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La villa dell’Airale di Brandizzo

Un articolo di Marianna Sasanelli per la rivista Canavèis edita da "Baima e Ronchetti"

IN FOTO Vista esterna della villa oggi (foto Saverio Colella).

IN FOTO Vista esterna della villa oggi (foto Saverio Colella).

Nel centro storico di Brandizzo si conserva ancora oggi una villa storica d’origini antiche, conosciuta dalla comunità brandizzese con varie denominazioni – il Castello, villa Perotti, villa Torchio – a seconda del periodo di riferimento. In questo ambito, in cui si intende analizzarne brevemente le caratteristiche storico-architettoniche, la chiameremo «villa dell’Airale», dal nome dell’antico cascinale a cui era annessa come residenza padronale (1).

Premessa storica.

La villa sorge in un’area urbana da sempre di proprietà signorile e fu verosimilmente edificata sui resti del preesistente castello del luogo presso la villa vecchia di Brandizzo (2). 

L’odierna via Piave, lungo cui è ancora ubicato l’antico accesso alla villa, un tempo era infatti denominata via del castello e un bel catasto figurato del ’700 (il Cabreo Nicolis del 1732-1734 custodito nell’Archivio Storico di Brandizzo) localizza chiaramente l’edificio denominato «castello» nel sito in cui oggi sorge la residenza. 

Dal Cabreo Nicolis è desumibile la conformazione del complesso originario: un edificio padronale con accesso da una doppia rampa di scale, arricchito dal retrostante parco da cui si dipartiva il viale centrale che portava ad un bosco, sempre di proprietà dei conti Nicolis, ai confini con Chivasso. Con ogni probabilità la villa venne edificata su quell’impianto settecentesco nei primi decenni dell’800. Sempre nel catasto è raffigurato anche un grande parco che avremo modo di descrivere successivamente.

L’edificio attuale è ben rappresentato in un disegno di Clemente Rovere del 1843 (conservato presso la Biblioteca Deputazione Subalpina di Storia Patria di Torino), che raffigura Brandizzo come si presentava al viaggiatore proveniente da Chivasso, facendo emergere tra gli edifici preminenti proprio la villa, con i suoi caratteri monumentali, oltreché il campanile della chiesa parrocchiale di San Giacomo Apostolo.

NEL RIQUADRO Tenimento del castello tratto dal Cabreo Nicolis del 1732-34 (Archivio Storico del Comune di Brandizzo).

NEL RIQUADRO Tenimento del castello tratto dal Cabreo Nicolis del 1732-34 (Archivio Storico del Comune di Brandizzo).

Al castello, e in seguito alla villa oggetto d’interesse, era annesso il complesso di tipo rurale comunemente identificato come cascina Airale, presumibilmente dal toponimo derivante dal termine ajra o aia, il luogo centrale alla corte dove si batteva il grano. L’intero complesso presentava infatti uno schema a corte chiusa, attorno cui si distribuivano fabbriche rustiche, orti, cortili e aie. Esisteva anche una cappella – poi demolita – posta frontalmente al resto del complesso, lungo la via del Castello.

In tale contesto tipologico è interessante evidenziare che la casa padronale, intesa come residenza, iniziò a comparire nei grandi insediamenti rurali del torinese alla fine del XVIII secolo. In questo periodo una generale riorganizzazione dell’azienda agricola del territorio piemontese aveva previsto la sistemazione aulica della dimora padronale, la realizzazione e l’abbellimento dell’annessa cappella, l’attribuzione d’importanza al portale e la centralità rispetto allo schema d’impianto, all’asse compositivo, che partiva dal portale per riorganizzare simmetrie e distribuire spazi all’esterno e all’interno del complesso agricolo.

Tali cambiamenti interessarono anche la cascina dell’Airale con la sua villa, presumibilmente nel periodo in cui venne acquisita dalla famiglia Perotti.

La residenza è infatti anche identificata da molti come villa Perotti, dal nome dei proprietari che vi abitarono per circa un secolo tra l’800 e il ’900. 

La famiglia dei Perotti, molto probabilmente originari di Caluso, aveva acquisito la villa da Felice Barbero, una particolare figura di impresario che è possibile incontrare spesso nella storia del luogo afferente al periodo 1830-1850. Una tesi tutta da verificare potrebbe far supporre che sia stato lo stesso Barbero a realizzare la villa nei primi decenni dell’800, quando la ereditò dai conti Nicolisi di Robilant, ultimi signori di Brandizzo, insieme agli altri possedimenti, tra cui il mulino di Brandizzo. Felice Barbero lo ritroviamo infatti come proprietario dell’impianto molitorio di epoca feudale negli anni in cui passò alla gestione dei fratelli Antonio e Luigi Fourrat, che per primi posero le basi per lo sviluppo in senso industriale del futuro Mulino Re.

