Don Camillo e il sindaco Chiantore. Ancora con la satira?

Qualche giorno fa è comparsa su un giornale locale una vignetta satirica che mi raffigurava nella veste talare di Don Camillo, in compagnia di un Sindaco Chiantore con abito, cappello e fazzoletto rosso alla Peppone.

Orbene, non so quanto al nostro Sindaco piaccia essere paragonato ai Bolscevichi, con cui giornalmente si trova a dover fare i conti, tra l’altro, ma spero che abbia reagito alla caricatura come ho fatto io: con una sonora risata.

Certamente, soprattutto per chi decide di impegnarsi in politica, sottraendo tempo ed energie al lavoro, ai propri affetti e a tutto il resto, i giornalisti possono risultare fastidiosi, specialmente quando non sono l’organo di stampa del proprio partito di riferimento. Eppure la stampa (chiaramente non quella con la s maiuscola) è uno dei fondamenti della democrazia, come tutti sappiamo e riconosciamo.

E, invece, la satira?

Mi sembra, ed è solo un parere personale, che oggi stia in qualche modo ricoprendo un ruolo di secondo piano, specialmente rispetto al recente passato, in cui si è addirittura vista una strage terroristica a causa di una caricatura non apprezzata dall’ISIS. 

Forse i politici hanno perso un po’ di quell’autoironia e sono diventati più permalosi e, di conseguenza, chi fa satira ha il timore di essere querelato? Forse i lettori e gli elettori non gradiscono che i loro beniamini – quando la politica si trasforma in tifoseria – vengano sbertucciati?

Non lo so, come non so se una vignetta possa far guadagnare o perdere qualche voto al politico che raffigura.

Quello che so per certo è che a me fanno molto ridere e che avranno sempre uno spazietto sui muri di casa mia per essere incorniciate.

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