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Vercelli verso il voto
15 Maggio 2024 - 14:25
Il sindaco Andrea Corsaro in Consiglio comunale con l'assessore Gian Carlo Locarni e il vice Massimo Simion
VERCELLI. Lunedì 6 maggio alla riunione della Giunta comunale erano presenti soltanto in sei su nove. Assente, in blocco, la delegazione della Lega: Gian Carlo Locarni (che è anche segretario cittadino del partito di Salvini), Ombretta Olivetti e Patrizia Evangelisti (che non vi partecipa da tempo: ha saltato sette delle ultime otto sedute). Tre che fino all'ultimo continueranno a percepire l'indennità da assessore, in quanto nominati dal sindaco Andrea Corsaro, ma che da Corsaro sono già lontani, essendo la Lega il partito che più ha insistito per non ricandidare il sindaco alle elezioni del prossimo giugno e sostituirlo con Roberto Scheda, attuale capogruppo di opposizione.
Il sindaco Corsaro con l'assessore Evangelisti
Quella vissuta in quest'ultimo scorcio di consiliatura dall'Amministrazione Corsaro è evidentemente una situazione paradossale. Il sindaco, scaricato dai partiti di centrodestra, si trova al tavolo a deliberare con i fedelissimi Luigi Michelini, Caterina Politi e Gianna Baucero ma anche con tanti «amici che mi hanno deluso», «voltagabbana», quelli che erano stati scelti da lui per l'esecutivo ma che ora si candidano in liste che appoggiano Scheda: i suddetti tre assessori della Lega, Mimmo Sabatino di Fratelli d'Italia (che nel 2019 era in lista con Forza Italia) e addirittura il vicesindaco Massimo Simion (ora tornato forzitaliota, ma cinque anni fa si era candidato con la Lega); Simion che, recentemente intervistato, alla domanda «chi, a suo avviso, in passato è stato un buon sindaco a Vercelli?» ha risposto «Corsaro 2004-2009»: quindi, a suo dire, Corsaro avrebbe amministrato meglio nel suo primo mandato, quando lui non gli faceva da vicesindaco. Di fronte ad affermazioni come questa, Tafazzi (quello che si prendeva a bottigliate sulle parti intime) ci appare come un dilettante.
Il sindaco Corsaro con l'assessore Sabatino
In Consiglio comunale, poi, tra i sostenitori di Corsaro - o, perlomeno. tra coloro che lo erano fino a poche settimane fa - a cambiare casacca in questi anni sono stati molti, per i motivi più vari e disparati, tanto che è difficile trovare qualcuno che sia rimasto nel partito con cui era stato eletto. L'emorragia più vistosa si è verificata nella Lega, il cui gruppo consiliare - sotto la gestione del segretario cittadino Gian Carlo Locarni, noto soprattutto per le sue innovazioni nell'uso della lingua italiana e per come si atteggia a statista nelle foto "posate" - si è dimezzato: e tutti coloro che se ne sono andati hanno avuto dei vantaggi. Si ricorderà, tra ottobre e novembre 2021, l'operazione che portò alla sostituzione dell'assessore alla Protezione civile: cacciato il leghista Maurizio Tascini, gli subentrò (con relativa indennità) proprio Locarni, che cedette il posto di presidente del Consiglio comunale (con relativa indennità) a Romano Lavarino, fino a quel momento capogruppo dei salviniani. Lavarino che poco più di un anno dopo, ottenuta la poltrona di presidente, ha mollato la Lega - partito in cui difficilmente sarebbe stato rieletto - per passare a Fratelli d'Italia, nella cui lista ora si candida per tornare in Consiglio. Mentre l'allora defenestrato Tascini è stato recentemente reintegrato nella Lega, e anch'egli tenta la rielezione: stavolta per fare l'assessore non più di Corsaro bensì di Scheda.
