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Chivasso
13 Febbraio 2024 - 18:49
Stefano Pipino
Stefano Pipino si sente un po’ un predestinato. Ultimo di quattro fratelli, una laurea in Economia e Commercio, è stato lui a prendere in mano le redini dell’azienda di famiglia avviata dal suo nonno ed arrivata fino ad oggi come uno dei nomi più conosciuti del territorio.
“Probabilmente negli anni dell’Università ho sognato di fare tutt’altro. Il commercialista o il consulente del lavoro. Ma il richiamo della famiglia e delle tradizioni è stato più forte”.
La scelta viene dettata da un grosso investimento fatto dalla sua famiglia 28 anni fa: “Abbiamo sistemato un grosso immobile di proprietà che è stato destinato, al piano inferiore, alla vendita di elettrodomestici legati al mondo Unieuro. Il piano di sopra, invece, lo abbiamo dedicato al mondo del benessere, della seduta ergonomica, e poi a quello del riposo, dei materassi e delle reti”.
E’ giovane quando Stefano inizia a seguire il babbo nelle fiere del settore: “Dalla fine degli anni Ottanta ho iniziato a seguire mio padre nelle fiere specializzate. Lo seguivo nei fine settimana a tempo perso. Poi dal primo di anno di università ho iniziato a seguire direttamente il Salone del Mobile di Milano e di Bologna”.
Stefano inizia a lavorare nell’azienda di famiglia seguendo la vendita degli elettrodomestici.
“Poi, nel 2014 il mio babbo ha chiuso il mobilificio e due anni dopo abbiamo riaperto con lo showroom legato al mondo del benessere e della salute nel sonno”.
Determinante è stato il desiderio di portare avanti quel che suo nonno prima, suo padre dopo, hanno realizzato: “Oggi realizzare un immobile di una certa superficie come questo, sarebbe molto impegnativo. Qui abbiamo 2mila metri quadri di superficie coperta di area vendita più 800 metri quadri di magazzino”.
Il mobilificio Pepino apre qui in Strada Torino 135 nel 1962.
“Tutto, però, è nato con il mio bisnonno che faceva il materassaio. Era in piazza Carletti davanti al Sanpaolo. Mio nonno, che era falegname, poi ha aperto il negozio in Vicolo del Portone. E’ mancato che aveva solo 54 anni. Aveva appena costruito la casa e il palazzo difronte. Era tutto ancora da pagare. E così il mio babbo, che era un Cadetto di Modena, già Capitano a 23 anni, con carriera militare spianata, ha lasciato tutto per prendere in mano quanto aveva iniziato suo padre. Erano altri anni, ma è stato molto in gamba riuscendo anche a realizzare l’attuale complesso di Stradale Torino dove nacque il mobilificio Pepino”.
Stefano Pipino, classe 1970, è un chivassese doc, nato e cresciuto a Chivasso: “Ho frequentato il liceo Scientifico Newton e poi mi sono laureato in Economia e Commercio all’Università di Torino”.
Tornando indietro, cambierebbe qualcosa?
“Direi di no. I figli di commercianti o di persone che hanno un’attività in parte seguono le orme della famiglia. Mio padre non ci ha mai spronati a continuare sul suo solco, ma era impossibile rinunciare”.
Stefano rappresenta la quarta generazione: “Si dice che la prima generazione costruisce, la seconda mantiene, la terza distrugge”.
E la quarta?
“Diciamo che la quarta è un po’ un’eccezione” risponde sorridendo.
La vendita degli elettrodomestici viene inserita da Stefano per diversificare l’attività: “Sono stato io ad introdurla affidandomi ad un’azienda monomarca. Trony prima, Unieuro, ora. L’ho fatto quando si iniziava a capire che i mobilifici non avrebbero retto ad un mercato in cui nascevano i primi mobilifici a prezzo stracciato. La concorrenza c’era e si faceva fatica. A metà degli anni Ottanto il mio babbo ha iniziato a specializzarsi in una linea particolare del dormire e della postura alla scrivania. Sgabelli ergonomici per mantenere la colonna vertebrale eretta. E poi il mondo del sonno, reti e materassi con reti a doghe con giunti mobili. Si era in pochi all’epoca a proporre qesti prodotti. Non c’era internet, non c’erano grossi centri e noi vendevamo qualità”.
Oggi al piano di sopra Pipino ha tenuto la linea relativa al sonno: “Ma riprenderemo anche quella relativa alla seduta”.
C’è un segreto in questo lavoro?
“Sicuramente deve piacere e bisogna essere in grado di creare la giusta empatia con il cliente. Poi c’è da dire che è facile soddisfare la clientela quando hai il prodotto giusto”.
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