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Piemonte radioattivo

Sul nucleare Pichetto Fratin s'è incartato

Il ministro non ha ancora trovato il sito per il Deposito Nazionale delle scorie ma intanto dice che «a Mirafiori si potrebbero produrre nuovi reattori»

Sul nucleare Pichetto Fratin s'è incartato

Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica

Svanita l'autocandidatura di Trino, il Governo cincischia sulle 51 aree della proposta di CNAI: è stata pubblicata a dicembre ma non c'è nessuna notizia della VAS. E intanto il materiale radioattivo resta (soprattutto) a Saluggia, in riva alla Dora.

Fino a poco tempo fa la conoscevano solo gli “addetti ai lavori”, ma la norma che definisce il percorso per arrivare all'individuazione del sito in cui realizzare il Deposito Nazionale per il materiale radioattivo esiste fin dal 2010. E' l'art. 27 del Decreto legislativo 31, che molti sindaci hanno letto soltanto il 5 gennaio 2021, quando finalmente il Governo ha autorizzato la pubblicazione della CNAPI, Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il Deposito: si sono svegliati con la notizia che il territorio del loro Comune era - secondo le analisi condotte da Sogin - uno di quelli potenzialmente idonei.
Ma il problema di dove immagazzinare in sicurezza il materiale radioattivo è annoso, perché da almeno mezzo secolo - fin da quando le centrali nucleari nel nostro Paese erano attive - viene stoccato “provvisoriamente” in numerosi impianti ubicati in siti non idonei (soprattutto in Piemonte, soprattutto a Saluggia, in provincia di Vercelli) oppure inviato all'estero con un biglietto dio andata e ritorno; la necessità di dotarsi di un Deposito Nazionale in cui farle confluire tutte è - oltre che un obbligo europeo: l'Italia, che non vi adempie, è in procedura di infrazione - sempre più impellente. Oltre al materiale radioattivo prodotto nel secolo scorso dalle centrali, infatti, occorre costruire un Deposito per quello derivante dallo smantellamento delle centrali stesse (in corso da più di vent'anni) e per quello che viene utilizzato ancor oggi per la diagnostica medica e nell'industria.

Una “carta” contestata
Nel gennaio 2021, quindi, è stata pubblicata la CNAPI. Sulla base della Guida Tecnica n. 29 di Ispra, che elenca i criteri di esclusione e di approfondimento, Sogin ha individuato sul territorio nazionale 67 aree “potenzialmente idonee” ad ospitare il Deposito. Di queste, 8 erano in Piemonte; due in provincia di Torino (Caluso-Mazzè-Rondissone e Carmagnola) e sei in provincia di Alessandria (Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento, Fubine-Quargnento, Alessandria-Oviglio, Bosco Marengo-Frugarolo, Bosco Marengo-Novi Ligure, Castelnuovo Bormida-Sezzadio).
Il 2021 è quindi stato utilizzato da Comuni, Province, Regioni, associazioni, comitati locali ecc. per contestare - in alcuni casi con puntuali e documentate “osservazioni e proposte tecniche” inviate a Sogin, in altri con dichiarazioni che testimoniavano l'ignoranza della norma - la CNAPI: nessuna delle 67 aree individuate ha accolto favorevolmente la designazione. Tra settembre e novembre 2021 si è svolto il Seminario nazionale, gestito da Sogin, con oltre 160 partecipanti: tutto secondo la procedura prevista dal Decreto legislativo 31 del 2010.

