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Ivrea
06 Febbraio 2024 - 22:43
cocchio mugnaia
Squillino le trombe, rullino i tamburi è arrivato in città il nuovo cocchio della Vezzosa Mugnaia pronto a sfilare a partire da domenica 11 febbraio.
Peccato non piaccia a tutti. A puntare il dito, su quelle che si considerano vere e proprie “magagne”, sono più di un paio a cominciare da chi la storia del “cocchio” la conosce bene.
E se Francesco Gioana si concentra sullo schienale (roll-bar), giudicato un tantino “invadente”, lo storico Franco Quaccia guarda impressionato gli stemmi che circondano la struttura
“Gli stemmi delle Componenti hanno preso il posto agli stemmi dei Comuni Canavesani - inforca - Giudico sbagliata questa scelta. Facevano parte del progetto iniziale del cocchio e raccontavano di una comunità che si era ribellata allo jus primae noctis...”.
Tant’è! Fa un po’ specie che a lamentarsi sia proprio uno dei membri della commissione di storici, appositamente nominata, che insieme a Mario Boffa, Lorenzo Faletto, e Gabriella Gianotti avrebbe dovuto dare suggerimenti e consigli alla Fondazione dello storico Carnevale.
“La verità è che il nuovo cda non ci ha mai interpellati - inforca Quaccia - Per caso, io e Boffa, ci siamo ritrovati ad Aramengo qualche tempo fa ma era già tutto finito...”.
Lui e Boffa non foss’altro che Gianotti e “emigrata” a Riccione e Faletto ha fatto un passo indietro.
Ad Aramengo d’Asti, più precisamente nel laboratorio di restauro dei Fratelli Nicola, una delle aziende del settore più riconosciute a livello internazionale. Lì dov’è stato ristrutturato il vecchio cocchio dorato del 1858 dopo l’incidente capitato alla fine dell’ultima edizione del Carnevale, quando portandolo fuori dal magazzino in cui era custodito, il trasportatore non si è accorto di un cavo che era stato teso e ha tranciato e accartocciato la parte alta….
Domanda da un milione di euro.
Ma lo scorso anno, per le vie della città in festa, non s’era già fatto sfilare il nuovo cocchio della Vezzosa Mugnaia, quello che stando ad un conteggio “trica e branca” sarebbe venuto a costare circa 95 mila euro ottenuti partecipando ad un bando del Ministero della Cultura? Più o meno, ma questa cosa è bene chiarirla...
In città oggi esistono due cocchi, uno vecchio e uno nuovo. Quello vecchio è rientrato da mò, quello nuovo è arrivato l’altro ieri ed è stato mostrato al pubblico nel corso di una cerimonia tenutasi sabato scorso nel salone dei 2000.
Quello nuovo, cioè quello che si è fatto girare lo scorso anno era nuovo solo in parte. Non si era riusciti a finirlo in tempo e montava, proprio nella parte alta, dei pezzi del vecchio, cioè quelli che sono andati in frantumi.
Smontati dal nuovo carro, sono stati riparati, restaurati e rimontati sul vecchio cocchio, al costo di circa 20 mila euro, anticipati dal Comune con una variazione di bilancio. Anticipati perchè il “trasportatore” non era assicurato per i “danni accidentali” ma la Fondazione non avendo un euro in cassa, non avrebbe saputo dove tirarli fuori.
Restava da terminare il nuovo carro cioè quello che è arrivato, totalmente nuovo e non solo in parte.
“Il carro vecchio - ci aveva spiegato l’architetto Alessandro Nicola, 47 anni - era nato per un carnevale che non teneva in considerazione le norme di sicurezza di oggi. Era stato più volte modificato negli anni 50 e 60 con un’accozzaglia di parti che non stavano più insieme. Alla fine di ogni edizione veniva riparato, anzi no, tacconato. Si riverniciavano le statue e si incollavano i pezzi alla bene e meglio….”
Morale?
Nel 2019 la Fondazione decide di chiedere ai “Nicola” di farne uno nuovo e il carro vecchio viene messo temporaneamente da parte. Vengono anche indicati una serie di elementi da riportare (copiare) dal vecchio al nuovo.
“Modificare il carro non si sarebbe potuto. Avrebbe voluto dire snaturarlo e smontarlo tutto….” dissero.
“Tra i problemi da risolvere subito quello dei freni a disco - ci raccontò Nicola - Nella carrozza c’è un guidatore che può manovrare il freno, nel cocchio della mugnaia questo non c’era. C’era solo un freno di stazionamento che era posto nella parte posteriore. Per frenare ci volevano un paio di minuti. Una cosa incredibile se si pensa ai ritmi della battaglia, ad una strada scivolosa o altro. Molto, molto, pericoloso…”.
Tant’è! Poi è arrivato il covid e infine nel 2023, per la prima volta il nuovo “cocchio” (nuovo solo per metà) ha fatto la sua prima comparsa per le strade di Ivrea…
“La soluzione adottata - ci spiegò Nicola - è stata una struttura con pianale, piuttosto fedele alla tradizione ma con alcuni elementi di novità, su tutte le due facce (fronte e retro) con roll-bar incorporato e cinture di sicurezza, fino ai nuovi elementi decorativi e i cosiddetti “riccioli” nella parte bassa del carro, ma anche gli schienali per i paggetti. Alcuni elementi del cocchio originale, come il leone o la seduta della Mugnaia, sono stati ripresi dall’originale”.
Sabato, per l’occasione Marco Peroni, scrittore e performer, ha tenuto un breve monologo intitolato “Spiriti liberi” tratto in parte dal libro “Maestria canavesana. Mani pensanti, voci narranti, spiriti liberi” .
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