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Valperga

Vita da rider: "Portando le pizze, ho compiuto tre volte il giro del mondo sulla mia bicicletta"

E' emerso anche questo nell'incontro in cui si è parlato del salario minimo, tra vantaggi e svantaggi

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Salario Minimo sì? Salario Minimo no?

A questo tema - molto dibattuto nei mesi scorsi - è stato dedicato uno degli incontri che il Circolo ARCI di Valperga organizza con cadenza mensile. A parlarne erano stati invitati Khristian Cuci, che lavora presso Un’Agenzia per il Lavoro, la Synergie di Rivarolo; Viola Francisca, studentessa universitaria di Relazioni Industriali; Danilo Bonucci, segretario del NIdiL- CGIL Torino.

Il NIdiL – che non tutti conoscono e che sta per “Nuove Identità di Lavoro”- è l’organizzazione di categoria nata nel 1998 per tutelare i lavoratori "somministrati" ed atipici ovvero quelli meno tutelati e peggio trattati nel multiforme universo dello sfruttamento. E’ proprio per la particolare condizione dei suoi iscritti che il NIdiL guarda al Salario Minimo con una certa diffidenza ma le perplessità espresse da Bonucci sono state condivise dagli altri relatori.

La questione salariale – ha detto – in Italia è molto complessa. Il compenso orario è solo una delle componenti della busta-paga ed esiste tutta una pletora di contratti e di tipologie di assunzione che non sono basate sull’Ora”.

Ha ricordato come il problema dei bassi salari affondi le radici negli accordi del 1993 quando, dopo che già era stata eliminata la Scala Mobile, per l’adeguamento delle retribuzioni si passò dall’inflazione reale a quella programmata. A peggiorare le cose si aggiunge un fatto “di enorme gravità: i contratti dovrebbero essere rinnovati ogni 4 anni e invece si arriva tranquillamente ad 8 o o 9 anni”.

Bonucci, sottolineando come la definizione di "lavoro atipico" sia anacronistica perché “ormai il 75% dei contratti è così” ha posto una serie di problemi. Uno è quello riguardante i sindacati firmatari. “La Legge – ha spiegato - parla di <organizzazioni più rappresentative> ma si tratta di una definizione generica che lascia spazio a situazioni incredibili”.

Danilo Bonucci

Ne ha citate due, davvero clamorose: “Siamo arrivati al punto che un contratto riguardante gli OSS risultava sottoscritto dall’associazione degli Amministratori di Condominio. Quello dei rider è stato firmato dall’UGL, che conta nella categoria qualche decina di iscritti in tutta Italia. Eppure queste cose accadono”.

Ha anche puntualizzato che “il Salario Minimo non potrebbe comunque essere uguale per tutti, per i dipendenti del settore petrolchimico (un settore molto ricco nel quale il potere contrattuale dei lavoratori è forte) e per le donne delle pulizie, sparse sul territorio e isolate. Occorre avere chiaro in mente che non servono tifoserie”.

Viola Francisca ha messo in dubbio che “i 9 euro siano dignitosi per tutti: il limite della soglia di povertà è fissato in 7,6 euro netti e quindi siamo lì. Inoltre il Lavoro Nero, già diffusissimo nel comparto domestico ed in quello agricolo, rischierebbe di aumentare ancora. Le aziende meno strutturate ed afflitte da costi di produzione elevati si sgancerebbero dai contratti collettivi”.

I relatori si sono posti il problema dei cosiddetti "corpi intermedi" come i sindacati, molto meno forti di un tempo. Una delle spiegazioni – fornita da Bonucci – è che “si è passati da una società fondata sulla collettività ad una basata sull’individuo” ma non solo: gli si è fatto notare come nella CGIL il peso dei pensionati sia diventato preponderante rispetto a quello delle persone attive.

Un esempio lampante di quanto le condizioni dei lavoratori siano peggiorate lo offrono i rider, tra i quali solo una minoranza ha un contratto da dipendente.

“Il 10% della forza-lavoro – ha spiegato Bonucci - è controllata da un caporale, che lascia al lavoratorequando va bene – il 50% del guadagno… I ritmi sono pesantissimi: nella Glovo si lavora 7 giorni su 7 per 8 ore al giorno: un nostro iscritto ha calcolato di aver compiuto tre volte il giro del mondo sulla bicicletta. E’ un mondo che la CGIL non può fingere di non vedere. Se si rompe la bici e non ho i soldi per farla riparare, devo restare fermo per un po’, ovviamente senza guadagnare nulla. Quando ricomincio, l’algoritmo mi sposta in un orario sfavorevole, nel quale le ordinazioni sono minime. Se invece guadagno a sufficienza per affittare un alloggetto, l’assenza di una retribuzione fissa mi impedisce di trovare un proprietario disposto a cedermelo e così pago 500 o 600 euro per un posto-letto. E’ un mondo che la CGIL non può fingere di non vedere. Per questo a Torino abbiamo creato la Cassa di Mutua Solidarietà e Resistenza: diamo un piccolo contributo per la bici, un contributo per l’infortunio, e cerchiamo di dare visibilità a questo mondo, che troppo spesso la gente non vuole vedere: non posso solo fermarmi al prodotto che sto comprando; devo chiedermi cosa ci sia dietro”.

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