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Trasporti
16 Luglio 2024 - 05:00
Alberto Avetta (PD) e Roberto Ravello (FDI)
Il sindaco di Ivrea, Matteo Chiantore, ha chiesto un incontro urgente al sindaco di Torino Stefano Lo Russo sulla tragica situazione in cui versa il traffico in Canavese. Lo ha fatto quando ha saputo che i lavori al viadotto Camolesa non sono ancora ultimati e il divieto di circolazione ai mezzi pesanti con carico superiore alle 3,5 tonnellate e ai bus e ai veicoli con larghezza superiore ai 2,4 metri sul raccordo autostradale A4/A5 Ivrea Santhià, nel tratto compreso tra l'interscambio di Pavone in direzione Santhià e da Santhià allo svincolo di Albiano, non scadrà a luglio ma quest'inverno.
"In Canavese la viabilità rappresenta una vera e propria emergenza - commenta e dà ragione a Chiantore il consigliere regionale Pd, Alberto Avetta - La comunicazione di Ativa che informa che il viadotto sarà pronto non il 31 luglio, come da cronoprogramma, bensì quest'inverno, è davvero sconcertante. Ativa deve qualche risposta agli amministratori del territorio".
Avetta porterà la questione all'attenzione del Consiglio regionale, dopo l'insediamento, chiedendo un intervento da parte del governatore Alberto Cirio e dell'assessore ai trasporti Marco Gabusi.
"I nostri sindaci - passa e chiude - hanno bisogno di risposte e di risorse, non possono essere lasciati soli".
Arrabbiato come una jena e con il dito puntato su Lo Russo e su Avetta è invece il consigliere regionale di Fratelli d'Italia Roberto Ravello.
"Si sta assistendo ad un grottesco scaricabarile del Pd a danno dei territori - inforca - La Città metropolitana detiene il 17,65% delle quote di Ativa, concessionaria uscente dell'autostrada A5 e del raccordo Ivrea-Santhià. Dire che Città metropolitana è spettatrice in Ativa o promettere di portare il tema all'attenzione del primo Consiglio regionale, suona come una presa in giro. C'è un sodalizio tra Città metropolitana e Ativa valido a vicende alterne, ovvero solo quando fa comodo".
"Siamo ormai abituati all'inerzia della Città metropolitana - insiste - su lavori fondamentali, basti pensare ai ritardi clamorosi della galleria Monte Basso che paralizzano le Valli di Lanzo. Assistere a certi teatrini è troppo: il Pd faccia mea culpa e risponda alle sacrosante sollecitazioni da parte degli amministratori locali".
Capita tutto queste proprio durante una gestione provvisoria della rete autostradale che andrà al Consorzio Stabile-Sis del gruppo Fininc della famiglia Dogliani dopo che nell’ottobre scorso il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso presentato dal gruppo Astm (Gavio) per il rinnovo della Torino-Piacenza gestita da Satap, della Torino-Quincinetto, della tangenziale di Torino e della bretella Ivrea-Santhià gestite da Ativa.
I Fratelli Gavio
Lo scontro tra i “padroni piemontesi delle autostrade” era in corso da tempo, dal 2019, per l’esattezza, dal giorno dell’aggiudicazione della gara a cui avevano partecipato il gruppo dei fratelli Gavio (ASTM) che attualmente le gestisce attraverso Ativa, e il Consorzio Stabile Sis guidato dalla famiglia Dogliani di Cuneo.
Si è andati alle calende greche ed è davvero un peccato, considerando che i vecchi gestori “hanno continuato a gestire” con il minimo sforzo (a parte il rifacimento del viadotto), pur incassando il pedaggio con il massimo dei risultati.
Tutti, nessuno escluso, a cominciare da Ativa, la cui concessione della tangenziale di Torino, della Torino Quincinetto e della bretella di Santhià è scaduta addirittura (udite, udite) nel settembre del 2016, sette anni fa.
Con il senno del poi, non si fosse perso tutto questo tempo, a pochi mesi dalla scadenza, si sarebbe potuto assecondarla prorogando la concessione in cambio di un project financing con veri investimenti su tutta la rete autostradale.
Ironia della malasorte, nel luglio di tre anni fa (correva 2020) il Gruppo Astm (convinto di potersi prendere tutto il Piemonte) ha acquistato dalla Città di Torino e dalla Città Metropolitana il 19,347% del capitale di Sitaf, portando la sua quota al 67,22%.
Sitaf, per la cronaca, è titolare della concessione (scadenza nel 2050), per la gestione del traforo del Frejus, lungo circa 13 km, e dell’Autostrada A32 Torino-Bardonecchia della lunghezza di 73 km.
La scalata di Gavio in Sitaf era chiara fin dall’ottobre del 2019 quando sborsò ad un azionista di peso di Ativa, cioè Mattioda di Cuorgnè la bellezza di 53,6 milioni per acquistare il 10,19% salendo al 47,08%, come socio l’Anas al 51,09.
Concentrandoci sulla Torino-Quincinetto, tra gli obblighi del nuovo concessionario, oltre ad un piano finanziario della durata di 12 anni c’è anche il pagamento di circa 305 milioni di euro agli attuali concessionari (171 milioni per Ativa e 134 per Satap) che a questo punto, dopo l’acquisto di un ulteriore 30% di Ativa da parte di Gavio diventerebbero quasi tutti soldi per il Gruppo Gavio.
ll nuovo concessionario dell’A5, oltre al nodo idraulico di Ivrea, dovrà occuparsi dell’adeguamento sismico e del risanamento acustico di tutti i cavalcavia e dei sovrappassi. Alle cifre indicate si aggiungono, infine, circa 685 milioni per la manutenzione ordinaria, più l’obbligo di mantenimento di tutto il personale, un nuovo sistema tariffario e tutt’intorno a Torino anche un nuovo sistema di pagamento attraverso il Free-flow Multilane con eliminazione dei caselli della Falchera, di Bruere, Settimo Torinese Tangenziale, Beinasco, Trofarello e Vadò. Allo stato attuale, checchè se ne dica, non si prevede l’eliminazione dei caselli sulla To5 per trasformare un pezzo di autostrada in circonvallazione di Ivrea.
In questo contesto si inseriscono i tanti dibattiti su un nuovo casello a San Bernardo, la liberalizzazione di quello di Pavone e la creazione di una mini-tangenziale dell’eporediese libera dal pedaggio da Albiano a Quincinetto.
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