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Verso le elezioni comunali

I vercellesi sceglieranno il sindaco tra questi sei

A meno che non si ripresenti con una lista civica anche l'uscente Corsaro, scaricato dai partiti di centrodestra

I vercellesi sceglieranno il sindaco tra questi sei

Gabriele Bagnasco, Valentina Bruson, Michelangelo Catricalà, Fabrizio Finocchi, Carlo Olmo e Roberto Scheda

VERCELLI. A poco più di un mese dal termine per il deposito delle candidature per le elezioni comunali, che si terranno l'8 e il 9 giugno, sono sei coloro che hanno già dichiarato che si presenteranno per la carica di sindaco. Potrebbe essercene un settimo: l'uscente Andrea Corsaro, 65 anni, già primo cittadino dal 2004 al 2014 e poi dal 2019 ad oggi, “scaricato” dai partiti di centrodestra e che alcuni fedelissimi stanno tentando di convincere a candidarsi a capo di una lista civica. Vediamo intanto chi sono i primi sei.

Il Partito Democratico candida Gabriele Bagnasco, 70 anni, medico in pensione, già sindaco dal 1995 al 2004, quando militava nei Verdi, e poi consigliere comunale per altri dieci anni. La scelta è caduta su di lui dopo che il Pd aveva contattato, per tentare il “campo largo”, Roberto Scheda di “Voltiamo pagina” (che però è poi stato scelto come candidato dai partiti del centrodestra) e Fabrizio Finocchi di Azione (che però pretendeva di essere candidato sindaco, non in ticket come eventuale vicesindaco di un'esponente del Pd); essendo Finocchi un ex berlusconiano, il Pd ha cercato un altro membro di Azione, l'ex consigliere comunale Gabriele Molinari, ma questi ha declinato l'offerta. Tocca quindi all'evergreen Bagnasco, e il campo è rimasto stretto.

Il Movimento 5 Stelle ha prima annunciato che avrebbe candidato una donna, poi ne ha rivelato il nome: Valentina Bruson, 41 anni, veterinaria. Che però non è di Vercelli, esercita a Quarona. Il M5S ha già reso nota anche la lista a supporto della Bruson, ma di vercellesi ce ne sono davvero pochi: il più noto è Piergiuseppe Dellavalle, storico militante pentastellato. A fronte di tale penuria di vercellesi spicca l'assenza, nella lista, del coordinatore cittadino Daniele Cappa, che alle elezioni di cinque anni fa aveva ottenuto 9 preferenze. In lista ci sono l’attrice torinese Margherita Fumero, 76 anni, moglie (nella finzione scenica) del comico Enrico Beruschi, e il lombardo Giovanni Climaco Mapelli, 65 anni, primate degli ortodossi nella Chiesa Cristiana Antica Cattolica e Apostolica.

“Uniti per Vercelli” è la lista che candida a sindaco Michelangelo Catricalà, 52 anni, tecnico informatico, consigliere comunale da dieci, che si dichiara «né di destra né di sinistra» (ma ha in lista Filippo Incorvaia di Unione Popolare) e che si è impegnato - tra l'altro - nelle battaglie per l'acqua pubblica, per consentire l'iscrizione alla Scuola musicale “Vallotti” anche ai giovani meno abbienti, contro l'inquinante impianto di produzione di pallet di Iren-Asm e contro la tendenza a moltiplicare le multe agli automobilisti «solo per fare cassa». Catricalà ha già raccolto le firme per la presentazione della lista ed è presente, insieme ai candidati della lista, ogni weekend in piazza Cavour con un gazebo.

Il già citato Fabrizio Finocchi, 57 anni, funzionario della Regione, crescentinese, ha iniziato giovanissimo la carriera politica in Forza Italia ed è stato presidente del Consiglio provinciale e quindi assessore all’Ambiente fino alla caduta della Giunta a seguito dell'arresto del presidente Renzo Masoero. E' sostenuto da Azione e da Italia Viva (partiti che altrove litigano, ma a Vercelli vanno d'accordo) e da +Europa; non ha ancora annunciato i candidati a suo sostegno, che saranno poco più di una ventina in ciascuna delle due liste; probabile che tra loro ci siano la renziana Francesca Tini Brunozzi, ex Pd, e gli ex consiglieri comunali Emanuele Caradonna e Mario Cometti.

Il primo ad annunciare - con largo anticipo - che si sarebbe candidato a sindaco è però stato Carlo Olmo, 58 anni, benestante, che si fa chiamare “Lupo Bianco” e si dedica ad attività filantropiche che propaganda il più possibile sui social e sui giornali che lo vezzeggiano. Cultore di arti marziali, vanta rapporti con la Cina, da cui - dice - farà arrivare a Vercelli aziende che porteranno posti di lavoro. Gira sempre con un cappellino con la visiera, ha fatto stampare t-shirt raffiguranti il lupo bianco, ha finanziato un film che racconta la sua storia di orfano adottato, ha aperto la sede del comitato elettorale in corso Libertà, ha commissionato manifesti enormi e sparge volantini a piene mani. Al di là del risultato elettorale, sarà interessante vedere quanto dichiarerà per “spese elettorali”.

C'è infine Roberto Scheda, 81 anni, avvocato, scelto dai partiti di centrodestra - che hanno amministrato la città nell'ultimo quinquennio - dopo un lungo travaglio che forse non è ancora terminato. Socialista dai tempi di Craxi, poi assessore nelle Giunte di Andrea Corsaro (che ora ambisce a sostituire), senatore, sindaco di Rosasco (Pavia), cinque anni fa si era candidato a sindaco di Vercelli supportato da due liste civiche ma non era andato oltre il 15%. La sua candidatura decisa dai maggiorenti di Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia nel quadro di un accordo regionale ha sollevato mugugni tra i “corsariani” del centrodestra, che tutto si aspettavano tranne che dover sostenere uno che negli ultimi cinque anni ha fatto opposizione alla Giunta Corsaro.

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