Il sindaco Corsaro con la consigliera Candeli
Analogo percorso - da iperleghista a meloniana di complemento - è stato quello di Margherita Candeli, che per anni si è segnalata (non in Consiglio comunale, dove è entrata anche se non eletta ed è sempre stata presenza anonima: ma sui social) per i suoi post di adoratrice di Salvini, e che poi all'improvviso è divenuta fan della Meloni. Per lei, indicata a suo tempo dalla Lega come consigliera provinciale, la svolta c'è stata quando il sagace Locarni nel dicembre 2022 ordinò ai leghisti di non partecipare alle riunioni della Giunta provinciale in vista di un «chiarimento politico», e il presidente Davide Gilardino reagì - conoscendo i suoi polli - con un provvedimento all'apparenza “minore”: togliere la fascia di rappresentanza ai leghisti. Una tragedia per la Candeli, che aveva come principale occupazione quella di presenziare (in prima fila, e con biglietto invito) agli eventi culturali in rappresentanza della Provincia. E infatti la Candeli non solo tornò immediatamente nei ranghi, non solo abbandonò la Lega per passare in Fratelli d'Italia (il partito di Gilardino), ma ora ripropone la sua candidatura, “con tenacia”, sotto le insegne dei meloniani: candidarsi nella lista del partito più forte - cinque anni fa la Lega, ora Fratelli d'Italia - è l'unica possibilità, per lei che dispone solo di una cinquantina di preferenze, per essere rieletta in Consiglio (sostenendo non più Corsaro ma Scheda), tenersi lo scranno in Provincia e poter continuare a posare gratis il suo augusto fondoschiena sulle poltrone di prima fila a spettacoli e concerti, pensando così di dare il proprio grande contributo alla cultura: «la Provincia di Vercelli presente».
Un'altra che era entrata in Consiglio solo perché candidata con la Lega - che allora era il partito più forte: bastavano poche preferenze per essere eletti - e poi è passata a Fratelli d'Italia è Martina Locca, che nel settembre scorso ha cambiato gruppo consiliare evidenziando «la buona amministrazione alla quale sta improntando il suo agire il sindaco Andrea Corsaro»: così buona che ora lo molla e sostiene, come candidato sindaco, Roberto Scheda. Locca aveva giustificato il cambio di partito sottolineando la «comunanza di idee e di valori politici che mi hanno avvicinata a Fratelli d’Italia», senza dire che nel frattempo le era scaduto (e non era stato rinnovato) il contratto con il gruppo consiliare della Lega in Regione, e che da quel momento è andata a lavorare come segretaria del presidente Davide Gilardino (Fratelli d'Italia) alla Provincia di Vercelli. Motivazioni ideali profonde, insomma.
La consigliera Martina Locca (quand'era nella Lega) con Matteo Salvini
Tra i tanti peones, poi, si ricandidano cambiando casacca anche Giuseppe Cannata (divenuto celebre per la meditata asserzione «gay e lesbiche: ammazzateli tutti»: era in Fratelli d'Italia e ora, essendo evidentemente un moderato, sta in Forza Italia) e Simone Boglietti Zacconi (percorso inverso: ex berlusconiano che è diventato meloniano): altri due che, in ossequio ad ordini superiori, hanno abbandonato Corsaro dopo averlo sostenuto per (quasi) cinque anni.
Le elezioni comunali del 2024 a Vercelli saranno quindi ricordate come quelle in cui gran parte dei candidati delle liste di destra ha cambiato partito, ma soprattutto ha cambiato idea su Corsaro: che fino a pochi mesi fa - a detta loro - era un grande sindaco da sostenere compattamente, ed ora invece può andare a casa perché il nuovo campione della coalizione di destra è l'ex socialista Roberto Scheda, giovane virgulto della politica vercellese che in questi cinque anni ha fatto opposizione a Corsaro. Una pletora di «voltagabbana» - non è un mistero che Michelini, Politi, Baucero e tutti quelli dell'inner circle di Corsaro li definiscano così - che, in caso di vittoria del sindaco uscente, sparirà dalla scena politica vercellese insieme ai segretari dei loro partiti.
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