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Cure e rimedi
04 Agosto 2024 - 19:43
La sindrome dell’intestino irritabile, chiamata anche del colon irritabile o colite spastica, è una delle condizioni patologiche del tratto intestinale dell’apparato digerente più diffuse in assoluto.
Ha un andamento cronico, con ricorrenza frequente, colpisce prevalentemente sotto i 50 anni e le donne in misura doppia rispetto agli uomini.
È collegata sia a fattori fisiologici sia a fattori di carattere psicologico, ma non esiste una causa certa e definita. In questi casi si parla normalmente di patologia multifattoriale, in cui in ogni individuo diverse concause concorrono allo sviluppo della condizione.
La sintomatologia è varia, piuttosto fastidiosa, e influenza significativamente la qualità della vita del paziente colpito. Ecco perché, parlando di sindrome dell’intestino irritabile, conoscerla e capirne le manifestazioni risulta fondamentale per conviverci in maniera accettabile.
La condizione dell’intestino irritabile si sviluppa nel tratto dell’intestino crasso definito colon. Questa sindrome è definita come un’alterazione delle funzioni del cosiddetto asse cervello-intestino, che si associa a problemi legati all’evacuazione, a dolore e anche a sintomatologia accessoria collegata non necessariamente nell’area addominale.
Tra i principali sintomi della sindrome dell’intestino irritabile abbiamo i seguenti:
Oltre a questi, ci sono vari possibili sintomi extra intestinali, tra cui:
Le cause precise della sindrome non sono note. Le ipotesi vertono su una serie di fattori che agirebbero insieme e che si possono dividere in tre macro settori:
Mancando dei fattori precisi determinanti che causano e definiscono la sindrome, non esiste la possibilità di una diagnosi tramite test.
Il medico può solo effettuare una diagnosi clinica tramite raccolta dei dati anamnestici del paziente e il successivo esame obiettivo.
I sintomi della sindrome da colon irritabile sono in parte sovrapponibili con quelli di altre patologie, pertanto in caso lo ritenga necessario, il medico può prescrivere alcuni esami accessori per effettuare la cosiddetta diagnosi differenziale ed escludere altre patologie, magari più gravi.
Tra gli esami che possono venire consigliati o prescritti ci sono:
Parimenti alla diagnosi, anche il trattamento è difficile. Le terapie sono volte alla riduzione dei sintomi e a cercare di evitare o ridurre la frequenza delle incidenze (ricordiamo che la sindrome è di carattere cronico).
L’approccio parte da alcuni accorgimenti di carattere alimentare. Si tende normalmente a prescrivere la totale astensione da cibi ricchi di zuccheri ad alta fermentazione, che sono senza dubbio in grado di provocare il fastidioso gonfiore addominale che la caratterizza.
Altri accorgimenti in questa direzione includono l’utilizzo di alimenti volti a mantenere equilibrato il microbiota intestinale, quell’insieme cioè di batteri che vive in simbiosi con l’organismo umano nell’intestino e che sono responsabili di molti processi necessari ad una vita sana.
In aggiunta alla terapia nutrizionistica possono essere previsti alcuni farmaci astringenti o lassativi, a seconda che il paziente manifesti diarrea o stipsi.
Il trattamento può però anche prevedere un intervento di carattere psicologico. La sindrome non ha infatti una cura, e la consapevolezza della sua presenza e dell'inevitabilità delle ricadute va gestita in modo adeguato per evitare che oltre ai disagi di carattere fisico, il paziente sviluppi anche problemi psicologici, che ne renderebbero la vita ancora più complicata.
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