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Aumentano i centri commerciali e chiudono i negozi: il commercio locale è morto

La denuncia in Canavese: nel centro della città ci sono solo serrande abbassate

commercio locale

Uno dei locali chiusi in via Garibaldi a Volpiano

In un mondo sempre più dominato dai colossi dell’e-commerce e dalle catene di supermercati, il piccolo commercio sta vivendo una crisi senza precedenti a Volpiano come in tutta Italia. Questa tendenza, inasprita dalla pandemia di COVID-19, ha messo in ginocchio migliaia di piccoli commercianti che, per decenni, hanno rappresentato il cuore pulsante delle nostre città e comunità.

Sul tema è intervenuto il gruppo Cambiamo Volpiano con i consiglieri di minoranza Giuseppe Medaglia e Antonietta Maggisano.

La desertificazione - commentano - del commercio in via Garibaldi a Volpiano.  Vedere questa via è una grande amarezza, non esiste più il commercio.  Molti cittadini ci hanno anche segnalato anche l’assenza della illuminazione pubblica da più di una settimana”.

Secondo un report di Confcommercio, l’associazione italiana del commercio, nell’ultimo anno, quasi 30.000 piccole attività commerciali hanno chiuso i battenti in Italia. Questo dato allarmante non solo riflette una grave crisi economica ma anche un cambiamento culturale che minaccia di erodere la diversità e la ricchezza del nostro tessuto commerciale urbano.

Il piccolo commercio offre una qualità e una personalizzazione del servizio che le grandi catene e l’e-commerce non possono eguagliare. Dietro ogni piccola attività commerciale, c’è una storia di impegno, passione e dedizione che non può essere ridotta a semplici transazioni online. 

Eppure, la convenienza dell’acquisto con un clic sta spingendo sempre più consumatori lontano dalle vie dello shopping tradizionale, verso l’impersonalità dell’acquisto virtuale.

Ma non è solo la concorrenza online a mettere in difficoltà il piccolo commercio. Affitti esorbitanti, tasse elevate e burocrazia soffocante sono altrettanti ostacoli che i piccoli commercianti devono affrontare quotidianamente. 

In questo contesto, il sostegno governativo (o dei singoli comuni) appare spesso insufficiente o tardivo, lasciando le piccole imprese a lottare da sole contro una marea crescente di difficoltà. La chiusura di un piccolo negozio ha ripercussioni che vanno ben oltre il proprietario e i suoi dipendenti. Significa meno vitalità nelle strade, meno scelta per i consumatori e un impoverimento del tessuto sociale e culturale delle comunità. 

Ogni negozio che chiude è un pezzo di identità locale che scompare, un ulteriore passo verso l’omologazione e la perdita di quelle peculiarità che rendono uniche le nostre città.

Le istituzioni devono mettere in campo politiche efficaci per alleggerire il carico fiscale e burocratico sulle piccole imprese e incentivare l’innovazione e la digitalizzazione del piccolo commercio.

La crisi del piccolo commercio è un campanello d’allarme che non possiamo permetterci di ignorare. È un test per la nostra capacità di preservare e valorizzare la diversità e la ricchezza delle nostre comunità. La sfida è grande, ma è anche un’opportunità per riscoprire e riaffermare i valori di vicinanza, qualità e umanità che solo il piccolo commercio sa offrire.

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