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Solo chiacchiere e distintivo

Nella partita sul deposito nazionale delle scorie Gilardino non sta toccando palla

Il presidente della Provincia di Vercelli aveva convocato i sindaci, tutti contrari all'autocandidatura di Trino, promettendo di scrivere al ministro Pichetto Fratin e ai parlamentari piemontesi. Non ha ottenuto nulla: Governo e Parlamento hanno confezionato la legge come richiesto da Pane

Sul deposito di scorie Gilardino non sta toccando palla

Davide Gilardino, presidente della Provincia di Vercelli

Sabato scorso, a Trino, cittadini e associazioni sono scesi in piazza in una manifestazione organizzata da Legambiente contro l'autocandidatura della città - voluta dal sindaco Daniele Pane e dal suo gruppo consiliare - ad ospitare il Deposito Nazionale per il materiale radioattivo.
Nei giorni successivi sui social e su qualche sito e giornale c'è chi ha rilevato la scarsa presenza di sindaci e amministratori comunali alla manifestazione. C'erano il vicesindaco di Chivasso (Torino), un'assessora di Camino (Alessandria), qualche consigliere di minoranza da Vercelli, Lamporo e Cigliano, ma mancavano pressoché tutti i sindaci (o loro delegati) del Vercellese.

La riunione in Provincia

Eppure solo due settimane fa, il 19 gennaio, i sindaci dei Comuni ubicati in un raggio di 25 chilometri da Trino erano stati convocati in Sala Tarsie a Vercelli dal presidente della Provincia, Davide Gilardino, e avevano espresso «parere contrario sia alla modalità con cui il Comune di Trino ha potuto autocandidarsi a sede del Deposito Nazionale di scorie nucleari sia alla scelta dello stesso, seppur legittima, compiuta isolatamente. Sicuramente la “questione nucleare” va affrontata, ma è necessario rimanere responsabili verso un intero territorio coinvolgendolo nelle decisioni, in special modo se si tratta di azioni che segneranno inevitabilmente il nostro futuro».
«Per questo motivo - proseguiva la nota fatta diffondere da Gilardino al termine della riunione - si è concordato di mandare una richiesta al Ministro dell’Ambiente e a tutti i parlamentari e senatori del Piemonte affinché l’ipotesi di autocandidatura venga prevista soltanto per i Comuni ritenuti idonei e per avere risposte, in primis, sulle condizioni di sicurezza di Trino e Saluggia».

La riunione dei sindaci in Provincia sull'autocandidatura di Trino ad ospitare il Deposito Nazionale

Sempre peggio

Parere contrario di tutti, insomma, da Gilardino in giù: le istituzioni - Provincia e Comuni - in quella riunione si sono espresse. E poi cos'hanno fatto? Qual è stata la loro azione nei confronti del ministro Pichetto Fratin (piemontese) e degli altri parlamentari piemontesi, e cos'hanno ottenuto?
Nulla. Non hanno ottenuto nulla. Il 31 gennaio il Senato ha convertito in legge il decreto-energia che contiene la norma che consente le autocandidature, e l'ha approvato in una formulazione peggiorativa rispetto al testo inviato dal Governo; sono stati infatti inseriti alcuni paragrafi che ad un occhio attento appaiono espressamente “cuciti” su misura per Trino, sito che altrimenti sarebbe stato fuori dai giochi, e che permetteranno a Sogin di dichiarare “idonea” un'area del territorio trinese che Sogin stessa aveva già esaminato e valutato come “non idonea”.
L'azione di Gilardino e sindaci al seguito, quindi, o non è partita o non è arrivata. In ogni caso, risultato zero.

I Comuni deliberano? Macché

Oltre a non partecipare alla manifestazione di sabato scorso (pare a seguito di qualche telefonata partita dalla zona tra Vercelli e Ronsecco), i sindaci dei Comuni del basso Vercellese latitano anche su un altro fronte: quello degli atti formali contro l'autocandidatura. Se si escludono i Comuni di Vercelli, di Lamporo e di Borgo d'Ale, i cui Consigli hanno votato apposite delibere, gli altri sindaci cos'hanno fatto finora? Qualche comunicato, qualche dichiarazione ai giornali. Comuni che deliberano su tutto, anche sugli addobbi natalizi o sulle fagiolate di Carnevale (o per chiedere maggiori “compensazioni” per la presenza di materiale radioattivo a Trino o a Saluggia), non trovano il tempo e il modo di esprimere formalmente la loro contrarietà all'autocandidatura di Trino ad ospitare il Deposito.

Fratelli tutti

La questione è semplice. La norma che permette le autocandidature dei Comuni già dichiarati "non idonei" è stata fortemente richiesta dal sindaco di Trino, Daniele Pane (Fratelli d'Italia), che vuole realizzare il Deposito sul territorio del suo comune; è stata messa nero su bianco da un Governo presieduto dalla leader di Fratelli d'Italia; è stata esaminata - e “infiorettata” - nelle commissioni parlamentari in cui abbondavano esponenti di Fratelli d'Italia (vedi la relatrice al Senato, la meloniana Simona Petrucci) e infine è stata approvata con l'entusiastico apporto dei parlamentari di Fratelli d'Italia.
In un tale contesto, perché Gilardino (Fratelli d'Italia), che da un anno è in campagna elettorale per fare il salto dalla Provincia alla Regione (non si perde una patronale o una fagiolata, taglia nastri e stringe mani ovunque, con fotografo al seguito), a quattro mesi dal voto dovrebbe fare la voce grossa con i colleghi di partito che stanno a Roma? Sabato mattina Gilardino a Trino non s'è visto, ma al pomeriggio era al Carnevale di Crescentino ad incoronare la Regina Papetta. E perché i primi cittadini dei Comuni dei dintorni, quasi tutti esponenti del centrodestra, dovrebbero inimicarsi Pane, che milita nella loro stessa parte politica?
Ecco perché i sindaci del Vercellese, alla manifestazione di sabato 3 febbraio, non si sono visti: né con fascia tricolore né senza. Stanno schisci, come si suol dire: come se l'argomento non li riguardasse, o comunque non meritasse un pronunciamento formale del Comune che amministrano. Farfugliano qualcosa, a denti stretti, se proprio devono, quando qualche giornalista chiede loro una dichiarazione, e morta lì. Altro che "mobilitazione dei Comuni"! E Pane, che ha il filo diretto con Roma, si frega le mani e già sogna ruspe e betoniere in mezzo alle risaie di Leri Cavour.

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