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Cronaca
01 Luglio 2024 - 14:20
Islamofobia al contrario: una donna, con il capo coperto dall’hijab, si è rivolta a una passeggera con un tono velenoso e un’ira che ha lasciato tutti sbigottiti, insultandola per il suo abbigliamento
La realtà a volte ci sorprende e ci scuote dalle fondamenta, mostrandoci quanto sia fragile la nostra convivenza civile.
Ieri, un episodio avvenuto su un treno regionale diretto a Milano ha scosso profondamente i passeggeri e messo in luce tensioni nascoste sotto la superficie della nostra società. A raccontarcelo è Julianny Muniz, una signora di San Mauro Torinese di origini brasiliane che lavora come impiegata presso una multinazionale di Torino, la quale era seduta comodamente sul treno delle 16:08 proveniente da Lodi. Vestita con un paio di shorts e un top, il suo abbigliamento estivo non doveva essere una questione di rilievo. Eppure, lo è diventato nel modo più crudele e inaspettato.
Julianny Muniz, la sammaurese aggredita verbalmente sul treno per Milano a causa del suo abbigliamento, ritratta il giorno stesso dell'incidente.
Una donna, con il capo coperto dall’hijab, si è rivolta a Muniz con un tono velenoso e un’ira che ha lasciato tutti sbigottiti: “Complimenti, fanno bene gli uomini se ti violentano per come sei vestita”, ha urlato, sputando infine verso di lei. La Muniz, incredula, ha cercato di difendersi verbalmente: “Ma vergognati, se non vuoi vedere le donne con i pantaloncini allora hai sbagliato paese!”. Una vecchietta di 85 anni, seduta accanto alla Muniz con la quale stava amabilmente conversando qualche attimo prima, ha cercato di offrire supporto, dichiarando con determinazione: “Io sì invece, se avessi qualche anno di meno. Non vi è assolutamente nulla di male a vestirsi così, siamo in un paese libero”. A quel punto, sempre gridando, la donna con l’hijab ha affermato che non si sarebbe mai vestita così nemmeno per 100mila euro. Quella stessa vecchietta si è presa lo sputo addosso, un atto che ha acuito l’indignazione generale.
Il controllore, chiamato prontamente dalla Muniz, ha fatto scendere l’aggressore a Milano Rogoredo, cercando di riportare l'ordine e la calma tra i passeggeri. Muniz ha scelto di non sporgere denuncia per evitare di alimentare ulteriormente l’odio che dilaga in questo periodo, caratterizzato da crescenti tensioni e proteste legate alla questione palestinese. L’odio sembra diffondersi in ogni ambito della società, amplificando le divisioni e generando una spirale di violenza che coinvolge individui di diverse origini e credo. Le manifestazioni pro-Palestina, sebbene legittime nelle loro rivendicazioni, sono spesso accompagnate da episodi di intolleranza e conflitti che rischiano di trascendere il loro scopo iniziale.
La stazione di Milano Rogoredo, dove il controllore ha fatto scendere la donna che ha aggredito verbalmente la signora Muniz.
Questo clima di tensione costante rende ancora più urgente promuovere il dialogo e la comprensione reciproca. L’episodio sul treno per Milano è un esempio di come frustrazioni e incomprensioni possano sfociare in atti di aggressione, riflettendo una società in cui il rispetto per l'altro è spesso sacrificato alle proprie convinzioni. In un momento storico così delicato, è fondamentale impegnarsi a costruire ponti piuttosto che muri, riconoscendo il valore della diversità e lavorando insieme per una convivenza pacifica.
Le parole di Julianny Muniz, a un giorno dall’incidente, esprimono ancora un senso di umiliazione e incredulità: “Oltre all'aggressione verbale, che non mi sarei mai aspettata, soprattutto da una donna, non potete immaginare il disagio: tutti che venivano a vedere come ero vestita! Che umiliazione”. Questo episodio ci pone di fronte a una dura realtà: il confronto tra diverse culture, religioni e visioni del mondo può generare attriti violenti, soprattutto quando manca il rispetto reciproco. La frase “Una donna che augura all’altra di essere violentata è un pugno nello stomaco” pronunciata dalla signora Muniz, riecheggia come un monito. Che tipo di società vogliamo costruire se il rispetto per l’altro viene calpestato con tale ferocia?
In questo contesto emerge anche un fenomeno di islamofobia al contrario, in cui una donna musulmana attacca verbalmente una donna per il suo abbigliamento occidentale, ribaltando le consuete dinamiche di discriminazione religiosa. Questo episodio sottolinea come l’intolleranza e l’odio possano manifestarsi in varie forme, indipendentemente dall’origine culturale o religiosa di chi li perpetra. Muniz ha poi condiviso un’osservazione preoccupante: “Viaggio spesso in treno verso Milano. Ho notato che sui treni per Torino, da qualche tempo, ci sono le forze dell’ordine insieme ai controllori. Molte persone viaggiano senza biglietto. Una volta, ho assistito a un episodio in cui un passeggero senza biglietto ha aggredito il controllore. Forse per questo motivo hanno affiancato le forze dell’ordine in borghese ai controllori”. Questo punto di vista ci offre un quadro per niente confortante: un tessuto sociale in cui violenza e intimidazione sembrano diventare sempre più comuni, richiedendo misure di sicurezza straordinarie.
Mona Tahawy, giornalista egiziana, autrice del celebre articolo su Foreign Policy intitolato "Perché ci odiano?" in cui denuncia l'odio degli uomini arabi verso le donne.
Quanto accaduto sul treno per Milano richiama alla mente le parole di Mona Tahawy, giornalista egiziana, che in un suo famoso articolo su Foreign Policy intitolato “Perché ci odiano?” denunciava l’odio che gli uomini arabi nutrono per le donne, un odio istituzionalizzato e sostenuto da una combinazione tossica di cultura e religione. Tahawy scrisse: “Non ci odiano a causa delle nostre libertà […] Noi non abbiamo libertà perché ci odiano […] Sì: ci odiano. E deve essere detto”. Anche l'episodio sul treno per Milano 'deve essere detto' perchè riflette una triste realtà: non solo una certa categoria di uomini sembrerebbe odiare le donne, ma ora anche le donne sembrano odiare altre donne, perpetuando una spirale di violenza e discriminazione.
L’episodio di aggressione verbale subito dalla Julianny Muniz non può e non deve essere ignorato. È un campanello d’allarme che ci chiede di riflettere sul nostro comportamento quotidiano e sull’importanza del rispetto reciproco. La convivenza civile si costruisce anche e soprattutto attraverso la comprensione e la tolleranza. Oggi, più che mai, è necessario rimanere uniti contro ogni forma di violenza e discriminazione, per evitare che episodi come questo diventino la norma anziché l’eccezione. Se vogliamo davvero costruire una società inclusiva e rispettosa, dobbiamo iniziare ad affrontare e sciogliere quei nodi di odio e intolleranza che si nascondono nelle pieghe delle nostre comunità.
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