, inarca i menti e protende le mascelle per parlare, per dire con la durezza necessaria quello che si addice alla muscolarità dei toni.
Il fascismo è sempre discriminazione. Perché non concepisce una uguaglianza di nessun tipo: è classista, omofobo, fintamente patriottardo, distortamente nazionalista. Non ci sono eguali nella società che post e neofascistivorrebbero oggi. Ci sono solo superiori ed inferiori, degni ed indegni, ricchi e poveri. I primi che sono pronti a foraggiare di nuovo il legame stretto tra Stato e violenza, per tenere a bada le coscienze critiche sociali; i secondiche non devono essere pronti a subire tutto questo.
Il fascismo, va oltre il suo volto istituzionale. Questa nostra Repubblica non è fascista, ma è governata da postfascistiche nella fiamma tricolore o nei busti di Mussolini vedono una storia che gli appartiene e dalla quale non intendono separarsi. Ed è poi quindi molto complicato potersi dichiarare “antifascisti” se la tua storia proviene dal neofascismo postbellico.
Il fascismo è sempre presente come minaccia alla pace, alla libertà, alla democrazia sorretta dalla Costituzione, ad una Italia che ha bisogno di un presente e di un futuro di riscatto sociale, di recupero della solidarietà di classe, di rinnovamento culturale e politico, di sempre più diritti a fronte di altrettanti doveri, ma non di discriminazioni, di fobie e di conservatorismi e populismi, veri e propri scendiletto del liberismo e di quel mondo imprenditoriale che vuole apparire così buono.
Il fascismo è ruffiano, infingardo, menzognero, tanto quanto il nazismo storico, così come ogni altro movimento che si richiami alla severità dell’ordine, alla disciplina dell’obbedienza, alla naturalezza della forza come metodo di controllo antisociale e incivile. Fascisti novecenteschi e postfascisti del nuovo millennio sono i peggiori amici dei poveri e dei lavoratori: strillano in loro favore nelle campagne elettorali, governano proteggendo gli interessi e i privilegi dei padroni e dei finanziari dopo aver vinto nelle urne.
Il fascismo è patriota a parole, sventola il Tricolore, canta l’Inno di Mameli nelle occasioni pubbliche, gli scappa qualche braccio romanamente alzato ai funerali dei camerati, durante i comizi di qualche fratello o sorella d’Italia, ma la lezione che viene dalla Storia ci dice: che ha reso questo Paese una grande prigione per oltre vent’anni, che l’ha trascinato in una guerra mondiale e che ha letteralmente seviziato, torturato e ammazzato quel popolo che dice di amare.
Il fascismo è patriota nel mettere le bombe nelle piazze piene di lavoratori, sui treni e nell’aggredire a bastonate gli studenti di ieri e di oggi: sotto lo sguardo dei dirigenti missini di un tempo, sotto quello di una opinione pubblica anestetizzata dalle crisi epocali che ci rendono sempre più disagiati e poveri e, quindi, facili prede della propaganda di destra.
Il fascismo è tutto questo e molto altro ancora. Ed in estrema sintesi, come diceva Sandro Pertini, «non è un’opinione politica, è un crimine». E in quanto tale si comporta attraverso coloro che lo emulano, che pretendono di esserne i continuatori con altri metodi e con altre parole, nascondendosi dietro ad eponimi nemmeno poi tanto velatamente distraenti dall’originale.
Dal governo di Giorgia Meloni, dai suoi ministri, dai presidenti delle Camere e dalle altre istituzioni oggi pro tempore affidate dal voto popolare alle destre, ci si aspetterebbe non solo una condanna ferma e decisadell’aggressione ultima: quella del giornalista torinese. Ci si aspetterebbe e su questo Lei Onorevole avrebbe la possibilità di farlo, un atto, una proposta, per lo scioglimento delle organizzazioni post fasciste come CasaPound. Allora solo allora potrà davvero dirsi antifascista!!
Quello subito dal giornalista torinese è stato un atto di squadrismo a pieno titolo, senza alcun tema di smentita.
Ciò che dovrebbe premere a un rappresentante politico impegnato quale Lei è impedire la diffusione di una percezione di impunità che queste bande possono avere dopo la vittoria delle destre estreme alle elezioni del 25 settembre. Soltanto con una riorganizzazione antifascista permanente, a difesa della Costituzione, della Repubblica e dei valori democratici è possibile scongiurare l’aumento delle violenze, il dilagare di questi atti squadristi in ogni parte del Paese.
Egregio Onorevole quello che manca al nostro popolo ancora è una seria autoanalisi, e quindi una coscienza, che gli consenta di fare una volta per tutte i conti col proprio passato, impedendosi di minimizzare parole e atti di chi ci governa, credendo che, nella straordinaria modernità capitalista e liberista, le destre postfasciste siano cambiate. In quanto “post“, in quanto non direttamente collegabili col Ventennio criminale di Mussolini.
Certo che non viviamo in un Paese fascista. Ma viviamo in un Paese con un governo formato da postfascisti e con ai vertici delle istituzioni persone che considerano una buona parte dei propri concittadini non proprio “normali“: magari perché gay, lesbiche, transessuali, bisessuali.
Oppure perché diversamente pigmentati, con un colore della pelle che non sia quello bianco, di chiara razza padanao, per intercessione del trasformismo politico di antichissima origine novecentesca, di un novello autoctonismo, di un italianesismo di nuovo modello.
Ogni cittadino che abbia a cuore davvero la Costituzione e la democrazia, mettendo da parte divisioni legittime su tattiche e strategie politiche, deve sentire come compito proprio l’impedimento della normalizzazione di una nuova etica della violenza come mezzo di coercizione delle opinioni, di contrasto anche aspro delle idee e, quindi, di sopraffazione.
Bene se davvero come scrive è un antifascista allora non si limiti ad allontanare dal suo partito un elemento discutibile come il suo ex candidato Bosonin, ci aspettiamo molto altro da chi si reputa antifascista...
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