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29 Marzo 2024 - 07:47
Ilaria Salis ieri in aula
"Le circostanze non sono cambiate" e "13 mesi di carcere non sono poi tanti": si infrangono contro queste due frasi pronunciate dal giudice Jozsef Sòs le speranze di Ilaria Salis di uscire dal carcere dove è reclusa dal febbraio del 2023 per attendere l'esito del suo processo ai domiciliari in Ungheria.
Arriva senza troppe esitazioni e nessun attimo di riflessione la decisione della giustizia ungherese che non fa nessuno sconto all'attivista italiana, accusata di due aggressioni nei confronti di militanti di estrema destra e di far parte di un'associazione criminale.
Troppo pesanti le imputazioni per concederle i domiciliari, anche con il braccialetto elettronico, e per cambiare il suo status di detenuta pericolosa, che viene quindi trasferita con manette e catene alle caviglie, oltre a essere tenuta da un'agente con un'altra catena come un guinzaglio.
Giornalisti, amici di Ilaria Salis, politici ieri in aula a seguire il processo
Così è arrivata in aula anche ieri, e quindi a nulla sono serviti il clamore mediatico, le reazioni internazionali e gli appelli del governo italiano. "E' stata trattata ancora come un cane", lo sfogo di suo padre Roberto, dopo poco più di tre ore di un'udienza iniziata con un pericoloso incrocio tra il gruppo degli amici di Ilaria Salis, compreso Zerocalcare, e il gruppo di Zoltán Tóth, militante di estrema destra vittima dell'aggressione subita il 10 febbraio che doveva essere sentito oggi prima che vari problemi tecnici facessero saltare tutte le testimonianze.
"Ci parlavano in ungherese in tono minaccioso - ha detto l'avvocato Eugenio Losco, legale italiano della Salis - c'era vicino l'interprete e ci ha detto che ci stavano minacciando con frasi tipo 'vi spacchiamo la faccia'".
"Il clima non è mai stato buono", il primo commento di Roberto Salis in una giornata che di buono per il padre dell'attivista italiana non ha avuto nulla.
Perché a nulla è servita l'arringa difensiva concentrata sui "cambiamenti importanti" rispetto all'udienza precedente: Ilaria ora ha un domicilio ungherese dove può stare anche con il braccialetto elettronico e svolgere un lavoro on line.
Inoltre, si è sempre comportata bene in carcere e non ha "nessunissima intenzione di scappare o nascondersi".
Conferma Ilaria Salis, interrogata dal giudice: "Non ho nessuna intenzione di sparire o scappare e quindi posso stare ai domiciliari anche a Milano".
Parla poi la procuratrice che parte a razzo e non si ferma mai, e la traduttrice non ha nessuna chance di starle dietro: in sostanza, conferma le accuse che riguardano reati troppo gravi e quindi non deve esserci nessun alleggerimento delle misure cautelari, ricordando ancora che i colpi che avrebbe inferto la Salis alle vittime erano "potenzialmente letali".
Ma in realtà le parole di tutti sembrano una lunga e solo dovuta premessa a una decisione già presa, che infatti il giudice comunica senza neanche prendersi una pausa: "Le circostanze non sono cambiate", esiste sempre il pericolo di fuga e una detenzione cautelare di 13 mesi "non è tanto lunga vista la gravità dei reati stabiliti dalla Procura".
Mentre parla con i famigliari
Si alza subito dalla panca in prima fila Roberto Salis, esce dall'aula e poi rientra. Torna a sedersi di fianco a sua moglie Roberta e riprende il suo spirito combattivo.
Parla con sua figlia, che sembra sempre la più tranquilla di tutti, e poi attacca il governo di Orban, "che ha dato un'altra prova di forza e se ne infischia delle posizioni garantiste europee", e quello italiano "che dovrebbe farsi un'esame di coscienza" vista la "brutta figura".
Il ministro Tajani giudica la scelta di non concedere i domiciliari "sbagliata", protesta per il trattamento delle catene ma invita a "non politicizzare il caso" richiamandosi a "diplomazia e prudenza".