La lunga gestazione della CNAI
A quel punto Sogin, tenendo conto delle osservazioni e proposte presentate e di quanto emerso nel Seminario, il 15 marzo 2022 ha trasmesso ai Ministeri una proposta di CNAI, Carta nazionale delle aree idonee. E' terminata la legislatura, ci sono state le elezioni politiche, nell'ottobre del 2022 si è insediato il Governo Meloni, con un nuovo ministro “dell'Ambiente e della sicurezza energetica”: il piemontese Gilberto Pichetto Fratin. Ministro che per più di un anno ha tenuto segreta la CNAI: «gli esiti dell'attività di verifica - ha detto in Parlamento - hanno evidenziato la necessità di integrazione circa l'applicazione di alcuni dei criteri di esclusione o di approfondimento adottati dalla Sogin riguardo ad alcune aree potenzialmente idonee. Pertanto, a dicembre 2022, è stato chiesto alla Sogin di effettuare gli approfondimenti richiesti al fine di trasmettere a questo Dicastero nel più breve tempo possibile un parere tecnico risolutivo e consentire conseguentemente l'approvazione della CNAI».
Finalmente il 13 dicembre 2023 il Ministero ha pubblicato «l'elenco delle aree presenti nella proposta di CNAI». Se le aree “potenzialmente idonee” (quelle comprese nella CNAPI) erano 67, quelle “idonee” si sono ridotte a 51. Delle piemontesi sono state eliminate le due in provincia di Torino e una delle sei in provincia di Alessandria, dove quindi ne restano “idonee” cinque; le altre sono in Basilicata, Puglia, Lazio, Sicilia e Sardegna.
Resta da capire come e in quale misura Sogin, nel predisporre la proposta di CNAI, abbia tenuto conto delle “osservazioni e proposte tecniche” pervenute per ciascuna area potenzialmente idonea, e cosa abbia fatto propendere per la conferma o per lo stralcio; la documentazione pubblicata finora da Sogin sul sito depositonazionale.it non permette di comprenderlo.

La farsa dell'autocandidatura
Mentre la procedura verso la Cnai andava lentamente e faticosamente avanti, Governo e Parlamento - con la regia di Pichetto, e per iniziativa del sindaco di Trino, area esclusa già dalla CNAPI - parallelamente, tra la fine del 2023 e l'inizio del '24 hanno costruito e approvato alcune integrazioni al Decreto del 2010 (i commi da 5-bis a 5-septies dell'art. 27 del Decreto, sostenuti anche dai parlamentari vicini all'ex ministro Carlo Calenda) in modo da consentire la presentazione di “autocandidature ad ospitare il Deposito sul proprio territorio” anche agli enti già dichiarati non idonei, per chiedere una “rivalutazione”. Una norma voluta dal sindaco di Trino, Daniele Pane, che infatti non ha perso tempo a presentare l'autocandidatura del proprio Comune.
La candidatura trinese è stata ritirata a furor di popolo (e di vescovi, e di sindaci, di comitati e di partito: i ras piemontesi di Fratelli d'Italia non hanno gradito l'azzardata mossa di Pane alla vigilia delle elezioni regionali e l'hanno costretto al dietrofront), ma intanto si è perso ulteriore tempo: il meccanismo messo in piedi da Pichetto e da Pane per creare, parallelamente al percorso della CNAI quello della CNAA (una possibile “Carta nazionale delle autocandidature”) ha avuto il solo effetto di far inceppare la macchina, perché Sogin e Ministeri si sono fermati per tre mesi in attesa che piovesse dal cielo (da Trino) l'attesa autocandidatura, e non hanno avviato la valutazione delle 51 aree comprese nella proposta di CNAI pubblicata ormai quattro mesi fa.

Prossimo step: la VAS sulla CNAI
Passato in cavalleria il pasticciato comma 5 con i suoi inutili accrocchi chiesti ed ottenuti da Pane, la procedura riprende da quanto previsto al comma 6 dell'art. 27 del Decreto del 2010: il ministro dell'Ambiente, di concerto con quello delle Infrastrutture e Trasporti (che è Matteo Salvini: auguri), approva la Carta. Quale Carta? Il Decreto è esplicito: «la CNAA o la CNAI, con il relativo ordine di idoneità». L'una o l'altra, quindi. Ma non essendo pervenute autocandidature, né “civili” (dai Comuni) né “militari” (dal Ministero della Difesa), non c'è nessuna CNAA e «l'iter di localizzazione del sito idoneo ad ospitare il Deposito - spiega Sogin - prosegue con la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) sulla proposta di CNAI, avviata dal Ministero dello Sviluppo economico con il supporto di Sogin. Al termine della procedura di VAS ed entro 30 giorni, Sogin approva la proposta di CNAI e il relativo ordine di idoneità, rinviandola al MASE che, entro 30 giorni, recepisce il parere tecnico di ISIN. Con un proprio decreto, il MASE di concerto con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti approva la la CNAI con relativo ordine di idoneità che è pubblicata sui siti internet dei due Ministeri, di ISIN e di Sogin».

