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Cronaca
11 Maggio 2024 - 15:01
Luca Ferrua, giornalista de La Stampa
Un intrigo che sembra uscito direttamente da una serie televisiva su scandali e sotterfugi. Tra gli attori principali c’è Luca Ferrua, direttore de "Il Gusto", inserto dedicato al cibo del quotidiano La Stampa. Noto ora non solo per i suoi articoli succulenti ma anche per essere coinvolto in un'indagine da retrogusto amaro, per corruzione e turbativa d'asta, coordinata dal procuratore aggiunto Enrica Gabetta e dalla sostituta Elisa Buffa
Al centro dello scandalo c'è la Rosfert srl, un nome che fino a poco tempo fa non diceva nulla a nessuno, tranne che a Ferrua e alla sua socia Maria Ursillo, ex compagna del consigliere comunale Federico Costa, figura chiave e dal ruolo "compiacente" in questo pasticcio.
Costa, delegato al Turismo di Baldissero Torinese, è anch'egli indagato per gli stessi reati.
L'indagine prende le mosse da una sagra dedicata al Fricassé 'd Baudissé an girula (svoltosi tra ottobre e dicembre 2023), che tradotto dal dialetto locale non significa altro che "fritto di Baldissero in giro". Un'iniziativa che doveva essere un trionfo della cucina piemontese e che invece si è trasformata in un buffet di accuse e perquisizioni.
Secondo gli investigatori, il nostro Ferrua avrebbe assistito Baldissero a ottenere un bel gruzzolo da Visit Piemonte: 50 mila euro per essere precisi, più altri 19 mila euro aggiunti dal Comune.
E qui inizia il balletto dei numeri che non tornano. La Rosfert avrebbe incassato 48 mila euro dichiarando costi per eventi che suonano più come un'elegante fantasia che realtà fatturabile.
E Costa?
Beh, pare che abbia voluto ringraziare Ferrua e la sua società per alcuni favori con la generosità che solo i soldi pubblici possono avere.
Tra i progetti sotto accusa ci sono nomi che fanno venire l'acquolina in bocca come "Il gusto delle Alpi" e "Oro Monferrato", gestiti sempre dalla Rosfert.
Nell’indagini pure due funzionari di Visit Piemonte, Beppe Carlevaris e Alessandro Zanon, anche loro accusati di turbativa, come se non bastassero già i piatti in bilico sul tavolo della giustizia.
A mettere il dito nella piaga, pardon nella frittura, ci ha pensato Paola Chiesa, consigliera d'opposizione di Baldissero. Non contenta delle risposte evasive e delle spese nebulose, qualche tempo fa aveva deciso di fare un accesso agli atti per scoprire come erano stati realmente spesi quei 69 mila euro.
Nel documento finito sulla scrivania dei pm si evidenziavano diverse anomalie nelle spese e nelle rendicontazioni: 5 mila euro per la partecipazione a un’iniziativa al Teatro del Gusto di Bologna, altri 5 mila per un secondo appuntamento al Circolo della Stampa a Torino, 4 mila per una campagna social, 7 mila e 500 per un video, 10 mila per la rassegna stampa, 3 mila e 500 per due cene in altrettanti ristoranti della zona.
«Ciò che non quadra — spiegava Chiesa — è la sproporzione tra i costi e il risultato: in paese non è mai stata affissa una locandina e sui social sono stati fatti un paio di post, chi ha partecipato alla cena ha pagato il conto a prezzo pieno».
Il risultato?
Un esposto in procura che ha scoperchiato non solo pentole, ma anche un vaso di Pandora di irregolarità amministrative.
In questo teatro dell'assurdo, dove il costo di un piatto può nascondere ben altro che ingredienti, il nostro giornalista-cuoco si trova ora a dover dimostrare la sua innocenza, mentre la sua testata, Gedi, si limita a comunicare che "valuterà azioni conseguenti".
Nel frattempo, il fritto misto continua a friggere, ma l'olio inizia a scarseggiare e il fuoco sotto la pentola della giustizia è tutto tranne che spento.
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