È importante soffermarsi su questo particolare periodo storico della seconda metà del XIX secolo, momento in cui personaggi di rilievo – imprenditori, notabili e borghesi illuminati – furono i veri e propri promotori dello sviluppo di Brandizzo da modesto borgo rurale a centro artigianale e industriale di una certa importanza. E fu in tale contesto che i Perotti, in particolare Giovanni (che sposò la cugina Adalgisa), rivestirono un ruolo di primaria importanza nella vita pubblica del paese, basti pensare che furono i propugnatori della realizzazione di un canale – il canale Perotti – tracciato appositamente per alimentare la centrale idroelettrica che portò per la prima volta l’illuminazione a Brandizzo nel 1901.

Oltre ad aver installato quella che popolarmente viene denominata «Casa della luce» (3), Giovanni Perotti si prodigò anche nell’introduzione delle più importanti innovazioni tecnologiche in campo agricolo. 

Nella fase in cui la villa fu di proprietà della famiglia Perotti conobbe certamente il suo massimo splendore. Intorno al 1942 la villa e tutti i loro beni furono venduti al comm. Torchio e quarant’anni più tardi agli attuali proprietari. 

Vista dello scalone interno

Vista dello scalone interno

L’architettura. 

Dal punto di vista architettonico la villa si presenta con un corpo compatto a pianta quadrata, privo di decorazione nei prospetti, se non nella presenza di semplici ed essenziali elementi architettonici come lesene, cornici marcapiano e finti bugnati. La copertura mostra alcuni elementi che caratterizzano l’edificio, come i due grandi abbaini posti al centro del tetto, in facciata e sul retro, sormontati da frontoni triangolari e tripartiti in aperture intercalate da semplici colonne che denotano un gusto neoclassico.

Gli ambienti interni sono organizzati attorno ad un atrio d’ingresso da cui si sviluppa lo scalone in pietra a collegamento tra il piano terra e il primo piano. Nell’atrio dove è presente il corpo scala, le decorazioni dei soffitti voltati a padiglione sono originarie, mentre lungo le pareti perimetrali sono di fattura recente, a cura degli attuali proprietari e realizzati dal pittore brandizzese Lorenzo Torasso.

Adalgisa e Giovanni Perotti il giorno delle nozze (1882).

Adalgisa e Giovanni Perotti il giorno delle nozze (1882)

Tra le sale affrescate si segnalano in particolare le due stanze del piano terra (lo studio e il salotto adiacente) che riportano decorazioni floreali alternate a riquadri e tondi (e che meriterebbero un paragrafo a parte) all’interno dei quali sono raffigurate diverse scene campestri del territorio limitrofo: la collina torinese, boschi di un tempo, il giardino della villa con il chiostro e gli alberi circostanti. In uno di questi è ben riconoscibile la villa e una porzione degli edifici rustici della cascina Airale. 

Da ammirare sono anche i serramenti interni, compresi quelli principali vetrati, che hanno mantenuto il gusto decorativo dell’epoca, i focolari e i pavimenti originali in seminato a graniglia ornamentale (al piano terra) e in legno (al primo piano) mantenuti in alcune parti della residenza.

Oggi la villa conserva con chiarezza l’impianto distributivo e planimetrico originario ed è riconosciuta come edificio di interesse culturale particolarmente importante.

Esternamente la valorizza un grande parco, che conserva ancora in parte alberi di rilievo per età e dimensione. Purtroppo rimane poco del bellissimo parco rappresentato nel Cabreo Nicolis, che ne illustra la conformazione originaria: una quinta verde costituita dal giardino antistante che oggi dà accesso all’edificio e dal retrostante parco, che lasciano intendere un disegno progettuale di una certa raffinatezza. Il tutto è circondato ancora dall’originario muro di cinta, conservato come tale in alcune sue parti.

Note

1. Il presente articolo va inteso come studio sulla villa e sul parco circostante, per ora allo stadio preliminare e in un’ottica di valorizzazione del bene storico. 

2. Per un maggior approfondimento sul tema del castello e della villa vecchia di Brandizzo, si faccia riferimento a C. Anselmo, Le origini di Brandizzo... (vedi bibliografia).

3. Sulla centrale Perotti si veda l’articolo di Canavèis n. 12 pp. 23-24.

Bibliografia

C. Anselmo, Le origini di Brandizzo. Dall’età tardo antica al basso Medioevo, Peveragno, 1999.

L. Manassero, Famiglie brandizzesi dell’Ottocento e del Novecento, Vol. III, Mappano di Caselle, 2005.

Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici del Piemonte, Villa detta “il castello”, relazione tecnica, 2011.

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