Il ministro Pichetto Fratin in Parlamento

Il mistero delle aree militari
Il 21 marzo scorso, però, in un intervento all'Innovation Training Summit a Roma, il ministro Pichetto ha dichiarato che «in questo momento siamo alle 51 aree della Carta dei siti, più le aree militari». Aree militari che però, se è vero quello che scrive Sogin, nei 90 giorni seguiti alla pubblicazione della proposta di CNAI non sono state candidate dal Ministero della Difesa: se lo fossero state si aprirebbe, per la loro valutazione, il percorso CNAA. Perché allora Pichetto aggiunge, alle aree della CNAI, quelle militari? Il Ministero della Difesa (di cui è titolare un altro piemontese, Guido Crosetto) le ha candidate o no? Se sì, perché non viene comunicato? Se no, di cosa sta parlando Pichetto?
Pochi giorni dopo, il 29 marzo, nel corso di un incontro a Torino lo stesso Pichetto ha dichiarato che nel sito industriale di Mirafiori, dove Stellantis produce sempre meno automobili, si potrebbero costruire «reattori nucleari di quarta generazione»: che continuano ad essere a fissione (come quelli del secolo scorso) e quindi producono scorie radioattive. Insomma: dopo trent'anni dallo spegnimento delle centrali il ministro non trova dove stoccare i rifiuti nucleari prodotti nel ventesimo secolo, ma intanto auspica che si costruiscano reattori per produrne di nuovi.
Sull'illusione di praticare la “transizione energetica” con reattori nucleari cosiddetti «di quarta generazione» è recentemente intervenuto, alla Camera dei Deputati, il prof. Angelo Tartaglia, già docente del Politecnico di Torino.

Un momento della manifestazione del 6 aprile ad Alessandria

I territori non vogliono il Deposito
Svanita la surreale autocandidatura di Trino, nei 51 siti individuati dalla proposta di CNAI sono tornati a farsi sentire i Comuni e i comitati locali che non vogliono la realizzazione del Deposito sul proprio territorio. Sabato 6 aprile ad Alessandria si è svolta una manifestazione a cui hanno partecipato numerosi sindaci con fascia tricolore, comitati locali, cittadini e alcuni proprietari di immobili in zona, fra i quali l'ex calciatore Roberto Bettega (trasferitosi da Torino a Vignale) e la cantante Ornella Vanoni (che viene spesso a Quargnento).
Analoghe manifestazioni si sono svolte, nelle scorse settimane, nella Tuscia, in Sardegna e negli altri siti italiani compresi nella proposta di CNAI. Tutti si oppongono, nessuno vuole il Deposito vicino a casa.

A Saluggia gli attuali depositi "temporanei" sono in riva alla Dora Baltea e vicino ai pozzi dell'Acquedotto del Monferrato

Gli ambientalisti: un Deposito ci vuole
Il Piemonte è da cinquant’anni esposto al rischio dovuto alla presenza di impianti nucleari “storici” collocati a Saluggia, Trino, Bosco Marengo e Tortona. Legambiente e Pro Natura del Vercellese alla vigilia della manifestazione alessandrina hanno dichiarato: «Per il deposito nucleare nazionale dobbiamo pretendere una selezione oggettiva, scientifica, trasparente e partecipata, nella quale far valere tutte le ragioni di non idoneità, ma non possiamo tirarcene fuori per principio, perché altrimenti tutti faranno così, e i materiali radioattivi rimarranno nei luoghi attuali che sono i più pericolosi per tutti».
Legambiente e Pro Natura del Vercellese hanno anche invitato a non dimenticare che a Saluggia, in riva alla Dora Baltea e appena a monte dei pozzi di captazione dell’Acquedotto del Monferrato che serve moltissimi comuni anche in provincia di Alessandria, ci sono oggi materiali radioattivi di ogni tipo per quasi 29 milioni di GBq (Giga becquerel) su un totale nazionale di 39 milioni di GBq. Le due associazioni ambientaliste hanno ribadito che è indispensabile e urgente un deposito per seppellire il nucleare, aggiungendo: «Saremo a fianco di cittadini e amministratori coinvolti dalla proposta di CNAI oppure da autocandidature militari per rimarcare le specifiche criticità dei vari siti in ogni regione e contribuire così a far emergere a livello nazionale il sito più sicuro possibile per tutti. E hanno concluso: «Ma nessuno parli più di nuove centrali nucleari».

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