Il padre di Ilaria invece appella alla solidarietà, a "una protesta contro l'immobilismo italiano" perché di certo non ha intenzione di fermarsi: "E' andata così, ma non ci arrendiamo. Ilaria la tiro fuori, non c'è dubbio".
A ministri e familiari risponde il governo di Budapest. "L'Ungheria è uno stato di diritto - dice l'ufficio stampa del ministero degli esteri - e il governo non interferisce in nessun modo nelle competenze della magistratura". A sostenere e condividere lo stato d'animo del padre di Ilaria ci sono i parlamentari dell'opposizione con l'ambasciatore italiano a Budapest Manuel Jacoangeli, mentre la segretaria del Pd Elly Schlein parla di "schiaffo irricevibile" contro cui verrà presentato ricorso, così come verrà presentato probabilmente un esposto alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.
Ma mentre a Milano per gli stessi reati Gabriele Marchesi esulta e viene liberato, a Budapest le speranze che cambino le cose sono poche: nella prossima udienza del 24 maggio, Ilaria Salis avrà ancora manette ai polsi e catene alle caviglie.
Gabriele Marchesi in tribunale a Milano
"Ti aspettiamo, dai che ti portiamo a casa": quando ha sentito i suoi amici incoraggiarla mentre lasciava il tribunale per tornare in carcere, Ilaria Salis ha reagito con una smorfia, si è morsa le labbra e poi ha superato il momento di commozione ancora con il sorriso.
Nello stesso modo, ha salutato tutte le persone a lei care che ha visto entrando in aula, ancora con manette ai polsi e catene alle caviglie, ancora seguita dalla stessa agente della polizia penitenziaria della prima udienza con in mano una catena attaccata a un'altra manetta al suo polso.
Non si aspettavano di vederla ancora così i suoi genitori, ma questo è il trattamento stabilito dal sistema carcerario ungherese per i detenuti accusati di reati che comportano pene maggiori ai 10 anni. E non lo ha cambiato certo l'arrivo dall'Italia di parlamentari e attivisti di varie associazioni, oltre a decine di giornalisti.
A loro il suo legale italiano, l'avvocato Eugenio Losco, ha mostrato la lettera scritta a mano dall'attivista milanese che autorizzava "a pubblicare immagini che mi ritraggono con le manette e tutte le catene che eventualmente decideranno di mettermi".
Dalla prossima udienza l''eventualmente' si potrà anche togliere, perché anche oggi ha capito che la giustizia ungherese non ha alcuna intenzione di fare sconti.
In aula ha risposto con calma alle domande del giudice Jozsef Sós, a partire da quelle relative al suo lavoro: "Prima di essere arrestata facevo l'insegnante vicino a Milano, vivevo da sola . Avrei dovuto fare un concorso per avere un posto a tempo indeterminato a marzo come insegnante, ma purtroppo non ho potuto partecipare".
Per quanto riguarda la sua fedina penale, ha spiegato di avere "precedenti con pene sospese per condanne talmente piccole per cui in Italia non è previsto il carcere per fatti commessi dieci anni fa o anche di più".
E poi è arrivata al punto della questione odierna, e cioè la concessione dei domiciliari: "Non ho nessuna intenzione di sparire o scappare - ha detto - , posso stare ai domiciliari anche a Milano, facendo anche altre cose oltre a insegnare".
Niente da fare, il giudice ha respinto la richiesta e l'ha rimandata in carcere. Lei si è alzata e ha parlato brevemente con i suoi genitori, sempre con la sua calma, anche se il padre Roberto ha poi spiegato di averla vista "molto provata da questa decisione che mi aspettavo. Ilaria è colpevolissima in questo paese: è una donna, non è ungherese ed è antifascista. La combinazione dei tre fattori la rende una roba da eliminare anche fisicamente".
Ma come suo padre continuerà a combattere, così lei continuerà a proclamarsi innocente con uno spirito che ha impressionato anche Ilaria Cucchi, presente in aula: "La cosa che più mi ha colpito di tutta questa vicenda è la dignità con cui sta affrontando questo processo".
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