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Sanità a due velocità, la denuncia: Ci sono malati di cancro di serie A e malati di cancro di serie B

La lotteria del Codice Postale penalizza i pazienti oncologici del Sud

Malato di cancro

Una situazione denunciata dalla Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo), che ieri - giovedì 16 maggio - ha presentato il 16/mo Rapporto sulla condizione assistenziale

Per i pazienti oncologici italiani vivere in una regione piuttosto che in un'altra continua a fare la differenza. Purtroppo.

Troppe, infatti, restano ancora le disparità di accesso alle cure soprattutto tra il Nord ed il Sud.

Una situazione denunciata dalla Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo), che ieri - giovedì 16 maggio - ha presentato il 16/mo Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, nell'ambito della XIX Giornata nazionale dedicata a questi pazienti.

"Bisogna dare concreto sviluppo alle Reti oncologiche che garantiscono pari opportunità di cura a tutti i malati: basta con i pazienti costretti ad affidarsi alla 'lotteria del codice postale', perchè ammalarsi in Calabria non è come ammalarsi in Lombardia", afferma la segretaria Favo Elisabetta Iannelli.

"Inaccettabili" diseguaglianze regionali che si contrappongono, però, ai progressi della ricerca: "In Italia la sopravvivenza per i tumori a 5 anni raggiunge il 60% e quasi 4 milioni di cittadini vivono dopo la diagnosi. A questi dati fortemente positivi si contrappongono tuttavia - spiega Iannelli - difficoltà crescenti, che riguardano la tenuta del sistema sanitario in tutti gli ambiti della strategia di controllo dei tumori: dagli screening, con differenze di copertura che superano il 40% tra le Regioni del Nord e quelle Sud, alle difficoltà di accesso ai test di biologia molecolare, ai percorsi terapeutici, ai programmi di riabilitazione fisica e psico-sociale, alla ricerca".

Da qui la richiesta della Favo di istituire quanto prima una Cabina di regia nazionale che monitori il Piano oncologico nazionale (Pon), approvato lo scorso anno ma ancora non operativo.

C'è poi il capitolo risorse: "Le scelte fatte finora sul piano finanziario non sono idonee a rispondere alle necessità dei malati di cancro. Nel 2023 si è provveduto al riparto del fondo per l'implementazione del Pon 2023-2027, con 10 milioni di euro annui. Alla Lombardia sono destinati poco più di 1.700.000 euro per ciascun anno, alla Basilicata circa 83.000. Si tratta di cifre a dir poco irrilevanti, del tutto insufficienti - avverte Iannelli - a raggiungere gli obiettivi previsti dal Pon".

Il Ministro Orazio Schillaci

Alla Favo ha risposto il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Francesco Vaia, assicurando che "nei prossimi giorni, d'intesa con il ministro Orazio Schillaci, costituiremo la cabina di regia centralizzata per l'attuazione e l'implementazione del Pon. Rappresenta - ha detto - uno strumento concreto appunto per uniformare su tutto il territorio l'accesso alle cure".

Il Rapporto Favo chiede alle istituzioni di lavorare con urgenza su quattro priorità, ovvero l'implementazione delle Reti Oncologiche Regionali, la realizzazione e diffusione dei Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali strettamente connessi alle Reti, la programmazione e valorizzazione del personale del servizio sanitario (entro il 2025 è previsto un ammanco di oltre 43.000 specialisti) e l'attivazione della Rete Nazionale Tumori Rari.

"È sotto gli occhi di tutti che, per la sanità pubblica, è venuto meno l'universalismo delle prestazioni, penalizzando particolarmente le persone socialmente più fragili - spiega Francesco De Lorenzo, presidente Favo -. La crisi strutturale del Servizio Sanitario Nazionale può infatti essere misurata con i livelli di diseguaglianza. È sempre più netta la distinzione tra cittadini che possono curarsi, ma con risorse proprie, e coloro che invece sono costretti a rinunciarvi. Per finanziare la sanità è necessaria una forte e condivisa volontà politica".

Il Pon, conclude Francesco Perrone, presidente dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), è un "imprescindibile modello organizzativo che garantisce la migliore presa in carico dei pazienti. Tutto questo richiede però un'importante e trasparente attività di coordinamento, grazie alla collaborazione tra Istituzioni, società scientifiche e associazioni dei pazienti".

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