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11 Gennaio 2024 - 16:59
Appartamento David Solazzo
La Procura di Roma ha notificato una seconda richiesta di archiviazione relativa all’indagine sul caso di David Solazzo, il cooperante fiorentino trovato morto a Capo Verde.
Di fatto, dopo l’ordinanza del GIP di Roma del marzo 2022 che aveva respinto la prima richiesta archiviazione ritenendo l’ipotesi della morte accidentale “scarsamente plausibile sul piano logico” e aveva disposto il compimento di un numero consistente di ulteriori indagini indicate nel nostro atto di opposizione, la Procura di Roma non ha potuto fare quasi niente.Ciò perché, anche stavolta, lo Stato di Capo Verde ha negato espressamente ogni forma di collaborazione giudiziaria.
Da quel tragico 1 maggio 2019 nel quale David fu ritrovato dissanguato nel suo appartamento, sono trascorsi oltre 4 anni, durante i quali la famiglia di David e tutti coloro che gli volevano bene hanno dovuto sopportare un assordante silenzio da parte delle autorità di Capo Verde e il consequenziale stallo delle indagini italiane.
La morte di David fu subito etichettata incomprensibilmente dalle autorità Capoverdiane come “incidente domestico” e la casa, con sangue dappertutto e una vetrata rotta, dissequestrata dopo appena 48 ore dal ritrovamento del corpo, senza aver eseguito nessuna delle indispensabili indagini scientifiche.
Dopo alcuni mesi abbiamo poi assistito alla cancellazione dell’utenza whatsapp di David, mentre il telefono si trovava sotto sequestro dell’autorità capoverdiana.
Negli anni successivi, l’autorità giudiziaria di Capo Verde aveva sempre rifiutato la cooperazione giudiziaria richiesta dalla Procura di Roma affermando che, essendo in corso le indagini nel paese, vigeva il segreto istruttorio che imponeva di non dare seguito alla rogatoria internazionale fino alla chiusura del procedimento.
Il procedimento istruttorio di Capo Verde è stato poi formalmente chiuso due anni dopo, come “morte accidentale”.
Nonostante ciò, la famiglia Solazzo ha appreso dagli atti del procedimento depositato dalla Procura di Roma che a luglio 2023 l’autorità giudiziaria di Capo Verde ha opposto nuovamente un netto rifiuto alla cooperazione giudiziaria sostenendo, questa volta, che la richiesta della Procura di Roma debba essere rigettata perché priva di fondamento legale e “manifestamente illegale e incostituzionale”.
Secondo le autorità capoverdiane, in pratica, non vi sarebbe alcun diritto della Procura di Roma di indagare sulla vicenda in quanto il caso è di esclusiva competenza giurisdizionale di Capo Verde e la richiesta della Procura di Roma di ricevere tutti gli atti di indagine svolti a Capo Verde e gli oggetti di David sottoposti a sequestro (come il telefono cellulare), violerebbe il principio della certezza giuridica di un caso giudicato definitivamente a Capo Verde.
Questa agghiacciante e inaccettabile risposta è contenuta in un una laconica e stringata relazione della Procura Generale della Repubblica di Capo Verde di giugno 2023.
Tutto ciò è un’ulteriore dimostrazione della evidente mancanza di volontà delle Autorità capoverdiane di collaborare con la Procura di Roma per provare a fare luce su ciò che è davvero accaduto a David nella notte tra il 30 aprile ed il 1 maggio 2019 nell’isola di Sao Felipe, dove si trovava come cooperante internazionale per un progetto di promozione delle pratiche di coltivazione tradizionali locali e di sviluppo del turismo sostenibile dell’arcipelago di Capo Verde.
A fronte della richiesta di archiviazione, abbiamo immediatamente presentato una seconda opposizione all’archiviazione tramite il legale della nostra famiglia, Avv. Giovanni Conticelli, ed il GIP di Roma ha fissato l’udienza di discussione per il giorno 25 gennaio 2024.
Il giorno dell’udienza, alle ore 09,15, saranno presenti davanti al Tribunale di Roma (Via Golametto) la famiglia e gli amici di David per chiedere per la seconda volta che vengano riaperte le indagini e che venga una volta per tutte avviata una seria e efficace cooperazione giudiziaria tra le due Procure e i due Paesi per fare piena luce sulla morte di David.
La famiglia, provata da un dolore devastante e ogni volta costretta a subire ulteriori sofferenze, da oltre quattro anni sta incessantemente lottando per sapere cos’è accaduto a David e, nonostante tutte le difficoltà e gli ostacoli frapposti, non si fermerà nella ricerca di verità e giustizia.
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