Cerca

Torino

Dopo lo scandalo di Rete 4, la Regione chiarisce: visite e prestazioni mediche private gratuite se il tempo di attesa è lungo

Per ridurre le liste di attesa la Regione Piemonte ricorda alle aziende sanitarie una vecchia legge finora disapplicata: vanno garantite prestazioni in intramoenia o nel privato convenzionato a chi non trova un appuntamento nei tempi nel pubblico

Dopo lo scandalo di Rete 4, la Regione chiarisce: visite e prestazioni mediche private gratuite se il tempo di attesa è lungo

malasanità

Ci voleva uno scandalo con le telecamere puntate sul direttore dell'Asl To4 Stefano Scarpetta per far dire e mettere per iscritto quel che sarebbe dovuto essere oro colato anche prima.

Tant'è. E' di qualche giorno fa la notizia di una circolare attraverso cui l'assessorato regionale alla sanità ha finalmente reso operative le procedure per l'applicazione di una legge, la numero 124 del 1998, chiarendo come garantire prestazioni mediche in regime intramoenia quando il servizio pubblico non può rispettare le tempistiche stabilite nelle prescrizioni.

Si specifica che, se un paziente non può ottenere un appuntamento entro i tempi previsti dal CUP, può rivolgersi all'URP per organizzare la visita o l'esame a pagamento, coperti dal servizio sanitario.

Evviva verrebbe da mettersi a urlare. C'è un però...

La "disposizione" non parla di un rimborso retroattivo delle prestazioni private già effettuate. Tuttavia, consente ai pazienti di accedere alla libera professione intramuraria o, in caso di indisponibilità, a strutture private convenzionate. 

Fatti due rapidi calcoli, tutto questo richiederà un investimento che la Regione monitorerà attentamente mese per mese. I soldi ci sono non foss'altro che in bilancio erano già stati stanziati  50 milioni di euro per la riduzione delle liste d'attesa.

La recente firma di un accordo con i sindacati prevede inoltre azioni operative specifiche finanziate con 25 milioni di euro, finalizzate a ottimizzare le agende e aumentare la produttività dei medici specialisti, coinvolgendo anche gli specializzandi.

Tutto è bene quel che finisce bene,  ora è tutto chiaro e nessun centralinista del CUP (Centro Unico Prenotazioni) potrà dire che non sa di che cosa si sta parlando. Morale? Anche in Piemonte come nel resto d'Italia, si dovrà obbligatoriamente fissare una visita medica specialistica, o una qualsiasi altra prestazione o ricovero, in un tempo massimo che varia dai 30 ai 60 giorni, fanno eccezione la protesi d'anca, la cataratta, la meniscectomia e l'artroscopia, per le quali si può arrivare al massimo fino a 180 giorni.

Oggi lo sanno tutti ma ce lo si è dovuti far dire dalla trasmissione "Fuori dal coro" condotta da Mario Giordano su Rete Quattro. Nella mani di una giornalista, la risposta negativa data dall'ospedale di Ciriè a una paziente.

"Il Decreto legislativo 124/98 (articolo 3, comma 13) - si legge nella comunicazione al cittadino - è di fatto superato e non è previsto che gli utenti possano richiedere il rimborso della prestazione in regime di libera professione intramuraria, pagando il solo ticket se dovuto. In quanto la fruizione di tale diritto, riconosciuto dall'articolo 3, comma 13, del decreto legislativo 124/98, è automaticamente decaduta dal momento dell'attuazione dei programmi regionali...".

In pratica, niente rimborso…

Peccato che non fosse affatto così. Quando si parla di “programmi regionali”, infatti, si fa riferimento alla delibera di giunta 56/3322 del 3 luglio 2006. Ed è proprio lì che si fa riferimento ai tempi massimi.

D'altro canto, come potrebbe mai una normativa regionale cancellare una norma nazionale?

Eppure al telefono le risposte puntuali ma del tutto “imprecise”, tutte mandate in onda nel servizio, sono piovute con una sicumera da far rabbrividire. 

“Rimborsi? Quali rimborsi?”, “Rimborsi? Noi non sappiamo come funziona!”, “Rimborsi? Abbiamo saputo che esistono da poco!”.

Davanti alle telecamere anche il direttore generale Stefano Scarpetta.

“Avete scritto che non si applica la legge nazionale... All'URP e al CUP dicono di non conoscere le leggi...” ha inforcato la giornalista.

“Se dicono che non sanno nulla non è corretto...” le ha risposto il direttore generale Stefano Scarpetta.

“Anche qui devono applicare la legge nazionale - ha aggiunto - Se i rimborsi sono dovuti, vengono erogati. Verificherò le risposte che si danno e metteremo a posto le cose. È giusto che l'informazione sia corretta....".

Stando alla legge del 1998, tutte le ASL avrebbero dovuto determinare il tempo massimo che può intercorrere tra la data della richiesta delle prestazioni e l'erogazione della stessa.

Di tale termine si dovrebbe dare (ma non lo si è mai fatto) comunicazione all'assistito al momento della presentazione della domanda della prestazione.  

“L'assistito -  si legge - può chiedere che la prestazione venga resa nell'ambito dell'attività libero-professionale intramuraria, ponendo a carico dell'ASL di appartenenza… la differenza tra la somma versata a titolo di partecipazione al costo della prestazione e l'effettivo costo di quest'ultima… o, nel caso sia esente… l'intero costo della prestazione.".

Qualcuno, in verità - chi la dura la vince - un rimborso lo ha già ottenuto e per una prestazione di qualche mese fa.

“È Clara di Domodossola - aveva pubblicizzato nel corso della trasmissione Mario Giordano - di 100,85 euro...”.

I TEMPI FISSATI DALLA REGIONE. 

CLICCA QUI PER L'ELENCO COMPLETO DELLE PRESTAZIONI.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori